Prossimamente “Mrs March” La moglie dello scrittore

Disponibile dal 6 Settembre 2022

NULLA È PIÙ SPAVENTOSO DEL GIUDIZIO DEGLI ALTRI

Feito riesce a catturare completamente questo mondo, mentre aumenta la tensione causata dalla psiche sempre più frantumata di Mrs. March, in un modo che ricorda i romanzi di Patricia Highsmith.” – New York Times Book Review

L’autrice ha fatto la cosa più spaventosa, meravigliosa e veramente romanzesca di tutte: ha guardato attraverso Mrs. March e i segreti vergognosi, meschini e torbidi che tutti si portano dentro.” The Guardian

Ho letto il romanzo di Virginia Feito tutto d’un fiato e ne sono rimasta completamente catturata. Ho capito subito che dovevo portarlo sugli schermi e interpretare Mrs. March. Non vedo l’ora di affondare i denti in lei.” – Elisabeth Moss

L’ultimo romanzo di George March è come sempre un successo, adorato dai lettori e dalla critica.

Nessuno potrebbe essere più fiero della sua devota moglie, che si sente parte di tutti gli onori e i riconoscimenti: Mrs. March è infatti completamente dedicata al marito. La sua vita nell’Upper East Side segue una rigida routine fatta di dignità e totale controllo. Finché una mattina, mentre compra il pane nella consueta pasticceria, Mrs. March conversa con la commessa e per caso capisce che la protagonista del romanzo, una disgustosa e meschina prostituta, è ispirata a lei. Stringendo la borsetta di pelle nei guanti color menta, fugge dal negozio, sconvolta. Cosa può aver fatto per meritare una tale umiliazione?

Il sospetto comincia a insinuarsi insidioso nella sua mente. E tutto quello che credeva di sapere su George e su se stessa inizia a sembrarle un inganno. La paranoia la spinge a frugare tra i documenti del marito, fino a trovare un articolo di giornale che parla di una donna scomparsa. Forse George c’entra qualcosa? Nella notte, Mrs. March inizia a sentire strani rumori, i pensieri la assalgono senza sosta e in più nella casa iniziano ad apparire degli scarafaggi impossibili da debellare… Finché la donna decide. Deve fare qualcosa per scoprire la verità.

Mrs. March. La moglie dello scrittore è un romanzo fenomenale che combina atmosfere hitchcockiane con uno humour incredibilmente nero. Virginia Feito, con un talento fuori dall’ordinario, ci regala una riflessione tagliente sulla fragilità del nostro essere. Una storia piena di suspense e paranoia che riesce a farci dubitare anche della nostra immagine riflessa in uno specchio e da cui sarà tratto un film diretto e interpretato da Elisabeth Moss.

Ai miei genitori,
Mr. e Mrs. Feito

I pettegoli hanno abbassato la voce
Affinché le parole rendessero certe le dicerie.
Dylan Thomas, The Gossipers

1

George March aveva scritto un altro libro.

Era un grosso tomo che sulla copertina sfoggiava un vecchio dipinto olandese a olio raffigurante una giovane serva che si toccava con modestia il collo. Mrs. March passò davanti a una piramide piuttosto impressionante di volumi con la copertina rigida nella vetrina di una libreria di quartiere.

Destinato a essere accolto come l’opera principale di George March, il libro si stava già insinuando – a insaputa di lei – in tutte le classifiche dei bestseller e dei club di lettura e andava a ruba persino nelle librerie meno frequentate, ispirando raccomandazioni entusiastiche tra amici. «Hai letto il nuovo libro di George March?» era diventata la frase con cui ultimamente si attaccava bottone ai cocktail party.

Stava andando alla sua pasticceria preferita, un posticino simpatico con un tendone rosso e una panchina imbiancata davanti. La giornata era fredda, ma non insopportabile, e Mrs. March se la prendeva comoda e ammirava gli alberi, ora spogli, che costeggiavano le strade, le stelle di Natale di velluto che adornavano le facciate dei negozi, le vite in mostra attraverso le finestre delle case di città.

Giunta alla pasticceria rivolse uno sguardo al proprio riflesso nella porta di vetro prima di aprirla ed entrare, con il campanello in alto che, tintinnando, annunciò il suo arrivo. Fu inondata all’istante dai fiati caldi e dai corpi sudaticci che all’interno si fondevano con il calore dei forni in cucina. Al bancone si era formata una lunga coda che si snodava intorno ai pochi tavoli sparsi, occupati da coppie e uomini d’affari gioviali, tutti a fare colazione o prendere un caffè, indifferenti al rumore che facevano.

L’agitazione e la circospezione rivelatrici che si manifestavano sempre quando doveva interagire con gli altri fecero accelerare il polso a Mrs. March. Si mise in coda sorridendo agli sconosciuti intorno a lei e si tolse i guanti in pelle di capretto. Un regalo di Natale che le aveva fatto George due anni prima, avevano un colore molto particolare per un paio di guanti, una specie di verde menta. Lei non avrebbe mai scelto quella tinta, non credeva che ce l’avrebbe nemmeno fatta, ma la elettrizzava immaginare che degli sconosciuti, vedendola indossarli, l’avrebbero considerata una donna così disinvolta e sicura di sé da scegliere un colore tanto audace.

George aveva acquistato i guanti da Bloomingdale’s e questo non finiva mai di stupirla. Si era immaginata George al banco dei guanti che mercanteggiava con una commessa ossequiosa, per nulla imbarazzato di fare shopping nel reparto femminile. Una volta lei aveva tentato di comprare della biancheria intima da Bloomingdale’s. Quel giorno d’estate era torrido, la camicia le si incollava alla schiena e i sandali al marciapiede. Il sudore sembrava stillare persino dal selciato.

A metà di una giornata lavorativa Bloomingdale’s attirava perlopiù casalinghe benestanti, donne che si avvicinavano languidamente agli scaffali di abbigliamento, sorrisi rosa pastello sbavati su labbra increspate, con l’aria di chi non vorrebbe essere lì ma, ahimè, non aveva potuto evitarlo, che altro fare, davvero, se non provare qualche vestito e magari comprarselo? Questo tipo di energia intimidiva Mrs. March più di quella che pervadeva il grande magazzino la sera, quando le donne che lavoravano si avventavano sugli scaffali senza grazia o dignità, facendo scorrere rapidamente gli appendini senza preoccuparsi di raccogliere gli indumenti che scivolavano a terra.

Da Bloomingdale’s, quella mattina, Mrs. March era stata scortata verso uno spazioso camerino di prova rivestito di rosa. In un angolo c’era un grosso divano di velluto accanto a un telefono privato con il quale avrebbe potuto chiamare le commesse, che si immaginava ridacchiare e bisbigliare appena fuori dalla porta. Nel camerino tutto era di un rosa intenso e appiccicoso, compreso il tappeto, e assomigliava all’alito che sa di gomma da masticare di una quindicenne. Il reggiseno che avevano scelto per lei, e che pendeva provocante da un appendino imbottito di seta sulla porta del camerino, era morbido, leggero e dal profumo dolciastro di panna montata. Si premette un laccio di pizzo sulla faccia e lo annusò; esitando si toccò la camicetta, ma non ebbe il coraggio di spogliarsi e provare quell’oggetto così delicato.

Finì per comprare l’intimo in un negozietto a downtown di proprietà di una donna zoppicante e piena di nei che indovinò la sua misura di reggiseno dopo una rapida occhiata alla sua figura completamente vestita. A Mrs. March piaceva il modo in cui la donna l’aveva assecondata, facendole i complimenti per la sua linea e, ancora meglio, sparlando della forma delle altre clienti tra un “ povera me” deluso e l’altro. In questo negozio le donne guardavano i suoi abiti costosi con desiderio non dissimulato. Non mise più piede da Bloomingdale’s.

Ora, mentre era in coda alla pasticceria, abbassò lo sguardo sui guanti, poi sulle unghie, e provò sconforto nel constatare che erano secche e spezzate. Si rimise i guanti di capretto e, alzando gli occhi, si accorse che proprio davanti a lei una donna aveva saltato la fila. Pensando che si trattasse evidentemente di un errore, cercò di stabilire se stesse solo salutando qualcuno che era già in coda, invece no, era ferma davanti a lei in silenzio. A disagio, Mrs. March rifletté se affrontarla o no. Saltare la fila era da maleducati, se davvero era stata quella l’intenzione della donna, ma se invece si era sbagliata? Quindi non disse nulla e si limitò a mordersi l’interno della guancia – un’abitudine maniacale che aveva ereditato dalla madre – fino a che la donna non ebbe pagato e se ne fu andata, dopodiché toccò a lei.

Sorrise oltre il bancone a Patricia, la capellona dalle guance rosse che gestiva il negozio. Patricia le piaceva, la considerava una specie di locandiera grassoccia e sboccata, ma gentile: il tipo di personaggio che avrebbe protetto un branco di poveri orfanelli in un romanzo di Dickens.

«Ah, eccola qui, la donna più elegante del locale!» disse Patricia quando Mrs. March si avvicinò, voltandosi raggiante per vedere se qualcuno aveva sentito. «Il solito, tesoro?»

«Pane con le olive nere e, be’, sì…» disse. «Stavolta vorrei anche due scatole di macaron, per favore. Di quelle grandi.»

Patricia armeggiò dietro il bancone, buttandosi l’enorme criniera da una spalla all’altra mentre preparava l’ordine. Mrs. March estrasse il portafogli, sorridendo ancora per il complimento di Patricia e accarezzando con la punta delle dita le protuberanze della pelle di struzzo.

«Sto leggendo il libro di suo marito» disse Patricia, china dietro il bancone e momentaneamente fuori dalla visuale. «L’ho comprato due giorni fa e l’ho quasi finito. Non riesco a smettere. È fantastico! Davvero fantastico.»

Mrs. March si avvicinò ancora un po’, appoggiandosi alla vetrinetta con i muffin assortiti e le cheesecake, sforzandosi di sentire malgrado il baccano. «Ah» disse, colta di sorpresa da questa conversazione. «Be’, mi fa piacere saperlo. Sono sicura che farà piacere anche a George.»

«Dicevo proprio ieri sera a mia sorella che conosco la moglie dello scrittore e, accidenti, dev’essere orgogliosa.»

«Ah, be’, sì, anche se ha già scritto molti altri libri…»

«Ma questa non è la prima volta che basa un personaggio su di lei?»

All’improvviso Mrs. March, che si stava ancora gingillando con il portafogli, rimase imbambolata. Il volto si irrigidì ed ebbe la sensazione che le si sciogliessero le viscere, tanto che temette di avere delle perdite. Patricia, ignara, posò il suo ordine sul ripiano e batté lo scontrino.

«Io…» disse Mrs. March, trafitta da una scheggia di dolore nel petto. «Che cosa intende?»

«Intendo… il personaggio principale» sorrise Patricia.

Mrs. March batté le palpebre, restando a bocca aperta, incapace di rispondere, con i pensieri che le restavano attaccati al cranio nonostante li strattonasse, come se fossero invischiati nel catrame.

Patricia aggrottò la fronte davanti a quel silenzio. «Magari mi sbaglio, ovviamente, ma… siete così simili che ho pensato… be’… mi sono immaginata lei mentre leggevo, non so…»

«Ma… la protagonista, non è…» Mrs. March si sporse in avanti e, quasi sussurrando, disse: «Una prostituta?».

Sentendo queste parole Patricia scoppiò in una risata rumorosa e bonaria.

«Una prostituta che nessuno vuole portarsi a letto?» aggiunse Mrs. March.

«Be’, certo, ma questo fa parte del suo fascino.» Il sorriso di Patricia divenne esitante quando vide l’espressione sul volto di Mrs. March. «In ogni caso» proseguì, «non si tratta di questo, è più… il modo in cui dice le cose, i suoi manierismi persino, o come si veste.»

Mrs. March si guardò la pelliccia, le calze che le fasciavano le caviglie e i mocassini lucidi con le nappe, poi tornò a guardare Patricia. «Ma è una donna orribile. È brutta e stupida, è tutto quello che non vorrei mai essere.»

La protesta le uscì in un tono più viscerale di quanto avrebbe voluto e la faccia flaccida di Patricia assunse un’aria sorpresa. «Ah, be’… pensavo solo…» Aggrottò di nuovo la fronte e scrollò la testa, suscitando il disprezzo di Mrs. March per l’imbecillità di quell’espressione stupita. «Allora sono sicura di essermi sbagliata. Non mi dia retta, e comunque non leggo mai, che diavolo vuole che ci capisca.» Fece un sorriso luminoso come per tagliare corto. «Desidera altro, tesoro?»

Mrs. March deglutì e, nauseata, abbassò lo sguardo verso il bancone e i sacchetti di carta marrone che contenevano il pane alle olive, i muffin per la colazione e i macaron ordinati per il party dell’indomani sera, un evento intimo e discreto per festeggiare l’ultima pubblicazione di George in compagnia dei loro amici più cari (o, perlomeno, di quelli più importanti). Si scostò dal banco, guardandosi le brutte mani che stringevano i guanti, sorpresa di scoprire che se li era tolti ancora…

foto presa dal web

Virginia Feito è nata a Madrid nel 1988, ha vissuto a Parigi, a Londra -dove ha studiato Letteratura Inglese e Arte Drammatica alla Queen Mary University e ha sviluppato il suo amore per la letteratura gotica e il teatro-, a New York e ancora a Madrid, dove ha studiato Pubblicità alla Miami Ad School. Ha lavorato in importanti agenzie pubblicitarie e ha vinto numerosi premi in festival nazionali e internazionali. Nel 2019 ha deciso di lasciare tutto per dedicarsi alla scrittura di Mrs. March, il suo primo romanzo, in inglese, che ha portato a un’asta per i diritti negli Stati Uniti ed è in corso di traduzione in diverse lingue. Pubblicato nel 2021, è stato uno dei libri dell’anno secondo Library Journal e The Times, è tra i best seller secondo il Sunday Times e Blumhouse Productions lo sta adattando al cinema insieme a Elisabeth Moss, che ne interpreterà il protagonista. I critici americani hanno paragonato Feito a Patricia Highsmith, Hitchcock e Shirley Jackson.

Author: Jenny Citino
Jenny Citino è la responsabile editoriale della rivista on-line "Librichepassione.it" Amante della lettura sin da bambina, alterna questa sua passione con la musica classica, il giardinaggio e la pratica dello Yoga.

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