Recensione “La via del miele” di Cristina Caboni

Dal tetto del palazzo, Alice riesce ad ammirare tutta Parigi. Davanti a tanta bellezza, ciò che si è lasciata alle spalle non fa più così male. Con sé ha portato solo la cosa più importante: le sue api. Lì, a decine di metri d’altezza, c’è il suo alveare, un posto per lei magico. Ma ora le api sono scomparse, e Alice sa che questo è un messaggio per lei. Loro da sempre le indicano la strada. Così, quando il telefono squilla, capisce che tutto sta per cambiare: sua sorella Emma, la persona che ha amato come nessun’altra, ma che non sente da due anni a causa di una sciocca lite, non c’è più. Prima di andarsene, però, le ha lasciato il dono più grande: sua figlia. Alice non sapeva di avere una nipote e non ha idea di come si cresca un bambino. Non si sente all’altezza. Deve trovare qualcuno che se ne prenda cura, anche se questo vuol dire andare in Sardegna, l’isola che fa da sfondo a tanti racconti della sua famiglia. L’isola dove vedrà le sue api volare leggere e riflettere il sole in lampi d’oro. Dove anche l’amore avrà un significato nuovo. Gli odori, i sapori e il vento di quella terra lontana faranno cadere una a una tutte le sue certezze, mentre le sue radici riaffioreranno dalla terra. Perché per andare avanti dobbiamo sapere chi siamo stati. Come un’ape che ricorda sempre la strada verso l’alveare, abbiamo tutti bisogno di trovare un posto da chiamare casa. Cristina Caboni torna con un romanzo che è un inno alla natura. L’autrice ci parla di quello che le sta più a cuore, la magia delle api e la difesa del loro mondo. Una storia di scelte e di legami familiari. Di amore e di speranza. Tra il fascino di Parigi e quello della Sardegna, una ragazza prova ad abbattere le barriere che la dividono dalla vera sé stessa.

<<Non permettere alle circostanze di governare la tua vita, ma chérie.>>’

La vita nelle città è sempre più frenetica. Ma ci sono persone come Alice che hanno trovato il proprio ritmo: hanno i propri orari, la propria routine, tutto è calcolato, tutto deve seguire un certo ordine e questo è il suo modo di vivere. Lei è una persona brillante, ha un lavoro che le piace, sente di aver trovato la sua strada, lontano dalle continue critiche di sua madre che la demoralizzavano. Si è isolata e ha chiuso in un certo senso i rapporti con la sua famiglia perché ogni chiamata con sua madre o sua sorella si concludeva sempre con una litigata, perciò ha preferito distaccarsi. L’ultima volta che aveva sentito sua sorella, la voleva convincere a partire da un giorno all’altro; lei (Alice) che, essendo una persona molto precisa e calcolatrice nei suoi impegni e col lavoro, non avrebbe mai tollerato una pazzia del genere senza avere un motivo valido per farlo. In realtà, col tempo, scopre che un motivo c’era eccome… Ma andiamo per gradi.

‘<<Non siamo altro che un istante nella storia del mondo.>>’

Un giorno Alice riceve una chiamata da sua madre e pensava fosse una delle sue solite chiamate volte solo a trattarla male come aveva sempre fatto, invece si stupì quando le diede una brutta notizia: la sorella Emma era venuta a mancare. Nessuno se lo sarebbe mai aspettato, i sensi di colpa per non averla sentita più sono comparsi all’improvviso, così come le molteplici domande a cui piano piano è andata a cercare risposta.

Ma le sorprese non finiscono qui: la sorella le ha affidato sua figlia, Amélie, della quale nessuno era a conoscenza.

Alice passa da una vita schematica e organizzata ad una dinamica e variabile, a cui lei non era decisamente abituata.

Arriva ad un certo punto in cui teme di non farcela, rischia di perdere il lavoro, non riesce a stare dietro a tutto perché ora la sua priorità è Amélie e decide di andare in Sardegna, nel posto in cui la sorella voleva portarla per realizzare quella sua “pazzia”. Ed è proprio lì che riscopre le sue origini, ritrova sé stessa e realizza che la sua vecchia vita non la soddisfaceva come credeva.

Sono proprio gli imprevisti che ti permettono di cambiare e avere altri occhi; quando si è troppo immersi nella routine siamo ciechi e non vediamo altre strade o altre possibilità che ci imbattono durante il nostro percorso; non le cogliamo, proseguendo a testa bassa nelle nostre solite abitudini. Uscendo invece da questo cerchio che ci intrappola, vediamo altre occasioni che possono renderci inaspettatamente più soddisfatti e in qualche modo felici e realizzati. Successivamente notiamo la differenza tra la vecchia vita, che ci rendeva tristi e insoddisfatti, e la nuova, che ci apre a nuove possibilità e che ci fa stare bene.

Un bellissimo libro che ho letteralmente divorato in poco tempo con un messaggio importante: andate alla ricerca di voi stessi e realizzate ciò che vi fa stare bene.

<<Guardati dal rimpianto, Alice, è la porta della sofferenza più feroce, quella che affonda gli artigli nella parte profonda dell’anima e avvelena ogni gioia.>>’

Ringrazio la Casa Editrice per la copia del romanzo

Author: Martina P.
Martina P., una ragazza con diverse passioni tra le quali spicca anche la lettura. Da aprile 2020 decide di creare una pagina facebook/instagram con lo scopo di invitare molti al "quasi perso e accantonato" piacere di leggere. Tramite le sue recensioni, stimola la curiosità delle persone, cercando di diffondere la cultura e di far apprezzare la lettura. Leggere per aprire la mente, arricchire il proprio bagaglio culturale e dar vita a nuovi pensieri e ragionamenti: da qui nasce il nome della sua pagina "Pensamientos Libres by MP