Secondo le recenti stime, le vittime dell’eccidio delle Foibe furono tra le cinquemila e le diecimila: un dato di certo molto vago, frutto del silenzio che per circa un cinquantennio ha circondato il ricordo di tale massacro. Ad essere uccisi non furono solo fascisti e avversari politici, ma anche e soprattutto civili, donne, bambini, persone anziane e tutti coloro che decisero di opporsi alla violenza dei partigiani titini. Le zone colpite furono quelle del Venezia-Giulia e dell’Istria, in cui ad oggi sono state trovate più di 1700 foibe.
Cosa sono le Foibe: sono cavità profonde naturali presenti nelle zone carsiche del confine nordorientale, da sempre utilizzate per far sparire cose varie, oggetti, carcasse di animali e dove vennero massacrate migliaia di persone, gettate vive 22.000 italiani. Una ferita ancora aperta e una pagina della Storia troppo spesso negata.
Il termine ” foibe ” oggi ha assunto un nuovo significato: con esso si intendono i massacri ai danni della popolazione italiana che si verificarono verso la fine della Seconda Guerra mondiale e molto vicino al dopoguerra, tra il 1943 e il 1947, per mano dei partigiani jugoslavi. Quello dello sterminio delle foibe è una storia di stragi a lungo rimasta nel silenzio e solo negli ultimi anni portata alla luce.
Finalmente quattordici anni fa, nel 2005, gli italiani furono chiamati per la prima volta a celebrare il «Giorno del Ricordo», in memoria dei quasi ventimila nostri fratelli torturati, assassinati e gettati nelle foibe.
Il 10 febbraio del 2005 il Parlamento italiano ha deciso di dedicare la giornata alle vittime delle foibe, denominandola “Giorno del Ricordo”.
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Le foibe
foto presa dal web
foto presa dal web
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Poesie
Poesia dedicata alle stragi nelle foibe e all’esodo degli istriani
“Il giorno del ricordo”
Urlavano Italia,
e caddero.
Bruciavano di dolore,
e caddero.
Indifesi e soli,
svanirono in infernali voragini.
Eco di silenzioso dolore
gettato in un baratro di follia
che profuma di morte.
La polvere mi parla di loro,
sussurri di mille voci
singhiozzi, silenzi, troppi silenzi.
Sofferenza in terre d’amore,
sfumature d’Istria, onde di Trieste
profumi di Zara e colori di Dalmazia.
Chi scampò lasciò tutto,
una lunghissima carovana
di lacrime dure partì,
verso la loro terra, la loro nazione.
Tornarono nella loro patria,
esuli con la morte negli occhi
e la speranza nell’anima,
spogli di tutto tranne che la dignità
pronti a rinascere nuovamente,
con l’orgoglio di aver combattuto,
vivendo con l’Italia nel cuore.
Ermanno Eandi
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Foiba
O tu che ignaro passi
per questo Carso forte ma buono,
fermati ! Sosta su questa grande tomba!
E’ un calvario con il vertice
sprofondato nelle viscere della terra.
Qui, nella primavera del 1945,
fu consumato un orrendo Olocausto.
A guerra finita!
Nell’abisso fummo precipitati a centinaia,
crivellati dal piombo e straziati dalle rocce.
Nessuno ci potrà mai contare!
Avidità di conquista, odio e vendetta
congiurarono e infierirono contro di noi.
Essere italiani era la nostra colpa.
A gettarci nel baratro
furono torme di invasori,
calati nella nostra terra sotto l’influsso
di una malefica stella vermiglia.
Per viltà gli uomini
non ci hanno reso giustizia.
Ce l’ha resa Dio accogliendo i nostri spiriti,
purificati da tanto martirio.
O tu che, ora non più ignaro, scenderai
da questo Carso,
ricorda, e racconta la nostra tragedia.
Bassovizza
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