Recensione “Lessico famigliare”

“Lessico famigliare”
Autrice: Natalia Ginzburg
Casa Editrice: Einaudi
pagine: 288

Lessico famigliare è il libro di Natalia Ginzburg che ha avuto maggiori e piú duraturi riflessi nella critica e nei lettori. La chiave di questo straordinario romanzo è delineata già nel titolo. Famigliare, perché racconta la la storia di una famiglia ebraica e antifascista, i Levi, a Torino tra gli anni Trenta e i Cinquanta del Novecento. E Lessico perché le strade della memoria passano attraverso il ricordo di frasi, modi di dire, espressioni gergali.
Scrive la Ginzburg: «Noi siamo cinque fratelli. Abitiamo in città diverse, alcuni di noi stanno all’estero: e non ci scriviamo spesso. Quando c’incontriamo, possiamo essere, l’uno con l’altro, indifferenti, o distratti. Ma basta, fra noi, una parola. Basta una parola, una frase, una di quelle frasi antiche, sentite e ripetute infinite volte, nel tempo della nostra infanzia. Ci basta dire “Non siamo venuti a Bergamo per fare campagna” o “De cosa spussa l’acido cloridrico”, per ritrovare a un tratto i nostri antichi rapporti, e la nostra infanzia e giovinezza, legata indissolubilmente a quelle frasi, a quelle parole».

Ho scoperto questo romanzo grazie alla lettura del saggio “Non per me sola” dell’autrice Valeria Palumbo. Da quel momento, è nata in me l’idea di esplorare le opere di alcune autrici del Novecento, al fine di approfondire la conoscenza di queste donne che hanno contribuito in vari modi a plasmare un futuro migliore per le donne nella società contemporanea.
Ho iniziato leggendo “Lessico famigliare” di Natalia Ginzuburg perchè ho trovato questo libro al mio mercatino di libri usati di fiducia 🙂

“Questa difatti non è la mia storia, ma piuttosto, pur con vuoti e lacune, la storia della mia famiglia. (…)
Questo è, in parte, quel libro: ma solo in parte, perchè la memoria è labile, e perchè i libri tratti dalla realtà non sono spesso che esili barlumi e schegge di quanto abbiamo visto e udito.”

“Lessico famigliare” di Natalia Ginzburg è un capolavoro letterario che offre una profonda immersione nella vita di una famiglia italiana del ventesimo secolo. Il romanzo, pubblicato nel 1963, è una narrazione toccante e affettuosa delle esperienze quotidiane di Ginzburg e della sua famiglia.

La storia è raccontata attraverso una serie di episodi e ritratti dei membri della famiglia della scrittrice, con particolare attenzione ai dettagli delle loro vite, personalità e relazioni reciproche. Ciò che rende questo romanzo così speciale è la sua capacità di catturare l’essenza delle dinamiche familiari in modo autentico e sincero. Ginzburg utilizza uno stile narrativo semplice ma efficace per trasmettere le complessità delle emozioni umane, le lotte quotidiane e le gioie che tutti possono riconoscere.

” Nella mia casa paterna, quand’ero ragazzina, a tavola, se io e miei fratelli rovesciavamo il bicchiere sulla tovaglia, o lasciavamo cadere un coltello, la voce di mio padre tuonava: – Non fate malagrazie!”

Il romanzo offre un ritratto vivido dell’Italia durante un periodo di grandi cambiamenti sociali e politici. Attraverso gli occhi della famiglia di Ginzburg, vediamo le sfide della guerra, l’ascesa del fascismo e gli sconvolgimenti della vita quotidiana. La scrittrice riesce a collegare abilmente le vicende della sua famiglia alle trasformazioni più ampie della società italiana.

“Furono, i primi anni di Torino, per mia madre, anni difficili; era appena finita la Prima Guerra Mondiale; c’era il dopoguerra, il caroviveri, avevamo pochi denari. A Torino, faceva freddo, e mia madre si lamentava del freddo, e della casa che mio padre aveva trovato prima che noi arrivassimo senza consultare nessuno, e che era umida e buia.”

Ma è soprattutto la voce narrativa di Ginzburg che rende questo romanzo così coinvolgente. La sua prosa è nitida e diretta ricca di significato. Si percepisce un profondo affetto per i suoi personaggi, rendendo ogni pagina una testimonianza dell’amore e della comprensione che permeano le relazioni familiari.

“Vivevamo sempre, in casa, nell’incubo delle sfuriate di mio padre, che esplodevano improvvise, sovente per motivi minimi, per un paio di scarpe che non si trovava, per un libro fuori posto, per la lampadina fulminata, per un lieve ritardo nel pranzo, o per una pietanza troppo cotta.(…)
La Paola avrebbe voluto tagliarsi i capelli, portare i tacchi alti e non le scarpe mascoline e robuste che faceva<< il signor Castagneri>>; andare a ballare in casa delle sue amiche, giocare al tennis. Nulla di tutto questo le era consentito.

“Lessico famigliare di Natalia Ginzburg è un’opera straordinaria che celebra la bellezza e la complessità della vita familiare. È un viaggio emozionante nel cuore di una famiglia italiana e nel tessuto della storia del XX secolo. Chiunque sia interessato alla letteratura che esplora le dinamiche familiari e il contesto storico troverà in questo romanzo una lettura toccante e indimenticabile.

“Ora lavoravo anch’io nella Casa Editrice. La Casa Editrice, e il fatto che io vi lavorassi, eran visti da mio padre con approvazione e simpatia, e da mia madre con diffidenza e sospetto.”

Quale altro libro mi consigliate di questa autrice?

Author: Jenny Citino
Jenny Citino è la curatrice del blog letterario "Librichepassione.it" Amante della lettura sin da bambina, alterna questa sua passione con la musica classica, il giardinaggio e la pratica dello Yoga.