“La figlia unica” di Guadalupe Nettel edito da La nuova frontiera disponibile in tutte le librerie e on-line. Estratto

Laura e Alina si sono conosciute a Parigi quando avevano vent’anni. Ora sono tornate in Messico. Laura ha affittato un piccolo appartamento e sta finendo la tesi di dottorato mentre Alina ha incontrato Aurelio ed è rimasta incinta. Tutto sembra andare per il meglio fino a quando un’ecografia rivela che la bambina ha una malformazione e probabilmente non sopravvivrà al parto. Inizia così per Alina e Aurelio un doloroso e inatteso processo di accettazione. Non sanno ancora che quella bambina riserva loro delle sorprese. È Laura a narrarci i dilemmi della coppia, mentre anche lei riflette sulle incomprensibili logiche dell’amore e sulle strategie che inventiamo per superare le delusioni. E infine c’è Doris, vicina di casa di Laura, madre sola di un figlio adorabile ma impossibile da gestire.

Scritto con una semplicità solo apparente, La figlia unica è la storia di tre donne e dei legami d’amore e d’amicizia che intessono mentre si confrontano con le differenti forme che la famiglia può assumere al giorno d’oggi.

Eccezione. È questa la prima parola che viene alla mente tentando di definire Guadalupe Nettel.
— Andrea Marcolongo

Nettel è uno dei volti più luminosi della letteratura latinoamericana contemporanea.
— Valeria Luiselli

Prima parte

Un paio di settimane fa sono arrivati dei nuovi vicini nell’appartamento accanto. Si tratta di una donna con un bambino che sembra scontento della vita, a dir poco. Non l’ho mai visto, ma per rendermene conto mi è bastato sentirlo. Torna da scuola verso le due di pomeriggio, quando l’odore di cibo che esce da casa sua si spande nei pianerottoli e nelle scale del nostro palazzo. Ci accorgiamo tutti che è arrivato dall’impazienza con cui suona il campanello. Non appena chiude la porta, comincia a gridare al massimo dei decibel, lamentandosi del menu.
A giudicare dall’ odore, in quella casa il cibo non dev’ essere nè sano nè appetitoso, ma la reazione del bambino è senz’altro esagerata. Proferisce insulti e parole volgari, fatto sconcertante in un ragazzino della sua età. Picchia sulle porte e scaglia oggetti di ogni genere contro le pareti. le crisi di solito sono lunghe. Da quando si sono trasferiti, me ne sono toccate tre, e non sono mai riuscita ad ascoltarle fino alla fine, quindi non saprei dire come si concludono. Urla così forte e con così tanta disperazione che mi costringe a fuggire fuori.
Devo ammettere che non mi sono mai sentita a mio agio con i bambini. Se si avvicinano li scanso, e quando è inevitabile dover interagire con loro, non ho idea di come farlo. Mi annovero tra le persone che si innervosiscono tantissimo se sentono il pianto di un neonato su un aereo o nella sala d’aspetto di uno studio, e che impazziscono se si prolunga più di dieci minuti. Non che i bambini mi disgustino del tutto. Vederli giocare in un parco o scannarsi per un giocattolo nel recinto della sabbia può persino sembrarmi divertente. Sono un esempio vivente di come saremmo noi esseri umani se non esistessero le norme dell’educazione e della civiltà. per anni ho cercato di convincere le mie amiche che riprodursi costituisca un errore irreparabile. Dicevo loro che un figlio, per quanto tenero e dolce nei momenti buoni, avrebbe sempre rappresentato un limite alla loro libertà, un fardello economico, per non parlare del logorio fisico ed emotivo che provoca: nove mesi di gravidanza, altri sei o più di allattamento, insonnie frequenti durante l’infanzia, poi un’angosci costante per tutta l’adolescenza. “In più, la società è progettata in modo tale che siamo noi, e non gli uomini, a prenderci cura dei figli, e questo spesso implica il sacrificio della carriera, delle attività solitarie, dell’erotismo e a volte della coppia” spiegavo loro con veemenza .
“Ne vale davvero la pena?”…

foto presa dal web

Guadalupe Nettel è nata a Città del Messico nel 1973. Nella sua carriera ha ricevuto diversi riconoscimenti tra i quali il premio franco-messicano Antonin Artaud (2008), il premio tedesco Anna Seghers (2009) e il Premio de narrativa breve Ribera del Duero (2013) per la raccolta di racconti Bestiario sentimentale. In Italia ha già pubblicato con Einaudi due romanzi: Il corpo in cui sono nata e Quando finisce l’inverno.

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Author: Jenny Citino
Jenny Citino è la curatrice del blog letterario "Librichepassione.it" Amante della lettura sin da bambina, alterna questa sua passione con la musica classica, il giardinaggio e la pratica dello Yoga.