Intervista a Francesca Maria Benvenuto


foto presa dal web


Francesca Maria Benvenuto è nata a Napoli nel 1986. Vive a Parigi, dove si è specializzata in Diritto penale alla Sorbona e lavora come avvocato penalista. Inoltre, studia Lingue e Letterature moderne all’Università di Torino. L’amore assaje è il suo primo romanzo, già venduto in numerosi paesi, tra cui Francia, Germania e Regno Unito.


Zeno ha quindici anni e, secondo la legge, è ancora un bambino. Tuttavia, la vita lo ha costretto a crescere in fretta. Un giorno, in un vicolo di Forcella, ha dovuto difendersi da un ragazzo di un’altra banda e ha finito per estrarre la pistola più velocemente del suo aggressore. Questo episodio lo ha portato al carcere minorile di Nisida, dove sconta una dura condanna.

A Nisida, Zeno frequenta la scuola e trova un’inaspettata alleata in una professoressa di italiano. Lei gli propone un patto: se scriverà i suoi pensieri, lei lo aiuterà a ottenere un permesso per trascorrere il Natale con sua madre. “L’amore assaje” è il risultato di questo accordo, un libro che racconta l’infanzia di Zeno fuori dal carcere, le sue esperienze all’interno dell’istituto e le sue speranze e paure.

Il romanzo mette a nudo l’anima di un ragazzino che ha già visto troppo, ma che non ha perso la voglia di sognare.


Ciao Francesca, benvenuta nella rubrica “Due chiacchiere con lo scrittore”. È un piacere averti con noi oggi per parlare del tuo romanzo “L’amore assaje edito da Mondadori.

Il protagonista del tuo romanzo, Zeno, è un quindicenne che ha dovuto crescere troppo in fretta. Cosa ti ha ispirato a raccontare una storia così intensa e complessa?

Da giovane, mia madre fece un’esperienza di insegnamento nel carcere minorile di Nisida. Per tre anni insegnò lì lingua inglese. Quando ero bambina, mi raccontava alcuni brevi aneddoti di quel periodo.

Da adulta, ho cercato un’idea di romanzo per anni, ma queste storie non mi hanno mai ispirato. Forse non volevo scrivere di prigioni, perché nelle carceri, soprattutto minorili, passavo le mie giornate, per lavoro. La prigione è un luogo che affascina, che attira, ma subito dopo respinge.

Ad ogni modo, gli aneddoti sui piccoli detenuti napoletani si erano fermati: per anni, mia madre non mi aveva più parlato di Nisida. Ma, nel mese di giugno 2021, durante una simpatica cena parigina, la mia mamma ha raccontato di nuovo queste piccole storie ai commensali. In quell’istante, Zeno mi ha parlato e ho scritto sul telefonino la prima pagina del romanzo, proprio a tavola.

Non l’ho cercato, è lui che ha trovato me.

La scelta del dialetto è stata “naturale”. Zeno solo così sa scrivere, non può far altrimenti. Lui parla nella mia testa in una lingua creola: una commistione delle mie due anime. Non è italiano, in realtà non è neanche un dialetto perfetto (eduardiano, ad esempio). È una lingua nuova, la sua.

Zeno è incarcerato a Nisida e frequenta la scuola all’interno del carcere. Qual è il ruolo dell’istruzione nella sua vita e nel romanzo?

L’istruzione è fondamentale, se ben fatta e pensata. Penso che la funzione fondamentale della scuola sia aprire le menti dei ragazzi alle loro vere passioni, ai sogni. Ad esempio, a seguito del “patto” con la professoressa, Zeno inizia ad amare la scrittura e lo farà proprio…scrivendo! L’istruzione non dovrebbe imporre (passioni o idee, che siano). La funzione della scuola (in carcere o fuori dal carcere) dovrebbe essere, a mio avviso, propositiva.

Le pagine del romanzo sono il risultato di un patto tra Zeno e la sua professoressa. Come hai sviluppato questo rapporto e cosa rappresenta per te?

Zeno è ladro, spacciatore e assassino. Ma sa riconoscere il “bene” nelle persone che lo circondano: lo ritrova nella signora Martina, ma anche in altri personaggi come Franco il secondino, e Corradino, il suo compagno di cella. Inoltre, la mamma di Zeno è lontana, lui non la vede dal suo processo. La signora Martina è allora una figura benevola ma anche una figura materna. Infine, la professoressa è anche il primo destinatario della sua “opera”. Ma spero che i miei lettori si identifichino in lei, alla fine Zeno parla a voi tutti!

Qual è il messaggio principale che speri i lettori traggano da “L’amore assaje”?

Ci sto riflettendo proprio a seguito della tua domanda. Non mi sono mai prestabilita una finalità, un “messaggio”, mentre scrivevo.

Tutto veniva e nasceva con e durante la scrittura: le parole di Zeno, i personaggi ulteriori, i dialoghi che lui riporta fra le sue pagine sgarrupate.

È difficile quindi darti una risposta precisa, la mia scrittura è stata quasi inconsapevole, molto libera. Forse volevo parlare di amore incondizionato. Volevo scrivere anche di delinquenza minorile, di camorra, ma in modo dolce. Volevo discutere di libertà. Volevo parlare anche di scrittura. Volevo che i lettori facessero un incontro con il mio protagonista in modo fortuito e casuale, proprio come è stato per me. E che per loro Zeno fosse una infinita sorpresa di idee, parole e di riflessioni.

Grazie per le tue bellissime parole, per il tempo che hai dedicato al blog e per averci fatto conoscere meglio il piccolo Zeno…



Author: Jenny Citino
Jenny Citino è la responsabile editoriale della rivista on-line "Librichepassione.it" Amante della lettura sin da bambina, alterna questa sua passione con la musica classica, il giardinaggio e la pratica dello Yoga. Ha conseguito i seguenti corsi di formazione: "Lettura e benessere personale come rimedio dell'anima" " Avvicinare i bambini alla lettura con i racconti di Gianni Rodari"