“Natale senza affanno” di Beth Kempton edito da Corbaccio in tutte le librerie e on-line. Estratto

TRAMA

E se il mese di dicembre fosse rilassante invece che stressante? “Natale senza affanno” ti conduce fuori dal buio dell’inverno per approdare all’incanto di un Natale autentico, di un periodo pieno di promesse e doni, e di meravigliose tradizioni. Leggendo questo libro, riuscirete a distaccarvi dalle feste natalizie dei centri commerciali, dei pranzi infiniti, dei ricevimenti organizzati più per dovere che per piacere, della corsa al regalo dell’ultimo minuto… da tutte quelle abitudini che hanno sopraffatto l’incanto dei Natali della vostra infanzia. E ritroverete il piacere della lentezza, del cucinare per la famiglia e gli amici, dello stare insieme e godere della compagnia reciproca senza affannarsi. Mai come in questo periodo dell’anno è importante ritagliarsi tanti momenti per stare un po’ con se stessi, coccolarsi, e riempire le festività non di incombenze e di cibo, bensì di ricordi, di tradizioni amate e rinnovate, di affetti, di progetti per l’anno nuovo, di speranze da coltivare per voi e per chi vi sta vicino.

ESTRATTO

Ai miei genitori e ai miei fratelli per 
avermi insegnato la magia del Natale.
A Mr. K., Sienna e Maia,
per mantenere viva quella magia.

Nota dell’autrice

Questo libro è per la vita, non solo per il Natale.

Consideratelo un rifugio tranquillo dal chiasso delle feste e una guida per festeggiare questi giorni speciali senza sacrificare il vostro benessere.

È una raccolta di storie, consigli e idee basata sulla convinzione che non ci sia un modo unico per avvicinarsi al Natale. È un libro che accoglie tutti i tipi di Natale, celebrati in tutti i modi e da tutti i tipi di persone.

È un ritratto di noi stessi, un’istantanea scattata in quel momento di pausa dalla frenesia della vita quotidiana che ci prendiamo per fare festa, per gratificare le persone che amiamo e per sentire vicine quelle che ci mancano, per marcare il passaggio a un altro anno, per fare la pace e tagliare torte, cuocere marmellate e impastare ricordi.

Spero che ispiri un senso di unione, appartenenza, attenzione per noi stessi, nutrimento e gioia, e un po’ di magia delle feste.

Vi avverto, però, questo libro non offre una strategia definita per passare un Natale perfetto. Vi sarà piuttosto d’ispirazione per sbarazzarvi di una parte dei vostri programmi e fare spazio alla spontaneità. Vi farà mettere in dubbio le convenzioni e le tradizioni ereditate per celebrare le feste nel modo di cui avete bisogno, quello che vi sta più a cuore.

Vi incoraggerò anche a usare il tempo prezioso tra il Natale e il Capodanno per riflettere e pianificare. Alla fine, invece di arrivare a gennaio esauriti e intorpiditi, insoddisfatti ubriachi di spese pazze, spero che vi sentirete invece riposati e ringiovaniti, con una nuova motivazione e un cuore pieno di speranze.

Ho messo insieme un pacchetto di cura del Natale, cui potete accedere gratuitamente su www.dowhatyouloveforlife.com/course/cc, che include una serie di strumenti e idee extra che vi aiuteranno durante le feste.

Che questo libro possa essere una lanterna che vi accompagni attraverso il buio dell’inverno e vi riporti al vero incanto delle feste. Spero vi porti tanta gioia.

Vi auguro un Natale senza affanno e un felice anno nuovo.

Beth Kempton
Devon, 2019

Introduzione

Il periodo più bello dell’anno?
Raccontami tutti i giorni
la leggenda
dei bastoncini di zucchero.

Per alcuni il Natale è un periodo di grande attesa, gratificazione e piacere. Un tempo prezioso per fare festa e stare in famiglia godendo della presenza reciproca e scartando regali. Per altri è una possibilità per fuggire dalla quotidianità e ritrovare il tempo della spensieratezza. Ma molti, invece, si sentono soffocati, tormentati come sono dai propri problemi esacerbati dall’allegria di chi si diverte.

Non c’è un modo unico per «fare» il Natale, così come non c’è una forma unica di famiglia. Eppure, i media ci bombardano sempre con la stessa versione di un «perfetto» Natale. Con il risultato che per molti è diventato un periodo di aspettative irrealistiche e di esaurimento.

La verità è che subiamo la stagione delle festività con tutti gli alti e bassi che viviamo nel frattempo, con le famiglie che si ritrovano e poi si dividono, con le vecchie generazioni che se ne vanno e le nuove generazioni che si affacciano alla vita. E tutti noi abbiamo background diversi e diverse aspettative.

Il Natale è universale e particolare allo stesso tempo: i dettagli cambiano, ma l’aspirazione ad amare ed essere felici è condivisa.

Spero che Natale senza affanno vi aiuti a riconnettervi con il significato profondo del Natale e vi consenta di vedere questo periodo come una fonte di vera gioia.

L’arrivo

Non era nei piani. Di tutti gli scenari possibili che avevo immaginato per festeggiare il primo Natale da sposata con Mr. K. e in attesa della nascita della nostra prima figlia, prevista per l’11 dicembre, nessuno aveva pensato che mi sarei ritrovata il 24 dicembre al tredicesimo piano di un ospedale nel mezzo di una violenta tempesta. Ma, si sa, i bambini hanno l’abitudine di mandare all’aria anche il programma più dettagliato.

Avrei dovuto partorire a casa, nell’acqua, respirando come mi avevano insegnato e alla luce delle candele. Ma ogni giorno che passava sembrava meno probabile, e sentivo che stavo perdendo il controllo della situazione. Si stava avvicinando una tempesta e una corrente d’aria smuoveva sulla credenza dei fogli impilati. Ero andata a chiudere la finestra ma una raffica di vento aveva sparpagliato quello che era il nostro programma della nascita, insieme alle ultime tracce della mia immagine di un perfetto Natale: noi due raggomitolati con in mezzo la nostra bambina che dormiva, illuminati dal chiarore delle lucine dell’albero di Natale… svanita; noi due che aprivamo i regali per la bambina mentre sorseggiavamo un ottimo vin brûlé… svanita; noi due impegnati a preparare una sontuosa cena della vigilia come un’impeccabile coppia di neo-genitori multi-tasking… svanita.

L’uno dopo l’altro, tutti i miei sogni erano svaniti mentre entravo nella 42esima settimana il 23 dicembre, quando i dottori avevano insistito per un parto indotto.

E quando il 24 dicembre finalmente arrivò, sulle ali di quella furiosa tempesta, mi ritrovai in un arido reparto di ospedale con un sacchetto di patatine barbecue, piegata dalle contrazioni. Niente albero di Natale, niente cenone, niente regali, niente ospiti, niente brindisi con lo spumante. Solo io e Mr. K. … e altre quindici donne incinte, ciascuna dietro una tendina di plastica bianca, identificabili solo dai loro gemiti o bisbigli, o da qualche terrificante urlo ogni tanto.

Il vento era diventato più forte e sferzava così violentemente l’edificio che sembrava che le finestre sarebbero scoppiate da un momento all’altro. Lì seduta, lo sguardo rivolto verso una linea che zigzagava su un monitor, in attesa della mia bambina, mi ero rassegnata al fatto che quel Natale sarebbe stato molto diverso dal solito.

Parecchie ore più tardi, fummo trasferiti in una stanza singola per le ultime fasi del parto. In piedi accanto al finestrone che si affacciava sulla spiaggia di Brighton, cercavo di respirare profondamente. La respirazione era l’unica cosa che potessi ancora controllare.

Osservavo la tempesta che infuriava, e il mare schiumoso brillante al chiarore dei lampioni e delle lontane luci del molo. Guardai l’orologio e mi resi conto che era quasi mezzanotte. La nostra bambina sarebbe nata il giorno di Natale. I tuoni continuavano a rimbombare.

Con la coda dell’occhio scorsi un bagliore argentato cavalcare la tempesta. Forse fu solo stanchezza o l’effetto dei farmaci nel mio corpo, oppure… be’, forse non lo saprò mai. Quello che so è che la mia idea del Natale cambiò per sempre quella notte. Sienna May nacque subito dopo, in sottofondo le dolci noti di Chopin e alla luce di un fulmine che squarciò il cielo portando lei e una piccola magia del Natale nel nostro mondo.

Quello è stato il Natale in cui sono diventata mamma. E anche quello che mi ha fatto capire che il Natale non va mai secondo i piani.

Inizi

Ho tredici anni e trovo per caso un libro che mia madre ha comprato in un raro momento di debolezza. Country Christmas,1 un grosso volume con una corona di agrifoglio, bacche di edera e foglie di alloro sulla copertina rigida telata, rivestita in un tartan verde scuro. Poi, ogni tanto, durante la mia giovinezza, specialmente in inverno, cerco quel libro e leggo del Natale in campagna, lasciando che la calma scenda su di me come una dolce nevicata.

Circa trent’anni più tardi, mia madre trova Country Christmas in uno scatolone in soffitta, e sapendo quanto ci tenessi da bambina, me lo manda. Non appena lo prendo in mano, mi sento pervadere da un’emozione, e mi ritrovo ragazzina, sprofondata a sognare in una grossa poltrona rossa. Il libro si apre sull’immagine a doppia pagina di una casa di campagna al crepuscolo. Solide pareti di pietra sotto un cielo blu, decorazioni luminose appese a un albero in giardino e candele a ogni finestra accolgono un gruppetto di bambini, con indosso cappotti e cappelli con pompon, che si accalca davanti alla porta. Forse sono appena stati sullo slittino.

Da ragazza, quell’illustrazione era la mia preferita; rappresentava tutto quello che volevo per la mia vita da adulta: una famiglia mia, quattro vecchie solide mura da chiamare casa, calore, conforto e sicurezza. Seduta al tavolo della cucina trent’anni dopo nel nostro vecchio cottage, rifletto sulle decisioni e i sacrifici che mi hanno portato da quel libro a questo tavolo. Solo adesso capisco quanto è stata potente la mia associazione al Natale – e a quella specifica immagine – in tutti questi anni.

Quando cerchiamo di descrivere l’aspetto delle festività che preferiamo, spesso parliamo di cose tangibili, come «le patate arrosto della zia» o «le luci scintillanti degli alberi di Natale della nostra città». Sono dettagli personali preziosi, ma credo che siano solo la superficie di qualcosa di più profondo. Molti di noi hanno un legame con il periodo natalizio sedimentato durante l’infanzia e che perdura nel tempo. Quando pensiamo al Natale, l’immagine che si forma nella nostra mente, e i sentimenti che riemergono, potrebbero semplicemente farci vedere ciò che abbiamo realmente vissuto come ciò che desideravamo in segreto, persino se le due cose fossero invece molto diverse. È solo riconnettendoci con quello che abbiamo amato o desiderato tanto da bambini che possiamo provare una gioia autentica anche nei momenti più bui della nostra vita da adulti.

Il Natale è un 
microcosmo delle nostre 
vite in cui mettiamo 
a fuoco quello che 
ci fa bene e quello che 
non ci fa bene.

Quando ero piccola aspettavo il Natale con impazienza; qualche anno più tardi, durante il mio anno di studio all’estero, l’ho trascorso sfregandomi le mani vicino a un camino elettrico che faceva le bizze in montagna; a vent’anni mi sono bruciata al sole su una barca mentre attraversavo l’Equatore; e il più memorabile è stato quello che ho passato in ospedale a partorire la mia prima figlia. Sono stata felicissima, scontenta, stressata, rilassata, ho avuto freddo, caldo, sono stata felice, triste, mi sono sentita amata, mi sono sentita sola, circondata dalla mia famiglia, lontana dalla mia famiglia, single, sposata, senza figli, con i figli. E a mano a mano che passa il tempo, divento sempre più consapevole di quanto mi piaccia la vita semplice. Ho imparato che di solito un Natale senza affanno è un buon Natale, che porta a un più felice anno nuovo.

Nella nostra famiglia tutti sanno quanto io ami il Natale; fin da ottobre comincio a chiedere con espressione semiseria se sono iniziati i canti natalizi (di solito sono iniziati). Ma c’è stato un periodo in cui la mia festa preferita ha smesso di brillare, macchiata da un consumismo prepotente e dallo stress di incastrare ricevimenti meticolosamente organizzati in una routine già sovraccarica di impegni.

Quando sono nate le nostre figlie, Mr. K. e io abbiamo cominciato a pensare di più a quale tipo di Natale volessimo per la loro infanzia, e a come potessimo realizzare una festa che ci riempisse di amore, gratitudine ed energia. Questo ha comportato qualche diverbio, l’addio alla perfezione e la ricerca di nuovi modi per onorare la tradizione più importante delle nostre due famiglie di origine.

La difficoltà principale è stata trovare il modo di conciliare la nostra visione del Natale e il nostro bisogno di riservarci uno spazio tutto per noi con le aspettative dei parenti e degli amici che avremmo voluto incontrare durante quei giorni.

L’esperimento che è seguito negli anni successivi si è trasformato in un approccio più calmo al Natale, che costituisce il fulcro di questo libro.

Un nuovo approccio al Natale

Vi svelo un segreto: di fronte alle crisi politiche, ai crimini o ai disastri naturali cui assistiamo tutti i giorni, mi è capitato di chiedermi se un libro sul Natale non fosse una frivolezza. Ma quando, poi, ho cominciato a considerare le festività analizzando i dati sui livelli di stress che schizzano alle stelle, al peggioramento dei problemi di salute mentale nelle persone fragili, alla montagna di debiti derivanti da un consumismo eccessivo, ho capito che invece si tratta di una faccenda molto seria, e che cambiare il modo in cui ci accostiamo alle feste può trasformare radicalmente il nostro punto di vista su quello che ci accade durante l’anno e aumentare il nostro benessere…

L’ Autrice

Beth Kempton, ha deciso di incarnare il motto «Fai quello che ami», e la sua storia è rappresentata da una serie di successi: ha svolto attività di consulenza per agenzie delle Nazioni Unite, per aziende internazionali e per organizzazioni non profit di tutto il mondo, seguendo sempre il suo intuito, compiendo scelte coraggiose e cercando la libertà in ogni decisione. Fai quello che ami è diventato anche il titolo del suo primo libro, pubblicato in Italia con successo da Corbaccio. Da sempre appassionata del Giappone, dove ha lavorato per alcuni anni, ha conseguito un master in lingua e cultura giapponese e ha raccolto le sue esperienze nel suo secondo libro, Wabi Sabi, sempre pubblicato in Italia da Corbaccio. Autrice anche dell’ebook Insieme ce la faremo, per affrontare il periodo e gli effetti del Covid-19, Beth Kempton vive nell’Hampshire, in Inghilterra, con il marito e due figlie.

SE VOLETE SAPERNE DI PIU’ SULL’ AUTRICE VI LASCIO IL LINK DEL SUO SITO https://bethkempton.com/

Author: Jenny Citino
Jenny Citino è la curatrice del blog letterario "Librichepassione.it" Amante della lettura sin da bambina, alterna questa sua passione con la musica classica, il giardinaggio e la pratica dello Yoga.