Prossima uscita: “I segreti di una libraia” di Michelle Gable

Dal 1 Luglio 2021 in tutte le librerie e on-line

Londra, 1942. Non sono solo i raid aerei e le spie tedesche a preoccupare Nancy Mitford. Distrutta da un lutto e con il cuore in pezzi, ha scelto di allontanarsi da suo marito, ha abbandonato il sogno di scrivere e non ha neanche un’idea precisa di come farà a mantenersi. La stella che era un tempo, quella brillante giovane in grado di affascinare i salotti con un carisma invidiabile e un umorismo sferzante, sembra tramontata per sempre. Desiderosa di distrazioni e alla disperata ricerca di entrate, Nancy coglie al volo l’occasione di gestire la libreria Heywood Hill, mentre il proprietario è al fronte. Tra i vivaci affari del negozio e gli incontri letterari organizzati per i suoi eccentrici amici, la vita sembra tornare a sorriderle. Ma quando un misterioso ufficiale francese la esorta a raccontare la sua storia, Nancy si trova di nuovo tentata dalla sua più grande passione: la scrittura. Quanto è pericoloso aprire nuovamente il cuore, rischiando di essere ferita ancora?  Giorni nostri. La libreria Heywood Hill è in fermento per la caccia a un manoscritto della celebre Nancy Mitford, andato perduto durante la guerra. La ricerca, oltre a rivelare dettagli del tutto sconosciuti sulla vita della scrittrice, porterà alla luce insospettabili segreti sepolti nelle pieghe del tempo. Possibile che quelle parole risalenti a un’altra epoca possano avere il potere di legare indissolubilmente il passato e il presente?

Alla mia agente, Barbara: 
senza di te, nulla di tutto questo

La famiglia Mitford

I genitori
Lord Redesdale: David Freeman-Mitford, secondo barone Redesdale, “Farve”
Lady Redesdale: Sydney Bowles, “Muv”
Le sorelle
La romanziera: Nancy Freeman-Mitford (nata nel 1904)
La signora di campagna: Pamela Freeman-Mitford (nata nel 1907)
La fascista: Diana, Lady Mosley (nata nel 1910)
La confidente di Hitler: Unity Valkyrie Freeman-Mitford (nata nel 1914)
La comunista: Jessica Lucy “Decca” Freeman-Mitford (nata nel 1917)
La duchessa: Deborah “Debo” Cavendish, duchessa di Devonshire (nata nel 1920)
Il fratelloThomas “Tom” David Freeman-Mitford (nato nel 1909)

Aprile 1946

Hôtel de Bourgogne, Parigi VII arrondissement

Eccoli lì, catturati come mosche in quell’attimo ambrato: clic fa la macchina e la vita continua. Minuti, giorni, anni, decenni che li trascineranno sempre più lontano da quella felicità e dalle promesse della giovinezza, dalle speranze… e dai sogni che hanno sognato per sé stessi.

Nancy Mitford, Inseguendo l’amore

«Alors, racontez!», disse il colonnello cingendole le spalle con un braccio e facendola girare.

Nancy, naturalmente, dovette abbassarsi per essere all’altezza di quell’uomo spaventosamente piccolo.

«Racontez! Racontez!».

Lei rise pensando a tutte le volte che le aveva fatto quella domanda.

«Allô… allô!», disse lui, interrotto dalle scariche elettrostatiche. «Stavi dormendo?».

Il colonnello poteva essere a Parigi, ad Algeri o in un qualsiasi altro posto che non gli era consentito rivelare. Potevano trascorrere settimane oppure mesi, e poi a Londra squillava un telefono e il mondo di Nancy Mitford ripartiva di nuovo.

«Alors, racontez! Raccontami tutto!».

E lei lo faceva.

Il colonnello trovava le storie di Nancy divertenti e stravaganti, erano diverse da tutte quelle che aveva sentito fino ad allora ed era deliziato soprattutto dalle sei ragazze Mitford e dalla loro società segreta. Nancy aveva anche un fratello, ma non contava quasi nulla.

«C’est pas vrai!», esclamava il colonnello ogni volta che sentiva una nuova storia. «Non può essere vero!».

«È successo veramente», rispondeva Nancy. «Che cosa ti aspetti da una famiglia che conta nel proprio albero genealogico una nazista, una comunista e parecchi fascisti?»

«C’est incroyable!».

Ma le sue sorelle e la Hon Society erano il passato, mentre quella dorata camera d’albergo parigina, dove il colonnello stava ora togliendo la bottiglia di champagne dal secchiello del ghiaccio, era il presente. Com’era finita lì? Era un sogno impossibile.

«Promettimi che possiamo stare qui per sempre», disse Nancy.

«Qui o in un posto come questo», rispose lui con un sorriso.

Nancy sentì il cuore balzarle in gola. Con quella faccia butterata e la calvizie incipiente, il colonnello era decisamente orribile, l’esatto contrario del suo aitante marito, che sembrava il 

ritratto della salute. Ma Nancy amava il suo colonnello con ogni parte di sé stessa, in particolare quella femminile, che costituiva un’altra rilevante differenza tra i due uomini.

«Le mie amiche vogliono un amante francese», disse Nancy gettando i guanti sul letto. «E tutto grazie al personaggio fittizio di un libro. Si sono perdutamente innamorate di Fabrice!».

«Bien sûr, come nella vita reale», disse il colonnello stappando lo champagne. Le bollicine risalirono lungo il collo della bottiglia e il vino scese fino alle sue tozze mani.

«Che incorreggibile donnaiolo!», esclamò Nancy, sollevando le persiane e scrutando la piazza sottostante. «Finalmente una camera con vista!».

La finestra si affacciava sul Palais Bourbon, sede dell’Assemblée nationale, il governo che reggeva la Francia da duecento anni, tranne l’interludio in cui il palazzo era stato occupato dalla Luftwaffe. Fino a pochi mesi prima sulla facciata era appeso uno striscione di propaganda tedesca: “DEUTSCHLAND SIEGT AN ALLEN FRONTEN”. La Germania è vittoriosa su tutti i fronti. Ma lo striscione adesso era stato tolto, la Francia era libera e Nancy si trovava a Parigi, come aveva programmato.

«Che meraviglia!», disse Nancy, voltandosi a guardarlo con aria civettuola. «Un invito a pranzo domani? Cosa ne pensi?»

«Okay, ma chérie, quoi que tu en dises», rispose il colonnello mentre lei gli si avvicinava.

«Tutto quello che desidero?», disse Nancy. «Non vedevo l’ora di sentire queste parole! Che ne dici di lumache, pollo e formaggio? No, lo so che tu preferisci mangiare roba in barattolo. A questo proposito, tesoro, non devi preoccuparti per le tue prospettive di lavoro. Lo so che ti mancherà la Francia, ma avremo molto più tempo libero!».

Nancy era fiera del lavoro svolto dal colonnello in qualità di chef de cabinet del generale de Gaulle, ma le sue dimissioni le rendevano la vita molto più comoda. Non avrebbe più dovuto restare ad aspettarlo o sopportare i suoi esasperanti orari. Ho una giornata politicamente pesante. FAMMI CONTROLLARE… puoi venire alle sei meno due minuti?

«È una delle cose migliori che potevano capitarci», disse Nancy. «Oh, tesoro, ci aspetta una vita meravigliosa!».

Nancy si sporse in avanti e impresse un bacio sul naso del colonnello.

«On trinque?», disse lui sollevando la coppa.

Nancy fece lo stesso con la sua e brindarono.

«Santé!», disse lui.

Nancy alzò lo sguardo al cielo. «I francesi sono così noiosi con i loro brindisi. A chi importa della mia salute, che il più delle volte è cagionevole? Brindiamo piuttosto ai romanzi e ai lettori di tutto il mondo!»

«À la femme auteur, Nancy Mitford!», esclamò il colonnello facendo tintinnare la sua coppa con quella di Nancy. «Vive la littérature!».

Notte del Ringraziamento

Arlington, Virginia

Katie si sveglia disorientata. Non sa dove si trova, sa soltanto che è sul sedile posteriore di un’auto. Non ha più il telefono, non riesce a trovare la borsa. Sui suoi jeans c’è una crosta bianca.

Si solleva cautamente e si mette a sedere. Stanno viaggiando ad almeno settanta all’ora sulla George Washington Parkway. Se è stata rapita, Katie non è né abbastanza agile né abbastanza in forma per lanciarsi fuori dall’auto. Solleva lo sguardo sul sedile davanti e il suo panico svanisce quando riconosce le lunghe e splendenti chiome delle nipoti.

«Salve, ragazze», dice.

«Ben tornata tra noi», risponde Danielle. È la più grande delle due sorelle, di sedici mesi, ed è lei che sta guidando. «Hai fatto un bel pisolino?».

«Hai visto?», dice la sorella minore, Clementine. «Te l’avevo detto che non c’era bisogno di una lavanda gastrica».

«Che ne sai di queste cose alla tua età?», dice Katie. Clem ha quindici anni ed è molto carina, ha le ciglia lunghe e il naso lentigginoso, ma Katie la vede ancora come la bambina con i denti sporgenti e la vocina da Muppet. «Comunque, non ho mica bevuto tanto», aggiunge.

Un gorgoglio dello stomaco la smentisce mentre nella sua mente gli eventi di quella serata si susseguono come fotografie. La cena del Ringraziamento. Tre tavoli. Una quarantina di invitati. Sua madre, i fratellastri, il corteo di zii e zie. Ci sono anche degli estranei. Vicini, forse, oppure lontani parenti del patrigno Charles.

«Non hai bevuto tanto?», dice Clem in tono allarmato. «Ma allora cosa consideri tanto

«Sì, era tanto», ammette Katie. Da lei ci si aspetterebbe che sia un modello di comportamento. «Ascoltatemi bene, ragazze», dice, «bere troppo non porta a niente di buono. Finisci soltanto per stare male, e poi ti chiedi per ore se hai fatto qualcosa di imbarazzante».

«Grazie per il consiglio, zia».

«Il rimpianto non vale il breve intermezzo di divertimento».

«Perché, c’è stato un intermezzo?», domanda Dani.

«Forse ci siamo perse la parte in cui ti sei divertita», dice Clem.

Katie le vede scambiarsi un sorrisetto.

«L’alcol è un depressivo», dichiara Clem. «Non si dovrebbe bere quando si è tristi».

«Non sono triste!», obietta Katie, chiedendosi se sia vero. «Sono soltanto stanca. Ma sul fatto che sia un depressivo hai ragione».

Continuano a viaggiare in silenzio, superando bui palazzi di uffici e il cimitero di Arlington. Katie chiude gli occhi e si sforza di rievocare i disastrosi eventi della serata. Svuotare d’un fiato due coppe di Veuve Clicquot appena arrivata era stata forse la prima mossa sbagliata.

Katie cerca di ricordare. Vede tutti sedersi a tavola. Lei prende posto tra la nonna e Jill (Jillian?), la nuova fidanzata del fratellastro. Uno zio fa una domanda. Poi una zia. Katie sente che le si rizzano i peli sulla nuca. Jill, o Jillian, ripete una domanda che lei è già riuscita a schivare due o tre volte. La tensione sale. Volano parole pesanti.

«Merda», borbotta Katie. «Ho urlato contro la nuova ragazza di Chuck?»

«L’hai fatto», conferma Dani.

«E non hai solo abbaiato», aggiunge Clem. «Hai anche detto a Gam-Gam di andare a farsi fottere».

«Oh, mio Dio!», geme Katie, sentendosi sprofondare. È buffo come a trentanove anni una persona possa ancora avere problemi con la propria madre. «Ehi, ti dispiace rallentare? Stai andando un po’ troppo veloce».

«In verità sto rispettando il limite», risponde Dani, e Katie riesce quasi a sentire i suoi occhi che roteano.

«Non stressarti», dice Clem. «Lo sanno tutti che sei nella merda. Alla gente piace spettegolare, quando è in vacanza».

Dani annuisce vigorosamente. «A essere sinceri, è il motivo migliore per vedere la famiglia allargata».

«Sì, e non sembra che Gam-Gam se la sia presa troppo».

«Non ne aveva proprio l’aria», conferma Katie.

«Erano tutti molto più sconvolti dalle lacrime», aggiunge Clem.

«Ho pianto?», chiede Katie stropicciandosi gli occhi gonfi.

«Uau, sei molto più ubriaca di quanto sembri».

Clem dà una pacca sulla spalla alla sorella e le sussurra di essere gentile.

«È stata una sorpresa», dice Clem guardandola da sopra la spalla. «Gam-Gam pensa sempre che tu usi la tua cosiddetta “licenza creativa” per far apparire le cose più drammatiche di quanto non lo siano in realtà».

«Tua nonna lo dice soltanto quando una storia la dipinge in modo poco lusinghiero».

«Ma non sembri così drammatica», continua Clem. «A quanto ci risulta, il novanta percento delle volte sei felice».

«Spumeggiante», precisa Dani.

Katie strizza gli occhi. «Spumeggiante. Che parola orribile. È solo un modo per dire a qualcuno che è banale, irrilevante».

«Paranoica», canticchia Dani.

«A voi due nessuno ha mai detto che siete “spumeggianti”, vero?», dice Katie. «E sapete perché?»

«Perché siamo timide?», ipotizza Dani.

«O ansiose?», suggerisce Clem.

«Perché tutta la generazione Z pensa di essere ansiosa?»

«I nostri anni formativi sono stati un po’ difficili», osserva Dani. «Come forse ricorderai, per quasi un anno non ho visto nessuno tranne Clem e i miei genitori».

«E voi avete distrutto anche l’ambiente», dice Clem. «E l’economia. Adesso spetta a noi riparare i vostri danni, e per qualcuno può essere un compito ansiogeno. Mio Dio, non vedo l’ora che la gente normale sia abbastanza grande per votare».

«Sì», concorda Dani. «Immagina come sarebbe stato nascere nel secolo scorso».

«D’accordo», conclude Katie. «Potrete anche essere in ansia, ma il motivo per cui nessuno vi ha mai definite spumeggianti è perché siete alte entrambe un metro e settanta».

«Uhm, okay», dice Dani lanciando un’occhiataccia alla sorella.

«In verità io sono uno e settantacinque», precisa Clem.

Katie emette un sospiro e deglutisce. Il paesaggio che sfila fuori dal finestrino le fa girare la testa e lei sprofonda ancora di più nel sedile. A ogni minuto e a ogni chilometro la notte diventa più chiara e il nodo del rimpianto le serra sempre di più lo stomaco. L’hanno sentita tutti dire alla madre di andare a farsi fottere, ma ha fatto anche qualcosa di ben peggiore. Katie Cabot ha detto la verità…

Michelle Gable è cresciuta a San Diego, si è laureata al College of William & Mary e vive a Cardiff by the Sea, in California, con il marito, due figlie e un gatto. Si occupa di finanza e dedica tutto il tempo libero alla scrittura. La Newton Compton ha pubblicato Un favoloso appartamento a ParigiRitorno a ParigiIl libro dell’estate e I segreti di una libraia. Il suo sito internet è www.michellegable.com.

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Author: Jenny Citino
Jenny Citino è la responsabile editoriale della rivista on-line "Librichepassione.it" Amante della lettura sin da bambina, alterna questa sua passione con la musica classica, il giardinaggio e la pratica dello Yoga.