“Seta” di Alessandro Baricco edito da Feltrinelli

Trama

“L’ultima cosa che vide, prima di uscire, furono gli occhi di lei, fissi nei suoi, perfettamente muti”Si chiamava Hervé Joncour, era mercante di bachi da seta. Ogni anno raggiungeva il Giappone, ogni anno ritornava. Nei suoi viaggi, si leggeva l’ideogramma di una passione silenziosa, rubata al rumore del mondo.La Francia, i viaggi per mare, il profumo dei gelsi a Lavilledieu, i treni a vapore, la voce di Hélène. Hervé Joncour continuò a raccontare la sua vita, come mai, nella sua vita, aveva fatto.Da Seta, pubblicato da Rizzoli nel 1996 e da Fandango nel 2007, tradotto in oltre trenta lingue, bestseller internazionale, è stato tratto il film omonimo di François Girard, con Michael Pitt, Keira Knightley e Alfred Molina, nel 2007.

 

Estratto 

1.

Benché suo padre avesse immaginato per lui un brillante avvenire nell’esercito, Hervé Joncour aveva finito per guadagnarsi da vivere con un mestiere insolito, cui non era estraneo, per singolare ironia, un tratto a tal punto amabile da tradire una vaga intonazione femminile.

Per vivere, Hervé Joncour comprava e vendeva bachi da seta.

Era il 1861. Flaubert stava scrivendo Salammbô, l’illuminazione elettrica era ancora un’ipotesi e Abramo Lincoln, dall’altra parte dell’Oceano, stava combattendo una guerra di cui non avrebbe mai visto la fine.

Hervé Joncour aveva 32 anni.

Comprava e vendeva.

Bachi da seta.

2.

Per la precisione, Hervé Joncour comprava e vendeva i bachi quando il loro essere bachi consisteva nell’essere minuscole uova, di color giallo o grigio, immobili e apparentemente morte. Solo sul palmo di una mano se ne potevano tenere a migliaia.

“Quel che si dice avere in mano una fortuna.”

Ai primi di maggio le uova si schiudevano, liberando una larva che dopo trenta giorni di forsennata alimentazione a base di foglie di gelso, provvedeva a rinchiudersi nuovamente in un bozzolo, per poi evaderne in via definitiva due settimane più tardi lasciando dietro di sé un patrimonio che in seta faceva mille metri di filo grezzo e in denaro un bel numero di franchi francesi: ammesso che tutto ciò accadesse nel rispetto delle regole e, come nel caso di Hervé Joncour, in una qualche regione della Francia meridionale.

Lavilledieu era il nome del paese in cui Hervé Joncour viveva.

Hélène quello di sua moglie.

Non avevano figli.

3.

Per evitare i danni delle epidemie che sempre più spesso affliggevano gli allevamenti europei, Hervé Joncour si spingeva ad acquistare le uova di baco oltre il Mediterraneo, in Siria e in Egitto. In ciò dimorava il tratto più squisitamente avventuroso del suo lavoro. Ogni anno, ai primi di gennaio, partiva. Attraversava milleseicento miglia di mare e ottocento chilometri di terra. Sceglieva le uova, trattava sul prezzo, le acquistava. Poi si voltava, attraversava ottocento chilometri di terra e milleseicento miglia di mare e rientrava a Lavilledieu, di solito la prima domenica di aprile, di solito in tempo per la Messa grande.

Lavorava ancora due settimane per confezionare le uova e venderle.

Per il resto dell’anno, riposava.

4.

– Com’è l’Africa? – gli chiedevano.

– Stanca.

Aveva una grande casa subito fuori del paese e un piccolo laboratorio, in centro, proprio di fronte alla casa abbandonata di Jean Berbeck.

Jean Berbeck aveva deciso un giorno che non avrebbe parlato mai più. Mantenne la promessa. La moglie e le due figlie lo abbandonarono. 

 

Author: Jenny Citino
Jenny Citino è la curatrice del blog letterario "Librichepassione.it" Amante della lettura sin da bambina, alterna questa sua passione con la musica classica, il giardinaggio e la pratica dello Yoga.