Recensione: “I limoni e la Malvarosa” di Mariantonia Crupi

“I limoni e la malvarosa”
Autrice: Mariantonia Crupi
Casa Editrice: Adhoc Edizioni
Genere: Saga Familiare
data di pubblicazione: anno 2021
pagine: 268
prezzo: 20,00 euro

Sono entrata in questo libro come in un tempio.
In silenzio e in punta di piedi.
Poi ho scoperto che era una miniera di operosità, di saggezza e di sapienza.
Di odori e di sapori.
Di insegnamenti tutti sacri. Tutti gelosamente custoditi nei cassetti della memoria dell’autrice, che ha saputo, con la magia della scrittura che ha dentro, aprirli uno ad uno.
In una sorta di intimo pellegrinaggio, con pagine seducenti di dolori e di sogni, di partenze sena ritorni e di nostalgia, ci regala un dolente eppur gioioso affresco corale di un intero paese, per più generazioni, restituendo con dignità piena dignità ad Acquaro, il suo piccolo paese del profondo Sud, dove ogni vita è un messaggio, una storia… e il telaio è come la vita, che spezza i nodi e pretende che siano riannodati…

“Non sapevo, allora, che questa casa, questo fiume e questi boschi, erano un cerchio, il mio cerchio, ed avrebbero sviluppato per me il loro incantesimo, fino a ricondurmi da loro.”

Mariantonia Crupi, è una docente di lingue, per onorare la sua amata Terra decide di scrivere un libro ambientato nei luoghi dove lei è cresciuta.
Con il suo romanzo d’ esordio “I limoni e la malvarosa” ci trasporta in un paesino rurale della Calabria e con la sua narrazione ci accompagna a conoscere le vicissitudini di una delle famiglie  più illustre  che ha abitato per qualche periodo   il borgo di Acquaro .
Da fare cornice a questa storia ci sono molti personaggi secondari ma non per questo poco rilevanti, si tratta di persone che in qualche modo coinvolgono il lettore  agli eventi che riguardano questa famiglia.

La figura principale dal temperamento forte  e  coraggioso è Donna Diamante che già fin da piccola dimostra di essere  una bimba decisa nelle sue scelte di vita. Da adulta  è una donna che non si lascia intimorire da nulla e si dimostra  dotata di  grande cultura pronta a prendere in mano le redini della famiglia.
Già in fasce Diamante è  promessa al figlio del dottore del paese , e anche se il destino sembra  remargli contro,  alla fine  il fato  fa sì che lei si sposi con la persona  a lei designata.
Riccardo e la Marchesina Diamante si sposano, dal loro matrimonio nascono Emma ed  Edoardo.
I bambini crescono con Apollonia , donna di fiducia che accompagna Donna Diamante in tutte le varie tappe della sua vita.
Arriva La guerra e purtroppo Riccardo torna ferito gravemente e Donna Diamante è costretta   a tirar fuori  tutta la forza che ha per far fronte alle necessità della sua famiglia.

“Ho lavorato sodo per me stessa, per stordirmi,  non pensare, e dimenticare, ho scelto lo sfinimento, e lo sfinimento ha scelto me. Ma il passato è un fardello pesante, e a volte ha una volontà propria, sembra volersi vendicare…

Il destino purtroppo si accanisce contro la famiglia Caracciolo ,e dopo un periodo sereno fatto di  speranza, di sogni da realizzare  e di vite da costruire in un momento tutto si annienta, ancora una volta le loro vite vengono messe a dura prova, e purtroppo li porterà lontano gli uni dagli altri.

Ad allietare gli umori del focolare è la nascita della nipotina di Donna Diamante  alla quale verrà dato proprio il suo nome . Con la sua presenza la piccola Diamante  riempie il vuoto lasciato  da avvenimenti che hanno devastato l’esistenza della famiglia.
Per Emma l’arrivo della piccola è fonte di Speranza ma per Donna Diamante legarsi a quella bambina sarà molto difficile.

Diamante cresce serena e attaccata a zia Emma e a tutte le donne della casa, riceve una buona istruzione, è circondata da tanto affetto ma tutto questo non le basta. Su di lei grava l’atteggiamento freddo e distaccato di sua nonna e per questo motivo decide di allontanarsi.

“Così tutto si ricompone, questa casa mi appartiene. Solo lei ha resistito alla corruzione del tempo. Ha serbato per anni i nostri segreti, ha chiuso nello scrigno del suo ventre le nostre storie, ha impregnato le sue pareti  dei nostri umori, ha conservato i nostri passi inquieti nei lunghi corridoi, ha fatto danzare le tende di organza per rallegrarci, ha chiuso le finestre per permetterci di piangere e di soffrire.
Ha resistito per tutti noi, ci ha dato il senso del passato per conforto, il certo perché lo confrontassimo con il solitario e ignoto futuro.
E pretende di vivere ancora, e di vivere altre storie, e di ospitare altre esistenze.”

“I limoni e la malvarosa” è una saga familiare che narra la storia di una famiglia che vive in un lontano paese del Sud, composta da donne coraggiose che hanno dovuto lottare contro la solitudine, la tristezza, il dolore, le assenze e contro tutte le avversità che hanno incontrato sul loro cammino, una famiglia devastata dal risentimento e la paura.

 Una storia venata da un’ atmosfera malinconica, è un romanzo corale che racconta piccoli e grandi momenti  di vita di tutti.
L’autrice Mariantonia Crupi con la sua scrittura lineare e avvincente ci accompagna in un viaggio fatto  di emozioni, con la sua descrizione  ben dettagliata nel descrivere i luoghi, le caratteristiche dei personaggi fa sì che il lettore non possa fare a meno di interessarsi  a ognuno di loro: non si può non affezionarsi a Donna Diamante, a Lina, Emma , Appollonia, Mariastella, Diamante, Edoardo ed atri ancora.
Un altro argomento trattato in questo romanzo è l’immigrazione, gente che per necessità ha dovuto lasciare la sua amata terra per provvedere ai bisogni primari della propria famiglia, uomini che lontani da casa hanno sofferto di solitudine  sopravvivendo al trascorrere del tempo  alimentando   la speranza di ritornarci.
Per chi ha dovuto lasciare il paese e vive lontano questo libro è una carezza per l’ anima, è un tuffo nei ricordi per non dimenticare le tradizioni della propria terra, sono ricordi che rimarranno indelebili dentro ogni paesano.
Io, leggendolo ho fatto un tuffo nel passato, ormai sono ventuno anni che sono lontana dalla Calabria, e questo libro ha risvegliato in me ricordi assopiti, ha fatto sì che dessi più importanza alle tradizioni, anche il cibo può riportare alla mente ricordi di persone che  ora non ci sono più. A me per esempio il periodo di Pasqua mi riporta alla mente il ricordo di mia nonna materna di quando per la festa preparava “le taralle” oppure “le nacatole” sono ricordi che ci tengono ancorati alle nostre radici.
Poi l’importanza dei luoghi, quante volte  da bambina ho attraversato il ponte situato sopra il fiume Amello, allora non ci pensavo ma  quel fiume ci connette  alla storia  di  tutta la gente che ha vissuto in quel luogo, nel romanzo il fiume Amello ha un ruolo molto importante, il suo scorrere ha ascoltato preghiere fatte di speranza, ha udito l’esprimere di desideri , ha portato via lacrime e alleviato sofferenze.
In questo libro l’autrice ha racchiuso la storia di un paese e dei suoi abitanti, mi ha fatto respirare aria di casa.
A chi consiglio questo libro?
Lo consiglio a chi per motivi di lavoro ha dovuto lasciare la sua terra , i propri cari, le tradizioni a chi ha lasciato il proprio cuore  e alimenta la speranza di tornarci.
Lo raccomando anche a chi ci vive, perché inconsapevolmente  hanno il compito di fare in modo che le tradizioni non vengano dimenticate e perché chi è lontano sappia  che qualcuno è rimasto a custodire le nostre radici e al loro ritorno  sapranno che ci sarà qualcuno ad attenderli.

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Author: Jenny Citino
Jenny Citino è la curatrice del blog letterario "Librichepassione.it" Amante della lettura sin da bambina, alterna questa sua passione con la musica classica, il giardinaggio e la pratica dello Yoga.

2 thoughts on “Recensione: “I limoni e la Malvarosa” di Mariantonia Crupi

  1. Ho finito di leggerlo oggi.
    Émile Édouard Zola, scriveva:
    “Siamo come libri.
    La maggior parte delle persone vede solo la nostra copertina, la minoranza legge solo l’introduzione, molte persone credono ai critici.
    Pochi conosceranno il nostro contenuto.”
    Il libro di Mariantonia Crupi I LIMONI E LA MALVAROSA è un libro affascinante ed è un racconto di vita di Acquaro una comunità calabrese nel Sud Italia.
    Acquaro è un borgo attraversato dal fiume Amello e quindi zampillante di acqua.
    Il libro è frutto dei racconti della nonna e della madre dell’autrice.
    Della COPERTINA bisogna far notare lo splendido disegno di una panchina in legno circondato da alberi di limoni e piante di malvarosa.
    Personalmente amo le panchine. “Cammina, cammina quante scarpe consumate, quante strade colorate…” recita una canzone de I Nomadi.
    La panchina diventa il luogo ideale per riposarsi per un viandante. Il luogo ideale per raccontare o prendere appunti per scrivere un romanzo. Un posto di socializzazione.
    Il contenuto si scopre leggendo il libro.
    Grazie all’autrice.

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