Intervista a Donata Carelli

Intervista
alla scrittrice
Donata Carelli

foto presa dal web

Donata Carelli è nata e vive a Sabaudia, alle pendici del Circeo, terra sospesa tra storia e mito. Laureatasi in Lettere classiche, un dottorato internazionale in Studi umanistici tra Italia e Grecia, insegna Lettere al liceo. Giornalista e scrittrice, dopo aver studiato sceneggiatura cinematografica, si è sempre occupata di scrittura creativa e filmica, tenendo lezioni in atenei in Italia, Grecia, Stati Uniti. È autrice di testi teatrali, saggi, film e documentari premiati. Io madre mai è il suo primo romanzo.

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Ospite a “Due chiacchiere con lo scrittore” Donata Carelli, autrice del libro “Io madre mai” pubblicato da Piemme, offre uno sguardo intenso e commovente sulle sfide e le aspettative sociali legate alla maternità, mettendo in primo piano la preziosa libertà di scelta delle donne.

Un grido gentile per la libertà di scelta

Ciao Donata, benvenuta a “Due chiacchiere con lo scrittore” parliamo del tuo libro ” IO MADRE MAI”

Questo libro nasce dalle tante, troppe volte che qualcuno, ma sarebbe meglio dire ‘qualcuna’ dato che sono quasi sempre donne, mi ha detto con tono compassionevole: ” Eh , ma tu non puoi capire perché non hai figli”

Chi non ha figli può capire tutto, questa è la premessa.

Attraverso la mia storia, volevo raccontare perché una ragazza che ha avuto un’infanzia tutto sommato serena, nessun trauma in famiglia, un bellissimo esempio di coppia tra i genitori, arrivi alla conclusione di non volersi sposare e non volere figli. Qual è l’origine di una simile convinzione? C’è una ragione sociale, generazionale? Ecco, provo nel racconto a spiegare tutto questo.

Intanto io parlo di maternità perché sono una donna ma non cambia molto  rispetto al senso di paternità per un uomo, lo ha anche detto la scrittrice Anna Pavignano che, nella quarta di copertina, afferma che è un libro anche rivolto agli uomini. Il messaggio sotteso a tutto il romanzo è che il senso della maternità, proprio come quello della paternità, può essere del tutto scisso dall’avere o non avere figli. Nel senso che ci sono donne con un istinto materno fortissimo che tuttavia non hanno partorito figli ma che emanano questa attitudine verso altri, ad esempio studenti, vicini di casa, o accudendo i figli di un compagno o di una compagna. E donne invece che, malgrado abbiano anche tre figli,  non sono empatiche o amorevoli pur avendo procreato, nel peggiore dei casi sono state spinte da un costume sociale o per dare l”erede’ ecc. Insomma, essere madre o padre è un talento che non va disperso ma anzi elargito verso altre creature depositarie di quest’amore.

Decidere se pubblicare o meno. Il romanzo è talmente personale, direi persino privato in certi passaggi, che non avevo neppure considerato di pubblicarlo. Quando però ne parlavo con le persone e spiegavo la mia personale visione di maternità e paternità, venivo assalita dalle domande: e dove lo posso leggere? E quando lo pubblichi? E come posso fare?

Allora, proprio perché ero davvero titubante e non mi fidavo del giudizio a volte troppo condizionato e benevolo di chi ci circonda, ho avuto un’idea, uno stratagemma: ho selezionato un campione di 10 lettori e lettrici che non mi conoscevano e non sapevano nulla di me. Li ho scelti tramite passaparola. Unico requisito richiesto: che fossero veloci a leggere. Così ho fatto recapitare loro a casa tramite corriere una copia del manoscritto e alla fine c’era un facilissimo questionario con domande del tipo: ti è piaciuto?/ non ti è piaciuto? Lo hai trovato noioso? Cosa ti è piaciuto? Come lo riassumeresti per spiegare a qualcuno di cosa parla? Lo ritieni utile?

Poi ho atteso con comprensibile ansia le risposte. La prima è arrivata circa un mese e mezzo dopo, poi tutte le altre. Messaggi  splendidi, per me profondamente emozionanti davanti ai quali ho accantonato i dubbi, ho preso coraggio e ho deciso che valeva la pena provare a pubblicare.

Molto, devo dire, specie in un periodo preciso, quello in cui, come un fulmine, è arrivata la depressione. Un periodo breve e intenso, duro, da cui però ho imparato moltissimo di me e di quanti mi circondavano. Ho chiesto aiuto e mi sono fidata e affidata. Bisogna conoscere la paura per affrontarla.

Jonathan Franzen dice che imparare a leggere serve per imparare a stare soli. Ed è profondamente vero ma è pur vero anche che a volte leggere serve a sentirsi meno soli. E io spero che chi legge questo libro, se vi ritroverà sensazioni comuni, si senta alleggerito/a e si senta meno sola/o proprio come avrei voluto sentirmi io negli anni della mia formazione, anni vissuti intensamente ma sempre col dubbio di non stare andando nella direzione giusta, se tutti ne indicavano un’altra. Ma chi ha il diritto di dirci come essere felici?

Grazie Donata per aver condiviso con noi la tua esperienza e il tuo pensiero su “Io madre mai” e per aver accettato il mio invito…

Author: Jenny Citino
Jenny Citino è la curatrice del blog letterario "Librichepassione.it" Amante della lettura sin da bambina, alterna questa sua passione con la musica classica, il giardinaggio e la pratica dello Yoga.