«Un romanzo feel-good irresistibile.»
Daily Mail
«Una storia meravigliosa, piena di fantasia e tenerezza.»
Publishers Weekly
«Un inno alla forza dirompente delle storie che possono cambiare la nostra esistenza.»
Kirkus Reviews
C’è una cosa che Martha, bibliotecaria di indole affabile e generosa, non riesce a fare: dire di no. Abituata a mettere al primo posto gli altri, cerca sempre di realizzare i desideri di chi la sceglie come confidente. Eppure, da qualche tempo, questo «secondo lavoro» ha iniziato a starle stretto e ha quasi prosciugato la sua abilità di tessitrice di storie. Finché un giorno le viene recapitato un misterioso pacco; all’interno, un vecchio libro di fiabe con una dedica firmata da sua nonna Zelda. Qualcosa non quadra: la dedica risale a tre anni dopo la sua scomparsa. Potrebbe trattarsi di un errore, ma Martha non può fare a meno di pensare che qualcuno le abbia mentito sulla fine di Zelda. Forse la donna, pecora nera della famiglia, è ancora viva. Se così fosse, non aspetterebbe neanche un istante per mettersi a cercarla. Perché a quell’anziana esuberante e un po’ sopra le righe deve tutto ciò che ha imparato: l’amore per la letteratura, l’arte di viaggiare con la fantasia, la capacità di stupirsi di fronte alle sorprese della vita. Senza badare troppo alla paura, Martha decide per la prima volta di pensare a sé stessa. Seguendo gli indizi nascosti tra le pagine del libro, intraprende una caccia al tesoro che la porta, tra librerie antiquarie, a scoprire un lato della nonna che non credeva esistesse. E a imbattersi in un segreto che spetta solo a lei portare alla luce. Un segreto che la aiuterà a capire chi è davvero e a scrivere il lieto fine della sua storia.
Dopo il successo internazionale dell’Uomo che inseguiva i desideri, amatissimo da lettori e librai e rimasto in vetta alle classifiche mondiali per mesi, Phaedra Patrick torna a incantare con la sua penna brillante e mai scontata. La storia di Martha ci illumina sui misteri che si nascondono tra le pagine di un libro: dietro le parole c’è un mondo diverso per ognuno di noi, a cui possiamo accedere liberando l’immaginazione oltre i confini della realtà quotidiana.
A mamma, papà, Mark e Oliver
1.
SAN VALENTINO
Come al solito, Martha Storm era pronta a entrare in azione: mento in su, denti stretti e una salda presa sulla maniglia del suo fidato carrello della spesa. Le bruciavano le spalle per lo sforzo di spingerlo lungo la salita ripida che portava alla biblioteca. Il selciato era scivoloso a causa dell’umidità proveniente dal mare che ogni sera si posava su Sandshift.
Era preparatissima all’evento in programma per quella sera. Sarebbe stato tutto perfetto, anche se in realtà di solito snobbava il giorno di San Valentino. Non era una festa sciocca? Lo considerava un semplice espediente per indurre le persone a comprare animali di peluche e scatole di cioccolatini a prezzi gonfiati. Se a qualcuno fosse mai venuto in mente di spedirle un biglietto d’amore, glielo avrebbe restituito spiegando che gli avevano fatto il lavaggio del cervello. Comunque, se proprio un lavoro andava fatto, bisognava farlo bene.
Le bottiglie tintinnarono dentro il carrello, un sacco della spazzatura frusciò nella brezza e un libro cadde da una pila, le pagine svolazzanti come una falena intrappolata in una ragnatela.
Al supermercato aveva comprato il vino rosé più caro, flûte e tovagliolini con stampate sopra delle roselline rosse. La sveglia era suonata alle cinque e mezzo del mattino, per darle il tempo di cuocere i biscottini a forma di cuore, compresi quelli senza glutine per gli amanti dei libri con problemi di intolleranza. Aveva anche portato delle copie in più del romanzo per farle firmare all’autrice.
Una delle sue più grandi soddisfazioni era ricevere un sorriso di gratitudine o una parola di apprezzamento. Quando le dicevano «ben fatto, Martha», per lei era il massimo. Era disposta a tutto per un elogio.
Se le chiedevano che cosa facesse nella vita, aveva sempre la risposta pronta. «Custodisco i libri», diceva, «lavoro in biblioteca.» Era un’organizzatrice di eventi, una guida turistica, un’acquirente, un’archivista, una consulente del lavoro, un orologio parlante, una governante, un’enciclopedia vivente, una fornitrice di cancelleria, una consigliera di locali carini dove pranzare e una spalla su cui piangere, tutto in uno.
E il bello era che apprezzava ogni singolo ruolo, tranne forse accompagnare la gente all’uscita all’ora di chiusura e trovare gli oggetti più strani usati come segnalibri (una limetta per le unghie, un biglietto di appuntamento per un consultorio o una fetta di pancetta rinsecchita).
Mentre incrociava sferragliando un gruppo di uomini, tutti con la sciarpa gialla e blu della squadra di football dei Sandshift United, si raccomandò: «Non dimenticate l’evento in biblioteca stasera». Ma loro si fecero una risata e proseguirono.
Quando finalmente arrivò con il suo carrello davanti al piccolo edificio tozzo della biblioteca, Martha notò la massiccia sagoma di un uomo appostata accanto alla porta d’ingresso. «Salve», urlò, controllando l’orologio da polso. «È in anticipo di quarantacinque minuti.»
L’ombra scura girò la testa e parve guardarla, poi scappò via e scomparve dietro l’angolo.
Martha avanzò lungo il vialetto. Un manifesto sventolava sulla porta, e da una foto pesantemente ritoccata l’autrice Lucinda Lovell le rivolse un sorriso a trentadue denti.
Sulla sua faccia a grosse lettere nere era scritta la parola ANNULLATO.
Martha sgranò gli occhi incredula. Le si strinse lo stomaco, come se qualcuno le avesse dato uno spintone sulla scala mobile. Mettendo la mano a visiera, sbirciò nell’edificio.
Neanche una luce o un movimento. Dentro non c’era anima viva.
Con dita tremanti sfiorò la parola che mandava a monte tutti i suoi piani e gli sforzi organizzativi delle ultime due settimane: ANNULLATO. La parola che nessuno si era preso la briga di comunicarle.
Deglutì a fatica e gli ingranaggi del suo cervello iperorganizzato cominciarono a girare freneticamente mentre si chiedeva chi chiamare. Il manager della biblioteca, Clive Folds, portava a cena la moglie al Lobster Pot per festeggiare San Valentino. Era stato lui a prendere accordi con l’editore di Lucinda per l’evento. La bibliotecaria Suki McDonald, che
era in dolce attesa, stava cucinando uno sformato di cipolle e formaggio per convincere il compagno Ben che le cose tra loro potevano ancora funzionare.
Avevano lasciato tutto nelle sue mani.
Di nuovo.
«Tu vivi sola, perciò hai più tempo», era stata l’osservazione di Clive quando le aveva proposto di occuparsi dell’evento. «Non hai impegni familiari.»
A Martha si strinse il cuore ripensando a quelle parole, e le braccia le caddero pesantemente lungo i fianchi. Si guardò attorno, fece un respiro profondo e si costrinse a raddrizzare la schiena. “Non importa”, si disse. Doveva esserci una buona ragione per cancellare la serata, un grave problema di salute o chissà, magari un brutto incidente d’auto. Chiunque fosse venuto avrebbe visto il manifesto. “Tanto vale tornare a casa e sbrigare le altre faccende.”
Martha si chinò sul carrello, lo afferrò per i bordi e lo girò nella direzione opposta, ma durante la manovra una scatola di plastica trasparente scivolò fuori e cadde sul vialetto. Quando fece per raccoglierla, si accorse che i biscotti all’interno erano tutti rotti.
Fu solo allora che notò il pacchetto rettangolare accanto alla porta, avvolto in carta marrone e legato con del nastro e un bel fiocco. Forse lo aveva lasciato la sagoma che si era dileguata un attimo prima. Sopra c’era scarabocchiato il suo nome. Si chinò per prenderlo e passò le dita lungo i bordi. Sembrava un libro.
Lo infilò nel carrello insieme alla scatola di biscotti frantumati. “È incredibile quello che certa gente riesce a inventarsi per non pagare la multa quando riconsegna un libro in ritardo”, pensò infastidita.
Affrontò la discesa, litigando con il carrello che minacciava di farla inciampare a ogni passo. Il pacchetto marrone sobbalzava mentre lei cercava di non scivolare sui ciottoli. Dalle case usciva un profumo di zucchero e mandorla, e l’aria odorava di sale e alghe. Dal Lobster Pot giungevano risate e gli accordi di una chitarra. Martha si fermò un istante: non aveva mai mangiato lì; era il genere di locale frequentato solo da coppie.
Dietro la vetrina intravide Clive e la moglie seduti a un tavolo, le fronti che quasi si sfioravano alla luce tremolante delle candele. Di sicuro non stava pensando alla biblioteca.
“Se non sta attenta, alla signora Fold andranno a fuoco i capelli”, pensò Martha, distogliendo lo sguardo. “Spero proprio che in sala ci siano gli estintori.” Poi prese dalla tasca il suo taccuino di Wonder Woman e si annotò di chiederlo alla proprietaria del locale, Branda Taylor.
Arrivata al vecchio cottage in pietra grigia, Martha lasciò il carrello fuori dalla porta. L’aveva trovato lì, abbandonato, un paio d’anni prima, e da quel momento era diventato un compagno inseparabile in ogni missione, il suo vicino preferito.
Sistemò gli acquisti in fila sul pavimento del corridoio e, badando a non far cadere le bottiglie, trovò un angolino libero sul suo tavolo strapieno per il pacchetto avvolto nella carta marrone.
Un paio di settimane prima, in occasione di una delle sue rare visite, la sorella Lilian si era messa le mani sui fianchi e aveva guardato con occhio critico la sala da pranzo. «Devi fare assolutamente qualcosa per questo posto, Martha», le aveva intimato, con gli occhi stretti. «Arrivare in cucina è una specie di corsa a ostacoli. Mamma e papà non riconoscerebbero mai la loro casa.»
Sì, sua sorella aveva proprio ragione. Betty e Thomas Storm la tenevano lucida come uno specchio e sempre perfettamente in ordine, ma dopo la loro morte, cinque anni prima, Martha era rimasta l’unica a viverci. Per superare il lutto aveva trovato terapeutico cercare di rendersi utile e riempiva la casa di oggetti che andavano sistemati.
Phaedra Patrick ha lavorato come artista del vetro, organizzatrice di festival cinematografici e responsabile della comunicazione. Vive a Saddleworth, in Inghilterra, con il marito e il figlio. Per Garzanti ha pubblicato anche il bestseller internazionale L’uomo che inseguiva i desideri, suo romanzo d’esordio.