Recensione “La malizia del vischio”

Ti piace davvero trascorrere il Natale con i tuoi familiari? Non parlano troppo? Non fanno troppe domande?

Nella sua prima traduzione italiana, La malizia del vischio di Kathleen Farrell è un irriverente romanzo a sfondo natalizio che combina deliziose atmosfere rétro, spietate battute al vetriolo e una sfilata di personaggi in cui ogni lettore ritroverà qualcosa di sé – e del proprio Natale in famiglia.

In una località sulla costa del Sussex, una famiglia si appresta a riunirsi nella dimora dell’anziana matriarca per trascorrere le festività natalizie. Fuori soffia un vento freddo, la neve comincia a cadere e la tirannica padrona di casa è pronta ad accogliere la sua ribelle nidiata. A mano a mano che arrivano gli ospiti, ognuno con il suo carico di segreti, risentimenti e drammi personali, l’atmosfera si scalda: il fuoco viene acceso, lo sherry versato, i regali incartati e gli artigli affilati. Molte sono le tensioni nascoste che strisciano silenziose per i corridoi della grande casa: la nipote Bess, che vive con la zia, asseconda tutti i suoi capricci ma in realtà fantastica di fuggire; la figlia Marion è bersagliata dalla madre per il fatto di essere una donna in carriera e sfoga la propria frustrazione sul malcapitato marito; il figlio Adrian, inadeguato sotto tutti i punti di vista, si presenta a casa della madre ubriaco e pronto a dare spettacolo; il nipote Piers, giovane ambizioso e avventato, si diverte a corteggiare la cugina Bess, del tutto incurante delle possibili conseguenze. E se inizialmente gesti, sguardi e frecciatine sono ammantati dal velo ingannevole delle buone maniere, nell’arco di tre giorni può succedere di tutto, e i membri della famiglia faranno bene a prepararsi a un finale… scoppiettante.

Il Natale non è Natale senza la famiglia.”

La Malizia del Vischio” di Kathleen Farrell è un tuffo nella vita di una famiglia durante il periodo natalizio, un’opera arguta e tagliente pubblicata originariamente nel 1951 e ora riportata alla luce da Fazi Editore.

Ambientato in una località costiera del Sussex nel dopoguerra, il romanzo rivela la vita di una famiglia che si riunisce per le festività. Mentre la scena è impreziosita da elementi tipici del Natale, il vero cuore della storia risiede nei segreti, nei risentimenti e nei drammi personali che ognuno dei membri della famiglia porta con sé.

La stanza era in attesa e la tensione di sapere che l’arrivo dei visitatori era imminente le fece arricciare le dita contro i palmi delle mani. Provò un momentaneo sgomento alla prospettiva dei nuovi arrivi, anche si trattava solo di parenti…

Bess, la nipote che sogna di fuggire; Marion, la figlia sotto il giogo delle aspettative materne; Adrian, il figlio che trova rifugio nell’alcool; Piers, il nipote ambizioso. Tutti nascondono dietro le buone maniere una serie di tensioni che, nel corso di tre giorni, emergono portando a uno svolgimento inaspettato della trama.

Inizialmente, le tensioni sono velate dalle buone maniere, ma con il trascorrere del tempo , tutto cambia, portando a un finale sorprendente.
La famiglia diventa il terreno fertile per la comicità, la drammaticità e l’egoismo.

“Qual’ è il tuo più grande desiderio?
Essere lasciata in pace.”

Il romanzo cattura abilmente l’ instabilità dei rapporti di questa famiglia, portando alla luce la comicità, la drammaticità e l’egoismo intrinsechi nelle relazioni familiari. L’ autrice offre uno sguardo vivo e spietato, mettendo in luce il lato oscuro delle interazioni quotidiane. Alla fine, ogni personaggio è esaminato in modo chiaro, costringendo il lettore a riflettere sulle loro azioni e motivazioni.

“Ricordava quando, da ragazza, era lei a decorare l’albero ma faceva fatica a rievocare la felicità che provava allora, la sensazione che tutto andasse bene, che tutto fosse certo. Razionalmente aveva sempre saputo che niente sarebbe durato, ma nel profondo del cuore non ci aveva mai creduto.”

“La Malizia del Vischio” è una commedia familiare che, nonostante il suo contesto natalizio, affronta temi universali e offre uno spaccato affilato e onesto sulla complessità delle dinamiche familiari.
Alla fine del libro, sarà difficile non essere criticamente riflessivi sul comportamento di ognuno di loro, poiché il romanzo riesce a far emergere le sfaccettature sgradevoli, accomodanti ed egoistiche di ciascun personaggio.

“Possedeva poche cose, ed era fiero di aver imparato ad abbandonare tutto e allontanarsi senza provare rimpianto per quello che lasciava, che fossero persone, vestiti o oggetti personali. Laddove altri riempivano le loro esistenze lui restava libero.”

Questo libro non è stato molto apprezzato, forse perchè non è la solita storiella natalizia dove tutti si vogliono bene, sono super felici e soddisfatti della propria vita, dove vige l’ ipocrisia “Ma si, è Natale vogliamoci bene”…
Io l’ ho trovato molto interessante e realistico, perchè mi ha riportato indietro nel tempo, a quando io bambina trascorrevo il Natale nella nostra grande famiglia che somiglia sotto molti aspetti alla famiglia del romanzo….
Ricordo ancora le sorelle che si lamentavano della cognata perchè non alzava il sedere dalla sedia per dare una mano (la signora voleva essere servita e riverita 🙂 , mentre loro sgobbavano da giorni, la nuora che non sopportava la suocera e per questo motivo si creava una forte tensione con il marito, oppure la gelosia tra sorelle e fratelli perchè i nonni prediligevano i nipoti venuti dal Nord.


Il libro, nonostante le dispute familiari, ha catturato la mia attenzione e apprezzamento. Finalmente, una storia che non dipinge l’immagine idealizzata della famiglia Mulino Bianco. Evviva la complessità e autenticità delle dinamiche familiari!

Author: Jenny Citino
Jenny Citino è la responsabile editoriale della rivista on-line "Librichepassione.it" Amante della lettura sin da bambina, alterna questa sua passione con la musica classica, il giardinaggio e la pratica dello Yoga. Ha conseguito i seguenti corsi di formazione: "Lettura e benessere personale come rimedio dell'anima" " Avvicinare i bambini alla lettura con i racconti di Gianni Rodari"