Trama
La famiglia White è riunita al completo nell’idilliaco paesino di Aspen. È dicembre e la neve incornicia quello che è un evento lungamente atteso da tutti loro: il matrimonio della piccola di casa, Rosie.
I genitori, Maggie e Nick, sono determinati a festeggiare come si deve. Ma quello che nessuno sa è che nascondono un segreto, stanno per divorziare. Vivono separati ormai da sei mesi e l’ultima cosa che desiderano è essere intrappolati, insieme, in un inverno irresistibilmente romantico.
Anche la maggiore delle sorelle White, Katie, teme questo matrimonio. È convinta che Rosie stia facendo un grave errore. Ed è determinata a salvarla da se stessa. Se solo Jordan, l’affascinante testimone di nozze, la smettesse di mettersi sempre nel mezzo…
Rosie, la sposa, non vuole confessarlo, ma è tormentata dai dubbi. Solo che, adesso che sono arrivati tutti, sarà possibile dire che non è più sicura?
Il grande giorno si avvicina e l’unica cosa certa è che sarà un Natale che nessuno dimenticherà…
estratto
Questo libro è dedicato a Manpreet Grewal,
fonte di ispirazione da ogni punto di vista.
MAGGIE
Quando il telefono squillò alle tre del mattino, strappandola da un sonno di cui aveva disperatamente bisogno, il primo pensiero di Maggie fu: Brutte notizie.
Passò in rassegna ogni possibilità, partendo dalla peggiore delle ipotesi. Morte, o come minimo un incidente che ti segna per sempre. Polizia. Ambulanze.
Con il cuore che batteva all’impazzata e il cervello annebbiato afferrò il telefono in cima alla pericolante pila di libri. Il nome sul display non lasciava ben sperare.
I guai inseguivano la minore delle sue figlie.
«Rosie?» Armeggiò in cerca dell’interruttore e si sedette. Il libro con cui si era addormentata cadde sul pavimento con un tonfo, sparpagliando il mucchio di biglietti natalizi che aveva iniziato a scrivere la sera prima. Aveva scelto una scena invernale di alberi innevati. Erano quasi dieci anni che in città non si vedeva un fiocco di neve e spesso scherzavano sul fatto che il loro cognome, White, era l’unico modo per avere un White Christmas.
Si rannicchiò sotto le coperte con il telefono. «È successo qualcosa?» La distanza tra lei e Rosie la riempiva di frustrazione e impotenza.
Si dice che i viaggi in ogni angolo del globo abbiano rimpicciolito il mondo, ma a Maggie non sembrava per niente. Perché Rosie non aveva proseguito gli studi vicino a casa? Le celebri guglie e gli antichi college di Oxford distavano pochi chilometri. Lì aveva preso la laurea di primo livello e la specializzazione. Maggie era stata felice di averla vicino. Avevano passeggiato al sole per le strade acciottolate, a fianco di vecchi edifici color miele e nel parco dorato di narcisi di Christchurch Meadows. Avevano seguito il lento serpeggiare del fiume e incoraggiato le squadre di canottaggio. Dentro di sé Maggie aveva sperato che la figlia rimanesse accanto a lei, ma dopo la laurea le avevano offerto un dottorato negli Stati Uniti con copertura totale delle spese.
Ci credi, mamma? Il giorno in cui aveva ricevuto la notizia si era messa a ballare per tutto il salotto, i capelli che svolazzavano intorno al viso, volteggiando fino a stordirsi, con Maggie che la guardava in preda a un analogo stordimento. Sei orgogliosa di me?
Era orgogliosa e turbata, anche se, come ci si aspetta da un buon genitore, aveva tenuto per sé quello smarrimento.
Sapeva che per Rosie era impensabile rinunciare a quell’opportunità. Nonostante ciò, una piccola parte di lei desiderava che la figlia rifiutasse. Quel volo transatlantico spiccato dal nido aveva lasciato a Maggie solo email, Skype e social, nessuno dei quali la faceva sentire del tutto soddisfatta. Ancor meno nel cuore della notte. Se n’era andata solo da quattro mesi? Sembrava passata una vita da quando l’avevano accompagnata all’aeroporto in un’afosa giornata estiva.
«È l’asma? Sei in ospedale?» Cosa avrebbe fatto se Rosie le avesse risposto di sì? Niente. L’ansia era una compagna fedele, e mai come in quel momento.
Fosse stata Katie, la maggiore, a trasferirsi in un altro paese, si sarebbe sentita più tranquilla. Katie era affidabile e giudiziosa, ma Rosie? Rosie era sempre stata impulsiva e spericolata.
«Non sono in ospedale. Tranquilla!»
Solo in quell’istante Maggie percepì i rumori in sottofondo. Applausi, urla.
«Hai l’inalatore? Ti manca il fiato.» Il brusio riportò a galla i ricordi. Rosie con gli occhi di fuori, le labbra blu. Il sibilo dell’aria che lottava per farsi spazio tra le vie respiratorie ostruite. Maggie che chiamava i soccorsi con le mani che le tremavano così tanto da non riuscire a reggere il telefono, nascondendo alla figlia il terrore puro che provava. Perché aveva imparato che la calma, benché simulata, era fondamentale.
Neppure quando Rosie era diventata adulta c’era stata tregua.
Certi bambini guariscono con la crescita. Rosie no.
Ai tempi del college era andata ad alcune feste senza l’inalatore. Dopo qualche ora di ballo finiva al pronto soccorso. Anche quelle volte c’erano state chiamate alle tre di notte, e Maggie aveva attraversato l’oscurità per stare al suo fianco. Ma quelli erano solo gli episodi di cui Maggie era a conoscenza. Era certa che Rosie gliene avesse taciuti molti altri.
«Mi manca il fiato perché sono emozionata. Ho ventidue anni, mamma. Quando smetterai di preoccuparti?»
«Mai. Un figlio è un figlio per sempre, non importa quante candeline ha sulla torta di compleanno. Dove sei?»
«Sono con la famiglia di Dan ad Aspen per il Ringraziamento, e ho delle novità.» Fece una pausa e Maggie udì il tintinnio dei bicchieri e la risata contagiosa di Rosie. Era impossibile sentire quella risata e non sorridere. Il rumore era in netto contrasto con il silenzio che regnava nella camera di Maggie.
Un refolo gelido le accarezzò la schiena e Maggie si alzò per prendere la vestaglia dallo schienale della sedia. Dall’esterno l’Honeysuckle Cottage aveva un aspetto idilliaco, ma dentro era pieno di spifferi. La corrente d’aria era un sollievo ad agosto; a novembre, però, ti gelava fino al midollo. Prima di pensare di vendere quel posto, Maggie doveva fare qualcosa per l’isolamento termico. Il fascino antico, le rose rampicanti e la vista sul verde cittadino non compensavano il gelo.
O forse non era la casa a essere fredda. Magari era lei che, investita da un’ondata di tristezza, faticava a reagire.
«Cosa succede? Quali novità? Sei a una festa?»
«Dan mi ha chiesto di sposarlo. Così, di punto in bianco. A turno ci stavamo raccontando le cose di cui siamo grati e, quando è toccato a lui, mi ha guardata in un modo strano, si è inginocchiato e… mamma, ci sposiamo!»
Maggie si sedette sulla sponda del letto, rigida, senza più avvertire l’aria gelida. «Vi sposate? Ma state insieme solo da qualche settimana…»
«Undici settimane, quattro giorni, sei ore e quindici minuti… oh, aspetta, ora sono sedici, anzi diciassette…» Rideva, e Maggie cercò di ridere con lei.
Come doveva comportarsi? «Non è molto tempo, tesoro.» Era pienamente nello stile di Rosie agire d’impulso, sulle ali dell’entusiasmo.
«È tutto talmente perfetto, non trovo le parole per spiegartelo. Ma lo capirai, perché è quello che è successo tra te e papà.»
Maggie fissò la macchia di umidità sul muro.
Dille la verità.
La bocca si mosse, ma non riuscì ad articolare neanche una parola. Non era il momento giusto. Avrebbe dovuto farlo mesi prima, ma era stata una tale vigliacca.
E adesso era troppo tardi. Non voleva rovinarle quegli attimi di felicità.
Non poteva neppure dirle Sei troppo giovane, perché lei aveva la sua età quando aveva messo al mondo Katie. Sarebbe suonata ipocrita. Oppure dotata di esperienza?
«Hai appena iniziato il dottor…»
«Non mollerò. Posso sposarmi e studiare. Lo fanno in tanti.»
Maggie non poteva ribattere. «Sono felice per te.» Sembrava felice? Provò con più impegno. «Che bello!»
Credeva di aver superato il periodo più insidioso della maternità, e invece dietro l’angolo l’aspettava ancora qualche sorpresa. Rosie non era più una bambina. Doveva lasciarle fare le sue scelte. E commettere i suoi sbagli.
Intanto Rosie aveva ripreso a parlare: «Lo so che sta succedendo tutto molto in fretta, ma adorerai Dan quanto me. Hai detto che ti è sembrato fantastico quando ci hai parlato».
Una videochiamata non è esattamente un incontro di persona, giusto?
Maggie inghiottì tutti gli avvertimenti che le passavano per la mente. Non sarebbe diventata come sua madre, sempre pronta a gettare un’ombra su ogni istante di felicità. «Mi è parso un ragazzo affascinante, e sono emozionata per te. Se non sembra è solo perché qui siamo nel cuore della notte, e sai in che condizioni sono appena sveglia. Quando ho visto il tuo nome sul telefono temevo che fosse per l’asma.»
«Non ho una crisi da anni. Mi dispiace averti svegliata, volevo solo darti la notizia.»
«Sono felice che tu l’abbia fatto. Raccontami tutto.» Chiuse gli occhi e cercò di immaginare la figlia nella stanza con lei, e non a migliaia di chilometri di distanza.
Non c’era motivo di andare nel panico. Era solo un fidanzamento, nient’altro.
Avevano tutto il tempo per capire se era la cosa giusta da fare. «Brinderemo quando tu e tua sorella verrete per Natale. Pensi che verrà anche Dan? Non vedo l’ora di conoscerlo di persona. Potremmo organizzare una festa. Invitare i Baxter, e i tuoi amici del college e della scuola.» Organizzare la metteva di buon umore. Natale era il periodo più bello dell’anno, l’unica occasione in cui la famiglia si riuniva. Persino Katie, con la sua indaffarata vita da medico, di solito riusciva a barattare qualche giorno libero a Natale con il faticoso turno di Capodanno. Maggie non vedeva l’ora di passare un po’ di tempo con lei, ma aveva lo sgradevole sospetto che la figlia maggiore la stesse evitando. Ogni volta che le proponeva di vedersi, Katie trovava una scusa, cosa piuttosto strana considerato che non rifiutava mai un pranzo gratis.
A Natale avrebbe avuto l’opportunità di approfondire la questione.
Aveva sempre pensato che Oxford fosse il posto perfetto per passare le festività natalizie. Certo, difficilmente avrebbe nevicato, ma cosa c’era di meglio di una passeggiata dopo pranzo, accompagnata dal rintocco delle campane, in un terso pomeriggio invernale?
Sarebbe stata una giornata perfetta, eccetto per un problemino.
Nick.
Maggie non aveva ancora pensato a come gestire quella parte della faccenda.
Forse un fidanzamento era la soluzione giusta per sviare l’attenzione.
«A proposito di Natale…» Rosie esitò. «Avevo pensato di tornare a casa, ma vista la proposta di Dan, be’, non ha senso aspettare. Abbiamo già scelto il giorno. Ci sposiamo la vigilia di Natale.»
Maggie inarcò un sopracciglio. «Intendi dell’anno prossimo?»
«No, di questo.»
Contò i giorni mentre il cervello quasi le esplodeva. «Vuoi sposarti tra meno di quattro settimane? Con un uomo che conosci appena?» Rosie era sempre stata impulsiva, ma stavolta non si trattava di un peluche da mollare dopo due giorni, o di un vestito del colore sbagliato. Il matrimonio non era una cosa cui si potesse rimediare con un rimborso. Non c’era motivo di avere fretta, a meno che… «Tesoro…»
«So quello che stai pensando. Non è così. Non sono incinta! Ci sposiamo perché siamo innamorati. Lo adoro. Non ho mai provato una cosa del genere per nessuno.»
Lo conosci appena.
Maggie cambiò posizione. Aveva tristemente imparato che conoscere bene qualcuno non mette al riparo dai problemi.
«Sono davvero contenta per te!» Scoprì di saper fingere l’entusiasmo come la calma. «Ma non riuscirò mai a organizzare qualcosa in così poco tempo. Anche per un matrimonio senza sfarzo ci vogliono mesi di preparativi. Quando Jennifer Hill si è sposata quest’estate, la madre mi ha detto che avevano prenotato il fotografo più di un anno prima. E ci saranno tutti? È Natale. Non ci sarà più posto da nessuna parte, e anche se trovassimo qualcosa, in questo periodo dell’anno sarà carissimo.»
Quante persone avrebbe potuto ospitare all’Honeysuckle Cottage?
E cosa avrebbe pensato la famiglia di Dan della casa, con le mura rovinate e l’impianto di riscaldamento ormai obsoleto? Il fascino della campagna inglese poteva far passare in secondo piano i geloni ai piedi? D’estate era un paradiso, con il giardino recintato e invaso di rose rampicanti; viverci d’inverno, però, era più simile a una prova di sopravvivenza. Ma Aspen si trovava sulle Montagne Rocciose, dunque anche quello doveva essere un posto alquanto freddo d’inverno, giusto?
Forse lei e la madre di Dan avrebbero potuto unire le forze per sfidare il gelo della casa.
«Non devi organizzare nulla» rispose Rosie. «Ci sposiamo qui, ad Aspen. Mi dispiace da morire non poter fare il nostro raduno di famiglia nel cottage, ma sarà magico trascorrere le vacanze qui. Ti ricordi gli anni che io e Katie siamo rimaste incollate alla finestra sperando che nevicasse? Qui c’è più neve di quanto tu possa immaginare. Il Natale in Colorado sarà un paradiso. Il panorama è incredibile e avremo un bianco Natale in tutti i sensi.»
Natale in Colorado.
Maggie fissò le tende rosa antico che pendevano sul pavimento di quercia scura. Le aveva cucite nelle lunghe notti di veglia accanto a Rosie.
«Non tornerai a casa per Natale?» Perché l’aveva detto? Non sarebbe diventata una di quelle madri che riempiono i figli di sensi di colpa. «Puoi sposarti dove e quando vuoi, ma non credo che farlo ad Aspen cambi troppo in termini di preparativi. Per organizzare un matrimonio in meno di un mese ci vorrebbe un miracolo.»
«E noi ce l’abbiamo, il miracolo. Catherine, la mamma di Dan, è una wedding planner. È strepitosa. È successo tutto un’ora fa e lei con qualche chiamata ha già pensato ai fiori e alla torta. Di solito si occupa di celebrità, perciò ha un sacco di contatti.»
«Ah, bene… fantastico.» Maggie si sentì cadere in un fiume che la trascinava lontano mentre lei annaspava inutilmente. «Non le dispiace aiutarti?»
«Ne è entusiasta. E ha un gusto impeccabile. Sarà tutto perfetto.»
Maggie pensò alla sua vita tutt’altro che perfetta e avvertì una fitta che riconobbe come gelosia. Poteva essere gelosa di qualcuno che non aveva mai incontrato?
Forse aveva una crisi di mezz’età, anche se avrebbe dovuto averla anni prima, quando Rosie se n’era andata di casa per la prima volta. Perché ora? Era la sindrome del nido vuoto, ma con un bel ritardo.
Sbatté le palpebre per schiarirsi le idee. Come aveva potuto credere che fare la madre potesse essere semplice?
Per tornare alle cose pratiche fece una lista mentale di tutto ciò che avrebbe dovuto cancellare entro Natale. La torta si sarebbe conservata, così come la salsa ai mirtilli, bastava metterle nel congelatore. Aveva ordinato il tacchino da un contadino del posto, ma forse era ancora in tempo per disdire.
Quelle che sarebbero state difficili da cancellare erano le sue aspettative.
La famiglia White si era sempre riunita a Natale.
Avevano le loro tradizioni. Ad altri probabilmente sarebbero sembrate stupidaggini, ma lei le amava. Decorare l’albero, cantare canzoni natalizie, assemblare enormi puzzle, fare giochi sciocchi. Stare insieme. Non succedeva spesso, ora che le figlie erano cresciute, e lei non aspettava altro.
«L’hai già detto a tua sorella?»
«È la prossima che voglio chiamare. Se risponde al telefono. È sempre impegnata con il lavoro. Vorrei che facesse la damigella.»
Come avrebbe reagito Katie? «Sai che non si considera una romantica.»
A volte Maggie si chiedeva se lavorare al pronto soccorso da tanto tempo avesse modificato la percezione che la figlia maggiore aveva dell’umanità.
«Lo so» rispose Rosie, «ma non è un qualsiasi matrimonio all’antica. È il miomatrimonio, e so che lo farà per me.»
«Hai ragione, lo farà per te.» Katie era sempre stata una sorella maggiore protettiva e amorevole.
Maggie gettò uno sguardo alla fotografia che teneva sul comodino accanto al letto. Le due ragazze, l’una di fianco all’altra, guancia a guancia in attesa dello scatto, i sorrisi smaglianti. Era una delle sue foto preferite…
L’ Autrice
Sarah Morgan è una scrittrice britannica di oltre ottanta romanzi rosa e narrativa femminile tradizionale dal 2000.
Adora la vita all’aria aperta; tra un romanzo e l’altro le piace sciare e fare trekking.