Anteprima: “Il caso dei tre bambini scomparsi”

Disponibile dal 18 ottobre 2022

Docente.

Dopo un periodo di aspettativa per riprendersi dalla morte della figlia, l’ispettore Marco Pioggia rientra in polizia e viene incaricato di indagare sull’omicidio di una ragazza, trovata senza vita nel suo appartamento. Il caso si complica per la presenza di un graffito sulla scena del crimine, e ancora di più quando viene scoperto il cadavere di una seconda ragazza, uccisa con le stesse modalità. Intanto, in una Milano fredda e nevosa che si appresta a festeggiare il Natale, la Polizia deve affrontare il rapimento di tre bambini, sequestrati mentre tornavano a casa da scuola e scomparsi nel nulla. L’ispettore Pioggia si trova coinvolto nelle due indagini, che si intrecciano e si confondono, ma se vorrà salvare i bambini dovrà affrontare gli incubi del passato e provare a vincere la sfida che un avversario spietato gli ha lanciato.

A chi illumina
il mio buio

Dondola il pendolo
e sogna la bambina,
ticchetta il pendolo
e mezzanotte si avvicina.
Dondola il pendolo
e dorme anche il bambino,
rintocca il pendolo
e l’uomo scende dal camino.

MARTEDÌ 6 DICEMBRE 2005

1

La bambina piangeva in silenzio.

Nel loro gioco preferito, il papà contava fino a venti mentre lei si nascondeva. Rimaneva immobile e quando lo sentiva più vicino copriva la bocca con le mani per non farsi sentire.

Adesso invece avrebbe voluto che la trovasse. L’aveva chiamato e aveva chiamato anche la mamma, ma non era arrivato nessuno.

Rannicchiata in un angolo, alzò la testa e aprì gli occhi. Nel buio della stanza riuscì soltanto a distinguere sagome informi che la spaventarono ancor di più.

Le avevano insegnato una filastrocca, per le sere in cui scorgeva ombre sinistre nella sua cameretta e non riusciva a dormire. La mormorò a bassa voce, le guance bagnate di lacrime.

Io sono il buio e incuto timore,
giungo al tramonto, nero è il mio colore.
Io sono il buio e faccio paura
a grandi e piccini, è la mia natura.
Io sono il buio che la notte seduce,
di colpo svanisco se brilla una luce.
Fugge via il mostro col lupo che azzanna,
e i bimbi buoni posson fare la nanna.

Smise di piangere, rasserenata da quelle parole. Era sicura che il papà l’avrebbe trovata, perché il papà faceva il poliziotto.

UN ANNO DOPO

MERCOLEDÌ 6 DICEMBRE

1

Milano si svegliò con il buio. O non era mai andata a dormire.

Marco Pioggia uscì sul balcone e appoggiò la tazzina sul parapetto. Gli piaceva quella vista, le luci accese, le strade quasi deserte, i rumori consueti che aveva imparato a riconoscere.

Albino Sandoni l’aveva convinto a non lasciare la Polizia, ma forse non avrebbe dovuto ascoltarlo. Dopo la promozione e il trasferimento aveva chiesto un congedo straordinario e poi l’aspettativa, trascorsa nell’appartamento che si affacciava su Porta Romana. Acquistato prima che i prezzi nel capoluogo lombardo diventassero proibitivi, era il luogo dove aveva trascorso la sua infanzia e l’unico ricordo dei genitori scomparsi anni prima. Gli era sembrato il posto migliore per cercare di riprendersi, ma nonostante fossero passati alcuni mesi i cattivi pensieri non se n’erano andati.

Sorseggiò il caffè bollente e poi rientrò. Conosceva ogni angolo, ogni soprammobile. A volte gli sembrava di risentire la voce di sua madre che lo incitava a studiare. Infilò gli auricolari e uscì in strada. Si era studiato un circuito di dieci chilometri e lo percorreva ogni mattina, qualsiasi tempo ci fosse. Guardò l’ora sul Nokia: le cinque del mattino. Era tempo di lasciarsi i demoni notturni alle spalle.

2

I bambini schiamazzavano felici, rievocando a gesti e parole le prove del saggio di Natale appena terminate, e Marta dovette gridare per farsi sentire.

«Calmatevi e mettetevi seduti!».

Iniziò a contarli, ma fu subito interrotta.

«Quello non è il solito autista», esclamò una bimba con due lunghe trecce.

«Non preoccuparti», la rincuorò, «vedrai che conosce la strada e ti riporta a casa».

Sorrise e ricominciò la conta.

«Possiamo andare», disse quando fu sicura che ci fossero tutti.

L’uomo annuì e mise in moto.

Marta si sedette in fondo, da dove poteva tener d’occhio la situazione. Sentiva l’età avanzare inesorabile e diventava sempre più difficile tenerli buoni, anche perché molti erano restii alla disciplina. Soltanto la minaccia di non ricevere doni da Babbo Natale sortiva ancora effetto con i più piccoli, mentre i più grandi la squadravano sospettosi ogni volta che ne faceva cenno.

Lo scuolabus si alleggerì progressivamente del suo carico e quando il sole giunse al tramonto restava un ultimo tratto di strada prima del ritorno. Il buio del lungo viale secondario era spezzato da sporadici lampioni, e Marta dovette sforzarsi di non chiudere gli occhi e appisolarsi. Diede un’occhiata ai tre bambini rimasti: Nayra e Sofia sedevano vicine, impegnate in una fitta conversazione, Jacopo invece si era immerso in un fumetto di Dylan Dog. Una lettura inadatta alla sua età, ma si era dimostrato più maturo dei suoi compagni. L’anno successivo avrebbe cambiato scuola e le dispiaceva non poterlo vedere più perché era il suo preferito, il figlio che non aveva avuto.

Dopo aver percorso l’intero tragitto senza esitazioni, l’autista accostò in un luogo insolito.

«Perché ci siamo fermati? Non siamo a casa», domandò Nayra.

L’uomo non rispose, lasciò il posto al volante e scese dallo scuolabus. Marta si alzò, ma prima che riuscisse a raggiungerlo il portello si era già richiuso.

«Devi schiacciare il pulsante per aprirlo», esclamò Jacopo, che aveva interrotto la lettura.

La donna provò più volte, senza effetto. Erano chiusi dentro.

Sofia guardò l’autista che la fissava attraverso il vetro. Alla tenue luce di un lampione sembrava che stesse sorridendo.

GIOVEDÌ 7 DICEMBRE

1

Milano festeggiava Sant’Ambrogio e le vetrine ammiccavano ai passanti, rammentando l’approssimarsi del Natale. Marco Pioggia si fermò di colpo, deciso a lasciare l’affollata galleria Vittorio Emanuele, e venne urtato da una ragazzina avvolta da un lungo piumino bianco. Lei si scusò con un cenno e si allontanò, senza interrompere l’accesa conversazione al cellulare.

Il duomo illuminato era meraviglioso, nonostante il pannello che ricopriva una parte della facciata, pubblicizzando un’agenzia di assicurazioni e rammentando i restauri ancora in corso.

Pioggia si strinse nel cappotto per il vento gelido e si avvicinò all’albero di Natale che affiancava la cattedrale. Era stato realizzato al contrario, la stella conficcata nel terreno e la base protesa verso l’alto, costellata da enormi scatole colorate, i regali che ogni bimbo attende dal vecchio barbuto che guida una slitta volante.

Marco lo fissò a lungo e scosse il capo. Non riusciva proprio a farselo piacere, benché avesse ascoltato un’intervista in cui l’artista che l’aveva realizzato giustificava la scelta così azzardata.

Era uscito di casa alle otto per l’incontro settimanale con la psicologa, ma giunto a destinazione si era ricordato che era stato annullato per la festività cittadina. Così aveva gironzolato per il centro della città senza una meta precisa, finché i morsi della fame si erano fatti più insistenti.

Entrò in un bar e pranzò con un tramezzino al prosciutto crudo dando un’occhiata a un quotidiano sportivo.

«Desidera altro?», domandò la cameriera, raccogliendo la lattina di Coca-Cola vuota.

«Un caffè macchiato».

La ragazza glielo portò e tornò dietro al bancone a studiare un testo di Economia politica.

La bevanda calda era il giusto contrappunto al freddo patito durante la mattinata. Marco la terminò in due sorsi, poi uscì dal locale e raggiunse i portici poco lontani. Quando era piccolo e passeggiava con i genitori, si soffermava sulle forme geometriche del marmo della pavimentazione, che sembravano disegnare un labirinto. Diede loro una rapida occhiata, poi alzò gli occhi sulla locandina con le facce di Hugh Jackman, Scarlett Johansson e Christian Bale. Gli piacevano i film di Christopher Nolan, fin dalla visione di Memento. Aprì la porta a vetri e si avvicinò alla ragazza della biglietteria.

Alberto Beruffi, esperto di informatica e appassionato di giochi di ruolo, è nato a Castel Goffredo, in provincia di Mantova. Gandalf, Hari Seldon e Sherlock Holmes gli hanno instillato, fin da ragazzo, la passione per la scrittura; Vasco Rossi e i Depeche Mode quella per la musica. La Newton Compton ha pubblicato Una ragazza cattivaPrima di morire Il caso dei tre bambini scomparsi.

Author: Jenny Citino
Jenny Citino è la curatrice del blog letterario "Librichepassione.it" Amante della lettura sin da bambina, alterna questa sua passione con la musica classica, il giardinaggio e la pratica dello Yoga.