Segnalazione: “Prima regola non innamorarsi ” di Felicia Kingsley edito da Newton Compton in tutte le librerie e on-line dal 1 Giugno 2020. Estratto

Sinossi

Dall’autrice del bestseller Matrimonio di convenienza

Silvye ha ventisette anni, una madre asfissiante e sogna solo una vita normale, con un lavoro normale. Ma la verità è che la sua vita è tutto meno che normale perché… è una truffatrice. Sì, una truffatrice, figlia di una truffatrice che l’ha istruita alla perfezione nell’arte del furto e dell’inganno. Ci sono solo due cose che Silvye non deve fare: mangiare carboidrati e innamorarsi. A lei, le regole proprio non piacciono: ok vivere senza innamorarsi, ma non senza carboidrati!
C’è invece una persona a cui le regole piacciono moltissimo: Nick Montecristo, affascinante ladro-gentiluomo e astuto genio dell’arte. È un abile stratega, impermeabile ai sentimenti, e non ha mai fallito un solo incarico.
Nick e Silvye sono i prescelti da un ricco ed eccentrico collezionista, per mettere a segno un colpo sensazionale. Peccato che i due si detestino e abbiano qualche conto in sospeso da regolare. Lei è fuoco, lui è ghiaccio. Impensabile lavorare insieme, impossibile dire di no al colpo. Riusciranno Nick e Silvye a passare da rivali a complici, ed evitare che una fastidiosa quanto imprevista attrazione tra loro complichi le cose? Ma sì, in fondo sono due professionisti, basterà rispettare una sola regola…
Dall’autrice di Matrimonio di convenienza, amata da oltre 300.000 lettori in Italia
La nuova commedia romantica di cui tutti parlano!

«Un’autrice che sa far divertire.»
D la Repubblica

«Uno spasso assicurato.»
Gioia

«Una lettura romantica.»
Il Corriere della Sera

«Si ride, tanto e di gusto. A metà tra la miglior romantic comedy americana e la commedia degli equivoci latina.»
Elle

Estratto

A chi ha il coraggio di rischiare
Scrittore, avvocato, alchimista, inventore, seduttore, spia.
Può il più grande avventuriero del ’700
essere morto da povero bibliotecario?
«Tutti amano una bella cospirazione».
Dan Brown
«Siete in Europa a comprarvi un marito?»
«L’uomo che io voglio non ha prezzo».
«Be’, questo mi elimina».
Cary Grant e Grace Kelly
in Caccia al ladro di Alfred Hitchcock, 1955

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Nick

Devo essere stato un gatto in una vita precedente perché, a trentadue anni, ho già vissuto otto volte: guida turistica abusiva, ricercatore universitario, falsario, gestore di una bisca clandestina, detenuto, ricercato, fuggitivo e, oggi, ladro su commissione.

Me ne resta una, di vita.

Mi chiamano Nick Montecristo, nessuno usa più il mio vero nome da quando sono evaso, quasi sei anni fa.

Mi piace la bella vita, quella comoda, lussuosa, e dietro le sbarre non c’era niente di tutto ciò. E non ci sarebbe stato neanche dopo il mio rilascio. Ho avuto un’occasione e l’ho colta. È da quando sono al mondo che non faccio altro che cogliere occasioni. Magari non sono tutte buone, ma le colgo.

In prigione non c’era, per esempio, il café au lait servito nella tazza di porcellana di Meissen. E nemmeno le uova strapazzate al tartufo nero del Périgord. Per non parlare di questa magnifica vista sul porto di Monte Carlo dalla terrazza dell’Hôtel Hermitage.

Mentre faccio colazione sfoglio «Le Figaro»: liti di governo, tensioni nell’Unione Europea, l’ennesimo scandalo sessuale con ricatto, e il furto di una collana di diamanti del valore di mezzo milione di euro all’Hotel Carlton di Cannes.

Scorro l’articolo con un mezzo sorriso, da sopra la mia tazza.

Un’ombra si allunga sul mio tavolo. «Il Chirurgo?», mi domanda la voce di un uomo.

Il Chirurgo è il nome con cui sono noto nell’ambiente, dovuto al mio modo di “operare”: puntuale, pulito, preciso.

«Dipende», rispondo senza alzare gli occhi dal giornale. «Chi lo cerca?»

«Dio salvi la regina», sussurra la persona davanti a me.

Parola d’ordine esatta.

«In questo caso», dico sfilandomi gli occhiali da sole, «c’è una sedia per lei».

L’uomo, un tizio allampanato, sulla quarantina, prende posto davanti a me sbottonandosi la giacca. «Lord Henry le manda i suoi saluti», mi dice.

Io continuo a dedicarmi alla mia colazione, senza dare sfoggio di interesse. Dai dieci comandamenti del mestiere: mai farsi prendere all’amo. «Ricambio i saluti. E come sta il nostro amico?»

«Ha una proposta da sottoporle, Monsieur Montecristo. Una “consulenza”».

È così che mi piace chiamarle, consulenze. Non furti, non colpi, non missioni. Consulenze: semplici, trasparenti, fatturabili consulenze.

«Sono in vacanza», dico riappoggiando la tazza sul piattino.

«Nick Montecristo non è mai in vacanza, lo sanno tutti».

«Vi sto abituando troppo bene. Dovrei iniziare a deludere qualche aspettativa».

«Magari dalla prossima volta. A questo lavoro, Lord Henry tiene molto. Non vorrà chiudere la porta in faccia al suo miglior cliente per qualche giorno di sollazzo in Costa Azzurra?»

«Sarà meglio che questa proposta valga il mio disturbo».

«Giudichi lei, è un incarico da due milioni». Il tizio allampanato mi passa una busta facendola scivolare sulla tovaglia.

Io la prendo e mi limito ad alzare la linguetta senza estrarre il contenuto. «Oggi?!», esclamo colpito. «Il vecchio Hank ha fretta…».

«E non è il solo».

«Posso almeno sapere di cosa si tratta?», domando accigliato richiudendo la busta.

«Lord Henry ci tiene a spiegarglielo di persona». Il tizio non aggiunge altro, si alza e mi saluta con un cenno del capo. «Buona giornata, Monsieur Montecristo».

Rimango di nuovo da solo, con il mio giornale, il piatto di uova vuoto e la busta di Lord Henry vergata con le iniziali “N.M.”.

Ormai sono abituato alle bizzarrie dei miei eccentrici clienti e, per esperienza, so che più sono altolocati, più sono fuori di testa, però pagano bene, subito e in contanti.

La tentazione di respingere l’invito al mittente è forte ma, mio malgrado, devo ammettere che il galoppino di Lord Henry ha ragione: sono allergico alle vacanze.

Sono a riposo da due giorni e già mi annoio a morte. Se sapessi in cosa consiste la richiesta di Lord Henry, ora non sarei così impaziente. Detesto non sapere le cose.

Acceso dalla fibrillazione della curiosità, piego la busta e me la infilo in tasca, dopodiché mi alzo, lascio la mancia al cameriere e mi reco agli ascensori.

Potrei girare l’Hôtel Hermitage bendato e sapere sempre dove mi trovo.

Tintinnio di calici? Crystal Bar. Profumo di agrumi di serra? Limùn Lounge. Eco di tacchi sul marmo? La lobby dalla cupola di vetro.

Questa è la mia base quando non sono in servizio, perché a Monte Carlo il denaro può comprare tutto l’anonimato e la discrezione che mi serve.

Arrivato al quarto piano, apro la porta della mia stanza: un’umile suite con vista mare per cui la Monte-Carlo Société des Bains de Mer chiede duemilaottocento euro a notte.

Abbandono la chiave sulla consolle dell’ingresso, entro in camera da letto per fare la valigia e, da sotto il lenzuolo sfatto, scorgo due lunghe gambe abbronzate.

«Buongiorno», mi saluta una voce roca e ancora assonnata.

Chantal.

«Buongiorno», le rispondo a mia volta, appoggiandomi al cassettone con le braccia incrociate sul petto.

«Speravo che avremmo fatto colazione a letto».

«La colazione a letto è per i pigri». Come ho già detto, non sono un tipo da vacanza.

«O magari un lungo bagno nella vasca idromassaggio».

«Preferisco la doccia: pratica, veloce e meglio ancora se fredda».

«Scommetto che ti sei alzato all’alba e sei anche andato in palestra».

«E a correre sul lungomare».

Chantal si rizza a sedere, spostandosi il ciuffo biondo spettinato dalla fronte. «Certo che tu non ti godi mai nulla, eh?».

La raggiungo sul letto, chinandomi per baciarla sul collo. «Così mi offendi…».

«A parte stanotte». Chantal abbandona la testa all’indietro, sospirando. «Potremmo replicare adesso, per esempio, tutta la mattina».

«Spiacente, non ho tutta la mattina», dico allungando la mano verso il comodino per prendere la mia cravatta arrotolata, che avevo già preparato.

Chantal mi guarda mentre me la sistemo, con i suoi occhioni castani, pieni di delusione. «E perché?»

Controllo nello specchio che il nodo sia dritto, dopodiché prendo il trolley dall’armadio e lo riempio con le mie cose. «Parto, convocazione di lavoro», rispondo telegrafico.

«Ma sei arrivato solo da due giorni», protesta. «Erano mesi che ti aspettavo!».

Che dolce. «Non posso dire di no. Ho una reputazione».

«E io?!».

Mi volto a guardarla, lanciandole un sorriso tagliente. «E tu hai un marito, tesoro».

Chantal rimane interdetta a fissarmi a bocca aperta. «Come lo sai?».

Mi siedo sul letto accanto a lei, prendendo la sua mano sinistra e portandomela alle labbra. «Nel mio lavoro, la chiave è saper guardare», dico baciandole la punta delle dita. «Osservare, elaborare le informazioni e leggere le per-sone».

«E cosa hai letto di me?»

«Vedi?». Passo un dito sulla falange del suo anulare. «Questa sottile linea bianca sull’abbronzatura dice che sei sposata anche se ti togli la fede».

Chantal ritira la mano, imbarazzata, e la nasconde sotto il lenzuolo. «Il mio è un matrimonio infelice».

«Divorzia», le suggerisco chiudendo il trolley.

«Non posso. Con il contratto prematrimoniale che ho firmato, mio marito mi toglierebbe anche l’aria che respiro». Chantal si alza e ripesca la sua sottoveste là dove l’abbiamo lanciata ieri sera. «Se non fosse sempre in viaggio per lavoro, non so come farei». Mi cinge la vita con le braccia, appoggiando il mento alla mia spalla. «Quando torni?»

«Non lo so».

«Non farmi aspettare altri due mesi prima di farti vivo».

Tra me e lei è stata una cosa nata per caso e continuata altrettanto per caso, che presto si è trasformata in una delle mie abitudini rituali quando vengo nel Principato di Monaco: giro scaramantico alla roulette del casinò, cena da Alain Ducasse, notte con Chantal. O notti.

«Però mi sono fatto vivo», ribatto, voltandomi verso di lei.

«Non abbastanza».

«Il mio lavoro mi tiene molto impegnato».

«Ma che lavoro fai?», mi chiede sbuffando. «Dopo tutto questo tempo non me lo hai ancora detto».

«Giochiamo ad “acqua o fuoco”. Se indovini, faremo l’amore un’ultima volta».

«Speculatore finanziario».

Io scuoto la testa. «Acqua».

«Diplomatico».

«Acqua». Non indovinerà mai.

«Ci sono!», esclama. «Sei un… chirurgo».

Questa risposta potrei pure passargliela. Io le sorrido, baciandola. «Fuochino».

Assecondo le avances di Chantal giusto in tempo per lasciare l’albergo, l’aiuto a chiudere la zip del suo abito, mi metto la giacca del completo, poi scendiamo nella hall dove faccio il check-out.

Ci salutiamo all’uscita, quando le nostre strade si dividono. Lei prova a strapparmi la promessa di richiamarla al più presto e con un sorriso malinconico sale sulla sua auto, diretta a Roquebrune-Cap-Martin; io, invece, sulla Mercedes dell’hotel.

«Dove la porto, Monsieur?», mi domanda l’autista.

«Aeroporto di Nizza. Ho un volo per Londra e sono di fretta».

Posto in turistica?! Stiamo scherzando?

Io non viaggio in turistica.

Eppure il mio biglietto dice il contrario: Sedile 78B. Né corridoio, né finestrino, ovvero: l’inferno.

L’ autrice

Felicia Kingsley, è nata nel 1987, vive in provincia di Modena e lavora come architetto. Matrimonio di convenienza, il suo primo romanzo inizialmente autopubblicato, ha riscosso grande successo in libreria con Newton Compton ed è diventato il secondo ebook più letto del 2017. Stronze si nasceUna Cenerentola a Manhattan e Due cuori in affitto sono stati nella classifica dei bestseller per settimane. La Newton Compton ha pubblicato anche La verità è che non ti odio abbastanzaPrima regola: non innamorarsi e, in ebook, Appuntamento in terrazzo, i cui proventi verranno devoluti all’Ospedale Policlinico di Modena.

Author: Jenny Citino
Jenny Citino è la curatrice del blog letterario "Librichepassione.it" Amante della lettura sin da bambina, alterna questa sua passione con la musica classica, il giardinaggio e la pratica dello Yoga.