Recensione “La ribelle di Auschwitz”

Rosie si è sempre sentita ripetere che i suoi fiammanti capelli rossi sono una maledizione, ma non ha mai dato peso a quella diceria. Tuttavia, nel 1944 la sua vita subisce una svolta tanto nefasta da dare quasi ragione alle malelingue: i nazisti la prelevano da casa e la rinchiudono nel campo di concentramento di Auschwitz. Qui la meravigliosa chioma di Rosie viene rasata a zero, e per lei si prospetta un futuro fatto di orrore e di morte. Nel suo cuore, però, alberga un’indomita determinazione. A dispetto di tutto, mentre intorno a lei i compagni di prigionia si rassegnano al loro destino, Rosie decide che sopravvivrà e tornerà a casa. Nechama Birnbaum racconta l’incredibile storia di sua nonna, rinchiusa nel più spaventoso dei lager nazisti e ostinatamente sopravvissuta alle privazioni e alle marce forzate.

” Io tornerò a casa…”

Il romanzo “La ribelle di Auschwitz” di Nechama Birnbaum, edito da Newton Compton offre una toccante testimonianza attraverso la storia di Rosie Greenstein. La narrazione inizia nel 1944 quando Rosie, insieme alla sua famiglia, viene brutalmente separata dalla sua casa e deportata ad Auschwitz dai nazisti.

“La porta si spalanca con violenza e due ufficiali della Gendarmerie fanno irruzione con le armi spianate. Non mi era mai successo, prima, che mi puntassero contro un’arma. Guardo il buchetto nero nella parte anteriore dei fucili, e subito dietro la faccia rabbiosa dell’ ufficiale, e mi sento sprofondare il cuore.”

Questo momento segna l’inizio di un viaggio nel terrore e nell’incertezza, trasformando la vita di Rosie e della sua famiglia. La prospettiva di un destino ignoto nell’inferno dell’Olocausto si presenta a loro in modo brutale e inaspettato.
La storia si snoda attraverso la forza resiliente di Rosie, la ragazza dai capelli rossi, che si aggrappa al suo desiderio di tornare a casa.
Ciò che segue è un racconto di orrore, sopravvivenza e determinazione. Nei momenti in cui molti si rassegnerebbero al loro destino, Rosie si aggrappa con tenacia alla sua volontà di sopravvivere e tornare a casa.

” Mentre raggiungo la mia fila, scorgo una scheggia di vetro sul pavimento. La guardo, e una ragazza stranissima risponde al mio sguardo. Il cuore mi balza in petto. Sono io, è il mio riflesso. Ho la testa nuda. Là sopra non c’è più niente, a parte la pelle spessa di un cranio rasato dalla strana forma ovale. “

La capacità di Nechama Birnbaum di trasmettere la determinazione di Rosie nel volto dell’avversità è un omaggio struggente alla forza umana di fronte all’ingiustizia. Il romanzo offre uno sguardo penetrante sulla condizione umana durante quel periodo oscuro, fornendo al lettore una finestra sulla storia vissuta da chi ha attraversato l’orrore dell’Olocausto.

” L’ inferriata è alta circa tre metri e mezzo. In cima c’è del filo spinato con delle piccole punte acuminate che sporgono come le spine di un roseto. Mi rendo conto che in quella recinzione, con le sie spine e la sua elettricità, noi siamo in trappola.”

L’ autrice infonde in modo potente l’indomita forza di Rosie e la sua resistenza contro le privazioni inimmaginabili.
La storia è una celebrazione della resilienza umana in condizioni estreme. Attraverso le pagine di questo libro, si è trasportati nel cuore dell’Olocausto, dove la speranza e la volontà di vivere brillano anche nelle situazioni più buie.

“Ho fame, ma ci sono cose più importanti del cibo, dei vestiti e dell’avere un tetto sopra la testa. Ho ancora la mia dignità.”

“La ribelle di Auschwitz” non è solo una testimonianza storica, ma anche un tributo emozionante alle vite straordinarie di coloro che hanno lottato per la sopravvivenza durante quel periodo oscuro della storia umana. L’ autrice con una scrittura coinvolgente cattura l’essenza della Speranza e della Resilienza in situazioni estreme.

Mia nonna vuole che sappiate quello che le è successo perchè solo così potrete cambiare il vostro futuro. Vuole che sappiate che non dovete lasciarlo accadere mai più…(…)
Una delle ultime cose che mi ha detto è stata: <<C’ è ancora qualcuno che legge il mio libro?>>. Era il sogno di tutta la sua vita, che il mondo potesse conoscere la sua storia e trarne qualche insegnamento. Sono grata che abbia potuto vederlo realizzarsi…

“C’è ancora qualcuno che legge il mio libro?”

Cara Rosie, posso dirti che io ho letto il tuo libro e spero con tutto il cuore che attraverso il mio blog possa arrivare a molte altre persone per far sì che il passato non si ripeta.
Ovunque tu sia spero ti arrivi la mia ammirazione e il mio affetto….
Grazie per la tua testimonianza…

” Sono viva. Per tutto il tempo che sono stata sepolta sottoterra, c’erano dei fiori che spuntavano sopra di me.”

Author: Jenny Citino
Jenny Citino è la curatrice del blog letterario "Librichepassione.it" Amante della lettura sin da bambina, alterna questa sua passione con la musica classica, il giardinaggio e la pratica dello Yoga.