“Omicidio di Natale” di Alex Pine

La vigilia di Natale, un abitante dei dintorni del villaggio di Kirkby Abbey nota sulla neve delle impronte che entrano nel suo seminterrato da tempo in disuso. Orme che entrano, senza uscirne. Decide quindi di scendere a controllare. Alcuni giorni dopo, viene rinvenuto il suo cadavere, insieme a quelli della moglie e della figlia. L’ispettore James Walker inizia a indagare, seppur di malavoglia: è passato appena un anno da quando ha affrontato il caso più difficile della sua carriera e vorrebbe solo poter passare le vacanze natalizie nella tranquillità di Kirkby Abbey. Ma Walker non ha scelta: quiete e riposo dovranno attendere. L’indagine si presenta subito molto complicata: la fattoria dove vivevano le vittime è isolata, non ci sono testimoni degli omicidi e anche la scena del crimine non offre indizi. L’unica cosa certa è che il massacro richiama in maniera evidente un terribile omicidio commesso vent’anni prima in quello stesso posto. Un caso ancora irrisolto, su cui Walker dovrà far luce se vuole catturare il killer…

Questo è per Tommy – l’ultimo arrivato in famiglia

Vi presentiamo l’ispettore Walker e la sua squadra…

Questo è il secondo libro della serie dedicata all’ispettore James Walker. Per coloro che non hanno letto il primo, Il killer di Natale, eccovi una breve presentazione del protagonista e dei principali membri della sua squadra.

ISPETTORE JAMES WALKER, 40 ANNI

Ufficiale della questura della Cumbria, con sede a Kendal. Ha trascorso vent’anni nel Met, la polizia di Londra, prima di trasferirsi nel tranquillo paesino di Kirkby Abbey. È sposato con Annie, 36 anni, originaria di quel comune, che lavora come insegnante.

ISPETTORE CAPO JEFF TANNER, 46 ANNI

È il capo di James e un agente di grande esperienza che preferisce delegare piuttosto che indagare in prima persona. È sposato e ha un figlio.

SERGENTE PHIL STEVENS, 38 ANNI

Un detective senza peli sulla lingua che è partito col piede sbagliato con James. Era in lizza per il titolo di ispettore quando il collega londinese ha fatto la sua comparsa sulla scena, sottraendogli il posto. Ora è un collega fedele, è sposato e ha due figli.

AGENTE SEMPLICE JESSICA ABBOTT, 33 ANNI

È il membro più giovane della squadra e ha origini irlandesi e dell’Africa orientale. È sfrontata, tagliente come un rasoio, e non ha nessuna paura di dire quello che pensa. È la collega con cui James ha il rapporto più stretto. Il suo ragazzo fa il paramedico.

Prologo

Domenica 24 dicembre

Erano le 18:30 della Vigilia di Natale e Robert Bateman aveva solo voglia di ubriacarsi. Si era rassegnato ad attendere di arrivare a casa, non se la sentiva di rischiare che la polizia lo fermasse per fargli un alcol test. Sarebbe stato un epilogo disastroso per una giornata di merda.

Decise di finire il bicchiere e di resistere all’impulso di ordinare un’altra pinta al bancone.

Mary lo stava aspettando a casa da un po’. Le aveva telefonato dopo l’incontro con il direttore di banca, a Kendal, dicendole che stava per arrivare. Ma invece di dirigersi subito verso la fattoria, che distava solo una trentina di minuti, aveva optato per una sosta al suo pub preferito, il King’s Head, a Kirkby Abbey.

Sperava di avere il tempo di calmarsi e riordinare i pensieri, prima di dover affrontare moglie e figlia. Eppure, dopo aver impiegato quasi un’ora per finire una birra, aveva le viscere ancora attorcigliate per l’ansia.

Non erano solo le parole del direttore di banca a preoccuparlo. C’era anche quel messaggio ricevuto poco prima, che gli pesava come un macigno sullo stomaco. Tirò fuori di tasca il cellulare per rileggerlo e lo trovò allarmante come la prima volta.

Ne ho abbastanza, non ho intenzione di tollerare altre stronzate. Scoprirai che non sono uno che fa minacce a vuoto, Bateman.

A quanto pareva, la pressione che sentiva addosso non faceva che aumentare, e non poteva farci nulla.

Non lo aiutava sapere che per colpa sua sarebbero stati costretti a vendere la fattoria. Aveva fallito nella sfida di tenere in piedi l’attività in tempi difficili e aveva peggiorato la situazione cercando di ammortizzare la montagna di debiti tramite il gioco d’azzardo. Le scommesse sbagliate erano state molte di più di quelle vincenti.

Ormai non aveva altra scelta che confessare a sua moglie la vera entità dei loro problemi finanziari. Lei sapeva già che avrebbero dovuto lasciare Oaktree Farm, casa loro da più di vent’anni, ma non aveva idea di quanti soldi gli sarebbero rimasti da pagare anche dopo la vendita. O di quanto sarebbe stato difficile rimettersi in carreggiata.

Avevano entrambi cinquant’anni e la fattoria era stata tutta la loro vita per ben due decenni. Le prospettive di lavoro erano abbastanza disastrose e sembrava altamente improbabile che Robert fosse in grado di iniziare un’altra attività in quella fase.

Non c’era da stupirsi che si sentisse oppresso dal senso di colpa. Aveva deluso la sua famiglia. E ora avrebbe dovuto affrontarne le conseguenze.

Gettò un’occhiata agli altri clienti del bar. Vivevano tutti in paese e ne conosceva la maggior parte da anni. Gli sarebbero certamente mancati se lui e Mary fossero stati costretti a lasciare la zona, cosa da considerare visto il casino in cui si trovavano.

Il pensiero che forse sarebbe stato l’ultimo Natale insieme a quella gente lo riempiva di tristezza. Quanto avrebbe voluto non essere arrivato fino a quel punto.

Emise un pesante sospiro e finì la sua birra.

Poi spinse all’indietro la sedia, si alzò in piedi e si infilò l’impermeabile imbottito. Stava per dirigersi verso la porta, ma si fermò, decidendo di comprare un po’ d’alcol da portare a casa.

Martha Grooms, la padrona del locale, si trovava dietro il bancone. Era una donna grande e grossa, sulla sessantina, con un viso ovale incorniciato da una massa informe di capelli grigi.

Quando lo vide, esclamò: «Mi dispiace non essere riuscita a scambiare due chiacchiere con te, Rob. Ma, come puoi vedere, stasera siamo molto occupati».

«Non c’è problema, Martha», rispose lui. «Sono passato al volo. Sono stato a Kendal per incontrare il direttore della mia banca. Ora devo tornare a casa dalla signora».

«Come sta Mary?»

«Oh, benissimo, grazie».

«Ci vediamo a Natale? Abbiamo ancora qualche posto se volete venire a pranzo domani. E stiamo preparando un buffet speciale per il giorno di Santo Stefano».

Robert fece spallucce. «Dovrò parlarne con Mary. Ha un sacco di cose per la testa. Mia figlia Charlotte e il suo fidanzato Neil staranno da noi per qualche giorno. Ma se sono d’accordo, per me va bene».

«Be’, in caso decidiate di restare in fattoria, fai gli auguri a tutti da parte mia».

«Certo. Ma, prima che me ne vada, mi porteresti due bottiglie di vino bianco della casa e una di sherry?»

«Arrivano subito», rispose Martha e, pochi secondi dopo, gliele porse in una busta di plastica.

Lui pagò in contanti e lei gli consegnò il resto e lo scontrino.

Fuori, la temperatura era improvvisamente scesa e una coltre di neve si stendeva sul paese.

Una volta al volante della sua Land Rover, Robert accese il riscaldamento.

Uscendo dal parcheggio cercò di distogliere la mente dai problemi crescenti e di concentrarsi sulla guida. La sua casa distava nove miglia dal paese e il ghiaccio e la neve alta rendevano le strade insidiose.

Il viaggio lungo i tortuosi sentieri di campagna fu lento e senza intoppi e alla fine arrivò a casa poco prima delle sette.

Oaktree Farm si trovava lontano dalla strada principale, chiusa tra due delle tante spettacolari colline della Cumbria. Le sue luci erano le uniche che si potevano scorgere per miglia e miglia.

Robert fermò la macchina nell’ampio cortile anteriore tra la casa a due piani e il vecchio fienile. Spense il motore e i fari.

Si disse che non avrebbe riversato addosso a Mary i loro problemi finanziari fino a dopo Santo Stefano, quando l’avvocato sarebbe venuto direttamente alla fattoria per incontrarlo, come concordato. Al contrario, avrebbe fatto del suo meglio per passare un piacevole Natale con la famiglia. Dopotutto, non vedeva Charlotte da quando si erano riuniti tutti per festeggiare il cinquantacinquesimo compleanno di Mary, tre settimane prima. La figlia si era trasferita a giugno nell’appartamento di Neil a Kendal e da allora aveva visitato la fattoria solo sporadicamente.

Non vedeva l’ora di scoprire come se la stavano cavando quei due e se Charlotte si stava trovando bene col suo nuovo lavoro: ora faceva la commessa in città.

Uscendo dalla Land Rover con in mano la busta degli alcolici, gettò un’occhiata alle finestre illuminate e provò un fremito d’ansia. Si rese improvvisamente conto di quanto sarebbe stato difficile fare buon viso a cattivo gioco ed entrare nello spirito natalizio. In realtà, era abbastanza sicuro che non ce l’avrebbe fatta senza ingerire una buona quantità di alcol. Stabilì che la sua priorità sarebbe stata ubriacarsi il prima possibile. Il pensiero lo fece sorridere, mentre si dirigeva verso il portone di casa. Ma il sorriso svanì di colpo quando qualcosa catturò il suo sguardo.

Sulla neve immacolata c’era una scia di impronte di scarpe. Impronte che non c’erano quando era partito.

Provenivano dalla strada e conducevano ai gradini sul lato destro della casa, quelli che scendevano verso la porta dello scantinato.

Non c’erano impronte nella direzione opposta.

La cosa lo lasciò alquanto perplesso perché la porta dello scantinato era sempre chiusa a chiave ed esisteva un unico mazzo di chiavi, appeso a un gancio in cucina. Per di più, Mary si avventurava raramente là sotto perché era convinta da molti anni che fosse un luogo infestato.

Strinse le dita sulla busta e andò a controllare.

Ciò che vide lo turbò ulteriormente.

Le impronte scendevano lungo le scale, fermandosi proprio davanti alla porta. Sembrava che chiunque fosse entrato lì dentro non fosse ancora uscito.

Ma chi poteva essere?

Stava per scendere a controllare, quando dall’interno della casa giunse un frastuono improvviso, voci che urlavano. Abbastanza forti da provocargli una scarica di adrenalina.

L’istinto gli suggerì che quello che stava succedendo dentro era più importante dello scantinato, così girò bruscamente i tacchi e si precipitò verso la porta d’ingresso.

Quando la raggiunse, le grida furono soffocate da un urlo acuto che accelerò il suo battito.

E mentre spingeva la porta per aprirla, sentì un altro suono.

Vetri infranti.

Capitolo uno

Mercoledì 27 dicembre

James Walker si svegliò all’improvviso, strappato dal mondo dei sogni dal suono acuto della sveglia, che gli diceva che erano le 7:30.

Allungò il braccio da sotto il piumone e la spense.

«È già ora di alzarsi?», mormorò sua moglie.

Si girò verso di lei. Riusciva a scorgere appena i suoi lineamenti nel buio.

«Temo di sì», sussurrò. «Anche stavolta il dovere mi chiama».

Natale era già passato e oggi doveva fare ritorno al suo lavoro di ispettore presso la questura della Cumbria, con sede a Kendal. Non moriva certo dalla voglia. Gli era piaciuto un sacco passare tanto tempo da solo con Annie, soprattutto considerando che quello sarebbe stato il loro ultimo Natale in due.

Annie era finalmente in dolce attesa e non avrebbero potuto essere più entusiasti.

«Mi mancherà averti qui», disse lei accoccolandosi al marito. «È stato bello starcene un po’ da soli io e te».

James sentì un brivido di emozione e le passò una mano tra i folti capelli neri.

«Almeno tu non devi ancora tornare al lavoro», disse. «Quindi vedi di sfruttare al meglio le prossime due settimane».

Annie aveva un impiego a tempo pieno come insegnante alla scuola elementare di Kirkby Abbey, la cui chiusura era stata scongiurata per almeno un paio di anni. Quel lavoro sembrava fatto apposta per lei e la scuola era a pochi passi dal loro cottage, ai margini del paese.

«Avrò un sacco da fare per tenermi occupata», ribatté Annie. «Per prima cosa, voglio pensare seriamente alla stanza del bambino. È ora di togliere la vecchia carta da parati e iniziare a immaginarci che aspetto avrà. Per il colore delle pareti dovremo aspettare di sapere se è maschio o femmina, ma intanto potrei ordinare la culla e le altre cose».

James non poté fare a meno di sorridere. Erano anni che sognavano di avere un bambino, ma, per qualche motivo, non ci erano mai riusciti. Lo sconforto si era trasformato in disperazione ed erano giunti al punto di parlare di adozione. Ma poi, due mesi prima, all’età di trentasei anni, Annie aveva scoperto di essere finalmente incinta. Ora non vedevano l’ora di dare il benvenuto al loro bebè, che sarebbe nato l’estate successiva.

«È meglio che mi dia una mossa», disse James dandole un bacio sulla fronte. «Ti preparo una tazza di tè per dopo la doccia?»

«No, te la preparo io insieme alla colazione. Se resto qui finirò per riaddormentarmi, e non mi va».

James si alzò dal letto e si diresse verso la finestra stiracchiandosi la schiena. Scostò le tende e lanciò un’occhiata al giorno che nasceva fuori.

Era stato un altro bianco Natale in Cumbria e la neve copriva ancora il loro piccolo vialetto e la strada di fronte alla casa, insieme ai campi che si scorgevano dietro il paese. La luce del mattino faticava a penetrare oltre la spessa coltre di nuvole e gli alberi ondeggiavano nel vento coi rami protesi verso il cielo.

Era una vista molto diversa da quella della loro precedente casa, a Londra, che ora avevano dato in affitto.

Da lì si scorgevano soltanto muri di mattoni, tetti e interminabili code di macchine.

Si erano trasferiti in Cumbria quattordici mesi prima. Dopo vent’anni da detective nella polizia metropolitana, James ci aveva messo un po’ a adattarsi a una vita decisamente più tranquilla.

Alex Pine è lo pseudonimo dell’autore di bestseller noto nel Regno Unito anche come Jaime Raven e JP Carter. Cresciuto in un quartiere popolare nel sud di Londra, ha intrapreso la carriera di giornalista, occupandosi soprattutto di cronaca nera come inviato in vari Paesi, poi è divenuto produttore televisivo e ha diretto la redazione dei notiziari di un’importante emittente anglosassone. Attualmente vive tra l’Hampshire e la Spagna. La Newton Compton ha pubblicato Il killer di Natale Omicidio di Natale.

Author: Jenny Citino
Jenny Citino è la curatrice del blog letterario "Librichepassione.it" Amante della lettura sin da bambina, alterna questa sua passione con la musica classica, il giardinaggio e la pratica dello Yoga.