Recensione del romanzo “Una donna in controluce” di Gaelle Josse edito da Solferino

“Una donna in controluce”
Autrice: Gaelle Josse
Traduzione di: Elena Cappellini
Casa editrice: Solferino
genere: romanzo-biografico
data di pubblicazione: 24 settembre 2020
pagine: 143
prezzo: 16,00 euro

TRAMA

Raccontare Vivian Maier significa raccontare una vita invisibile, cancellata. La vita di una bambinaia. Ma quella bambinaia era una fotografa di genio destinata a diventare una leggenda. Raccontare Vivian Maier vuol dire immaginare un’americana di origini francesi che ispeziona infaticabile le vie, gli angoli delle città in cui vive, rubandone fotogrammi con una Rolleiflex da cui non si separa mai. Significa cercare di ricostruire i frammenti di una biografia in cui lei, Vivian, sfugge, sfuma sempre in un fuori fuoco, una dissolvenza impossibile da afferrare, in cui si perde anche il suo nome. Vivian o Viviane? Maier, ma anche Von Meyer, Meyer, Mayer, oppure Meier. Tutto intorno a lei sembra fluttuare, adattarsi a un’inquadratura, un taglio di luce che non riesce a persistere più di un istante. Raccontare Vivian Maier significa far rivivere il suo sguardo attento agli umiliati e offesi, i perdenti del sogno americano, cui lei stessa apparteneva. Significa ritrovare nei suoi celebri autoritratti quegli stessi volti pieni di fatica, dolore, dignità, destinati a fare la storia della street photography. Capolavori ritrovati per caso in un fondo di magazzino. Ammucchiati come oggetti senza importanza, lascito di un’indigente che nessuno avrebbe mai rivendicato, si sarebbero rivelati un’opera d’arte di un’assolutezza espressiva così portentosa da imporsi al mondo. Lei, l’autrice, sarebbe morta senza averli mai visti stampati. A poco più di dieci anni dalla morte di Vivian Maier, Gaëlle Josse ci consegna un suo ritratto delicato e potente: un’istantanea che cattura l’immagine di una donna libera, una magnifica esclusa, che ha scelto di vivere con gli occhi bene aperti, mentre nessuno poteva vederla.

RECENSIONE

“Una donna libera, un’ artista che vive della sua arte con la sua arte. (…)
Vivian cammina, guarda, esplora, scopre con gesto e occhio sicuro.”

Nel suo romanzo-biografico,  “Una donna in controluce”  l’autrice Gaelle Josse racconta alcuni frammenti di vita della fotografa di origini francesi-austriache  Vivian Maier, una figura enigmatica della quale si conosce ben poco, un’artista dal talento eccezionale che è voluta rimanere nell’ombra.
A far riemergere  questa figura invisibile è stato John Maloof che dopo aver acquistato degli scatoloni contenenti negativi e alcune fotografie a un’asta , preso dalla curiosità  inizia le ricerche su questa artista misteriosa.

“Un girotondo in bianco e nero. Infinito. Un mare di volti. Alcune immagino lo intrigano. Forse lo turbano. Tanti volti, momenti di vita, estranei che sembra di conoscere. Sono di un’ umanità sconvolgente e riflettono un’assoluta maestria nella scelta dell’ inquadratura. (…)
Da quell’occhio che si posa sulla vita, su tutte quelle storie  racchiuse in uno scatto, storie urbane, ambientate nel brulichio, nel magma compatto della città.”

Vivian Maier è una donna dall’esistenza  difficile.
La nonna Eugènie partita per l’America  per fare fortuna ,lascia la figlia Maria madre di Vivian in Francia, dopo qualche anno la donna riesce a fare approdare in America anche la figlia, tuttavia Maria non vuole seguire le orme di Eugènie  di lavorare come cameriera nelle famiglie più agiate.  Maria è ambiziosa, punta in alto ed è proprio la sua ambizione che la porta ad affrontare molte vicissitudini.
Maria si sposa  con un uomo emigrato in America in ricerca di fortuna proprio come lei, ma non sa che cosa l’attende…
Dal matrimonio con Charles, la donna avrà  due figli: Carl e Vivian.
Maria si rifugia  dalla madre, Eugènie accoglie tutti a braccia aperte, ma ancora una volta Maria è insoddisfatta, perciò dopo i vari insuccessi decide di partire per la Francia , di ritornare al suo paese natio portando con sé la piccola Vivian e lasciando Carl con il padre.
Vivien  in Francia trascorrerà i sei anni più felici della sua vita…
Purtroppo a causa dei comportamenti problematici del figlio Maria deve fare ritorno in America.
Vivian a diciassette anni  decide di essere indipendente, si lascia alle spalle il fratello e la madre e inizia a lavorare in fabbrica, ma quel lavoro non fa per lei,  il suo obiettivo non è quello di trascorrere ore ed ore inchiodata ad una macchina, lei vuole esplorare.

“Vivian si partorisce da sola. Nessuno le ruberà la libertà. Ha la forza di chi non ha ereditato niente, di chi non si aspetta niente. Della vita conosce già tutti i drammi. E’ libera, tragicamente libera. Spetta a lei scrivere la sua storia, con quel poco che ha. La corazza che inizia a costruirsi è l’unico scudo che la protegge da tutto ciò che la minaccia. Miseria. Solitudine. Smarrimento.”

Dopo qualche anno, Vivian trova lavoro come bambinaia presso la famiglia Gensburg, la coppia ha tre figli.
L’artista in quegli anni ha i suoi spazi, ha piena libertà nel gestire i bambini e le sue ore libere che userà per andare in giro a fotografare volti ,vicoli nelle zone  più nascoste della città.
Vivian non è una bambinaia che scatta per diletto, ma un’ artista che si accontenta di un semplice lavoro per vivere.

“Non c’è niente di fortuito , di casuale nei suoi ritratti. Ritratti, volti, pose, scene divertenti o drammatiche, senso della composizione, dell’ inquadratura, Vivian firma le sue opere.(…)
Catturare l’istante e dargli vita per sempre.”

Vivian dopo i Gensburg  farà da bambinaia ad altri bambini, ma non rivivrà la stessa bellissima esperienza.

Vivian Maier rimane una figura misteriosa, un’artista tormentata ,di lei rimangono i suoi preziosi scatti.
Lei è una fotografa di strada, ama cogliere l’attimo, con la sua macchina fotografica da cui non si separa mai   riesce a  rivelare gli stati d’animo dei volti che fotografa. Le sue non sono semplici immagini,  con il suo obiettivo coglie l’essenza dell’anima, percepisce il dolore, la povertà, la solitudine attraverso i suoi scatti raccoglie emozioni perché solo chi  ha vissuto un’ esistenza difficile  è in grado di riconoscerle.
Attraverso le sue foto si fa porta voce delle varie sfaccettature della vita.

“Una donna controluce” è  una storia commovente, delicata e potente. Dopo dieci anni dalla morte della Maier,  l’autrice ci regala un bellissimo ritratto, l’immagine di una donna libera che guardava il mondo da dietro un obiettivo che faceva da lente di ingrandimento permettendole di vedere oltre le apparenze, un’artista invisibile che è venuta fuori grazie alle sue immagini. Mi sarebbe piaciuto sapere di più su questa donna , peccato che ci siano poche documentazioni riguardanti la sua vita.
Alcune domande rimangono in sospeso: Perché Vivian non ha mai mostrato il suo lavoro a nessuno?  Perché non hai mai cercato il minimo riconoscimento?
Io dopo aver letto il libro sono andata a visitare il sito web  che l’autrice segnala nelle ultime pagine del libro  e devo dire  che ne sono rimasta incantata.
Per chi ama la fotografia soprattutto quella  da strada consiglio di andarle a vedere, Vivian Maier è stata la pioniera della Street photography.

“Bisogna averne vissute tante, aver attraversato  le difficoltà dell’esistenza  per saper riconoscere così, in pochi secondi, in un viso, in un gesto, in un dettaglio, il corso di una vita intera.”

Per saperne di più su Vivian Maier http://www.vivianmaier.com/

Author: Jenny Citino
Jenny Citino è la curatrice del blog letterario "Librichepassione.it" Amante della lettura sin da bambina, alterna questa sua passione con la musica classica, il giardinaggio e la pratica dello Yoga.