Autunno, sono partita da questa stagione perché credo rappresenti al meglio la tristezza, perché decadente: la raccolta è un crescendo di sentimenti, dal più triste al più gioioso, per raccontare la ripresa umana da sentimenti cupi, come la nostalgia e la malinconia. la silloge è aperta da una poesia chiamata “autunno” per sancire l’inizio della decadenza, per poi finire con la primavera che sboccia.
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Un percorso introspettivo nella dualità dell’esistenza: nelle sette sezioni in cui è divisa l’opera, l’autrice scandaglia analiticamente alcuni eventi traendone significati universali. Inserendosi in una cornice naturale dove gli elementi sono essi stessi metafora della vita, la scrittura rivela così il suo potere catartico nella ricerca del senso della vita attraverso il mistero dell’armonia di contrasti che si manifestano nella bellezza della fragilità umana.
“Nel periodo del lockdown in cui l’attesa si è fatta realtà concreta, in cui i nostri movimenti abitudinari si sono dovuti fermare, nasce “AD tendere”. Perché “Ad tendere”? La parola attendere viene dal lat. attendere «rivolger l’animo a», comp. di ad- «verso» e tendere. ADtendere, quindi tendere verso; in questa attesa forzata, in questo stare ferma obbligata ho sperimentato ancor di più questo tendere verso; l’anima che si rivolge a, per me, attesa di Dio. Ci siamo trovati partecipi di una sofferenza universale, e anche se distanti, questo dolore ci ha fatto vivere una unità mai sperimentata, una solidarietà da tempo dimenticata e una fede quasi perduta.