Segnalazione: “Uno dei mille” Francesca di Teresa Montesarchio

Insieme, contro le barriere, nel nome del rock’n’roll.

“Eravamo in mille su quella pista di atterraggio e avevamo strumenti carichi come fucili coi colpi in canna. Tremavamo, ed eravamo eccitati come sul punto di esplodere eppure, allo stesso tempo, sentivamo una quiete tesa, come guerrieri vigili e attenti al minimo spostamento d’aria: mille persone che rispondevano con l’ingombrante mutismo di una flotta d’assalto all’ordine “Silence, please!” sussurrato ai nostri orecchi da un radiotrasmettitore.
E poi fu un inferno rock.”

Attraverso un lungo flashback, Francesca narra le vicende di cinque personaggi che intrecciano i propri percorsi sulle piste dell’aeroporto di Milano Linate, durante le tre giornate di prove della rock band più grande al mondo – i Rockin’1000 – culminate nel concerto del 12 ottobre 2019 di fronte a un pubblico di ventimila persone.
Le loro storie non si assomigliano, ma sono accomunate da qualcosa: “No Borders on Board”, il tema che ha ispirato il concerto. Il romanzo affronta temi importanti, come l’omosessualità e l’omofobia, l’alcolismo e la depressione, il gioco d’azzardo e il lavoro in nero, ma è anche la storia di cinque amici che, pur essendosi incontrati per caso sulle piste di Linate, hanno inesorabilmente contribuito a cambiare l’uno la vita dell’altro.

Teresa Montesarchio è psicologa e psicoterapeuta, nonché uno dei mille, nella rockband più grande del mondo. Ha partecipato come batterista al concerto di Milano Linate, trovandolo il palcoscenico ideale per la catarsi dei suoi personaggi: perché farlo a ritmo di rock’n’roll è tutta un’altra storia.

A mia figlia,
perché possa avere sempre
la consapevolezza e il coraggio necessari
ad abbattere i muri


1


I


“Sono davvero felice!”
Così avrei risposto due anni e mezzo fa a chi me lo avesse chiesto.
La mia vita da allora è decisamente cambiata. Sono sicuramente
meno stralunata, o “sclerata”, come qualcuno mi avrebbe definita
poi – qualcuno che avrebbe contribuito a sconvolgermi la vita per sempre.

All’incirca due anni e mezzo fa, comunque, ignoravo tutto questo e
vivevo in un mondo immaginario che solo lontanamente
rispecchiava la realtà sulla quale stavo per aprire gli occhi. E così,
nella mia ingenua incoscienza di venticinquenne nevrotica, avrei
parlato di me in questo modo. Più precisamente, avrei parlato di me
in questo modo per un ultimo giorno ancora:

Apro la finestra sulla splendida vista della mia bella Napoli,
sorseggiando un espresso e mordendo una sfogliatella
fumante. Sfoglio il giornale ancora in vestaglia, scorrendo le
ultime notizie: va tutto in malora, come al solito. Sbuffo, ma
dopotutto, almeno qualche certezza nella vita c’è.
Scrivo il mio tenero buongiorno al mio perfetto fidanzato,
Francesco. Sì, siamo Francesca e Francesco, o i Checchi, come
amano chiamarci gli amici. No, in realtà non abbiamo molte
amicizie in comune e, a dirla tutta, non ho mai conosciuto i
suoi amici, ma ci sono affezionata, anche se platonicamente.
So che può sembrare strano, visto che stiamo insieme da così
tanto tempo, ma lui dice che hanno interessi troppo diversi
dai miei e così non li ho mai incontrati. Che ci chiamino i
Checchi però mi fa pensare bene. Stiamo insieme dai tempi
del liceo, anche se non è lì che ci siamo conosciuti.

Le mie amiche continuano a dire che la nostra storia è assurda
e non tollerano Francesco più di tanto, ma credo che la loro
sia solo una sorta di invidia latente. E comunque non voglio
pensarci, perché questa è proprio una bella giornata e niente,
dico niente, potrà rovinarla.
So che all’epoca sembravo una deficiente – e in effetti un po’ lo ero,
è così che stanno le cose e bisogna che lo accetti. Mi consola la
consapevolezza che si tratta del passato, un tempo che ho bisogno
di ripercorrere per raccontare questa storia, ma che – ne sono certa
– non avrà ulteriori ripercussioni sul mio presente o sul mio futuro,
se non come promemoria per non commettere gli stessi errori.
Dunque, la me “sclerata” venticinquenne, nevrotica e stralunata
avrebbe – ancora – parlato di sé così:

Io e Francesco abbiamo frequentato scuole diverse, ma il
destino ha voluto che ci incontrassimo tra gli scaffali della
Feltrinelli. Le mie amiche scherzano sempre sul fatto che la
Feltrinelli in questione si trova a piazza dei Martiri e,
soprattutto Elvina, che ha tutta una sua filosofia di nomi e
numeri, crede che il destino mi stesse avvertendo sul fatto che
questa storia avrebbe rappresentato la mia croce, salvo poi
cambiare la sua profezia – il che capita abbastanza spesso –
per cui il nome della piazza è diventato segno di una fedeltà
ineguagliabile, che si spinge fino alla morte. Per me non è mai
stato troppo complicato scegliere quale delle due versioni
abbracciare.
Comunque, Francesco sfogliava Sartre e io de Beauvoir: fu
amore a prima vista – o a prima svista, dato che mi ci volle un
po’ per capire che stava disperatamente cercando di attirare
l’attenzione della commessa alle mie spalle – una donna
molto più grande di lui e di me. Doveva essere tanto insicuro.
E io sono entrata nella sua vita per infondergli pace e felicità.
Certo, ci ha messo un po’ per capirlo, visto che ci sono voluti

ben due anni e tutta la mia perseveranza prima che si
decidesse a chiedermi di uscire. Ma poi ce l’ha fatta.
Credo che a fare da Cupido sia stato il suo amico Ferdinando,
che gli ha parlato bene di me. Francesco mi ripete sempre che
sono il suo colpaccio. Un giorno mi ha confessato com’è che si
è convinto a chiedermi di uscire. A quanto pare Ferdinando
era convinto che Francesco non lo avrebbe mai fatto e invece
ha dovuto pagargli i cinquanta euro che aveva puntato – che
ridere! Ferdinando, che lo conosceva bene, aveva capito che
gli piacevo, ma anche che non avrebbe trovato tanto
facilmente il coraggio di proporsi e così, per il bene del suo
caro amico, con la scusa di una scommessa lo ha spinto a
dichiararsi. E anche se a convincerlo del tutto è stata una
questione d’orgoglio – certo non i soldi, figuriamoci – per me
era chiaro che era pazzo di me.
Lo ricordo ancora in maniera vivida, quel giorno: eravamo con
le rispettive scuole in una visita guidata interscolastica nella
Napoli Sotterranea quando, durante una pausa, mi ha
invitata a prendere un caffè e, al momento di pagare, gli ho
detto che ci avrei pensato io. Lui – da bravo femminista quale
è – ha risposto secco: “So che sei una donna emancipata, non
sarò io a ostacolarti!”. E da allora abbiamo continuato a
uscire insieme senza troppe definizioni antiquate a
ufficializzare la nostra coppia e soprattutto mai una volta che
mi abbia fatta sentire una da portare in giro o a cui pagare
qualcosa chissà per quale secondo fine. No: prenoto sempre
io al ristorante, se è lui che mi viene a prendere lascia che io
metta la benzina nella moto e mai una volta che mi abbia
aperto la porta per permettermi di entrare in una stanza
prima di lui – per carità, orrore! È proprio romantico…

Teresa Montesarchio è psicologa, psicoterapeuta e giornalista pubblicista. Aiuta bambini, adolescenti e adulti ad aumentare il proprio benessere psicofisico, attraverso la cura psicologica e la divulgazione di saggi di psicologia e romanzi di formazione volti all'auto-riflessione e finalizzati ad accrescere l'amore per sé, per gli altri e per il mondo.
 
Teresa Montesarchio è appassionata di musica e coreutica ed è "uno dei mille" nella rockband più grande del mondo - i Rockin'1000 - in qualità di batterista.


Per approfondimenti, visita https://teresamontesarchio.it/


 


Author: Jenny Citino
Jenny Citino è la curatrice del blog letterario "Librichepassione.it" Amante della lettura sin da bambina, alterna questa sua passione con la musica classica, il giardinaggio e la pratica dello Yoga.