“Il killer di Natale” di Alex Pine

Disponibile dal 28 Ottobre 2021 in tutte le librerie e sugli store on-line

Dodici giorni a Natale. Dodici omicidi da risolvere per il detective James Walker. L’ispettore James Walker è pronto per un sereno Natale in famiglia nel tranquillo villaggio di Kirkby Abbey. Trasferitosi da Londra di recente, per sfuggire alla vendetta del capo di una gang che ha arrestato, tutto ciò che cerca è quiete e riposo. Ma quando, a nove giorni dal Natale, apre un pacchetto trovato inaspettatamente davanti alla sua porta, si rende conto che i suoi piani sono destinati a saltare. Dentro il pacchetto, infatti, c’è una lettera con una macabra promessa: “Dodici giorni, dodici omicidi”. E dopo poche ore la polizia trova il primo cadavere, mezzo congelato nella neve. Mentre le bufere si fanno più intense, il panico si diffonde nel sempre più isolato villaggio della Cumbria: tra la gente si nasconde un assassino e, con undici vittime annunciate, chiunque potrebbe essere il prossimo… Riuscirà James a fermare il killer prima che colpisca di nuovo?

Agli ultimi arrivati in famiglia,
Peyton Scott e Luna Raven.
Auguro a entrambi una vita lunga e felice.

Prologo

Settembre

Erano le sei del pomeriggio quando Annie Walker sentì l’auto del marito che entrava nel vialetto della loro casa a schiera, a Tottenham.

Qualche istante dopo, lui entrò, si chiuse la porta alle spalle e la chiamò.

Annie rimase seduta dov’era, sul divano, con il cuore che le martellava in petto. Si stava preparando al peggio fin da quando lui le aveva mandato un messaggio, quel pomeriggio, per accennarle cosa stesse succedendo. Erano passate tre ore e la lunga attesa le aveva scombussolato lo stomaco.

Trattenne il fiato quando il marito entrò in salotto.

«Ciao, tesoro», disse. «Mi dispiace di non essere riuscito a liberarmi prima».

Annie rimase colpita da quanto fosse distrutto. Aveva gli occhi vitrei per la stanchezza e i capelli scuri erano unti e scompigliati.

«Dimmi solo cos’è successo».

James attraversò la stanza e si accomodò accanto a lei sul divano.

«Temo di avere cattive notizie, Annie», esordì. «Il bastardo è stato rilasciato».

Annie chiuse gli occhi. Sembrava quasi che il cuore avesse smesso di battere. James le cinse le spalle con un braccio e la strinse a sé. Un gesto che la confortò appena. Avrebbe avuto bisogno di ben altro per soffocare quella sensazione di terrore incontrollabile che le stava montando dentro.

«Questo è un maledetto incubo», commentò. «Pensavo che quel bastardo sarebbe rimasto rinchiuso per dieci anni almeno».

James scosse la testa. «Sembra impossibile ma l’ha fatta franca. Il problema è che non siamo stati in grado di smentire quanto affermava l’altro tizio».

«Quindi ormai è fatta? È di nuovo libero e può fare ciò che vuole».

«Esatto», confermò James. «Ma tu devi cercare di non preoccuparti».

«È impossibile e lo sai bene».

James spostò lo sguardo dalla moglie alla bottiglia mezza vuota di vino rosso appoggiata sul tavolino da caffè.

«Ho bisogno di un po’ di alcol dopo la giornata che ho avuto», disse. «Fammi prendere un bicchiere e poi potremo parlarne per bene».

«La notizia è già trapelata?», gli domandò Annie.

Lui annuì mentre si alzava. «Certo. Sono sicuro che la stampa ne stia già parlando».

«Allora possiamo accendere la TV?».

Prese il telecomando, come gli chiedeva la moglie, e si sintonizzò direttamente sulla BBC. Stavano trasmettendo la notizia proprio in quel momento. Le parole del giornalista le gelarono il sangue.

Il cinquantottenne Andrew Sullivan, condannato all’ergastolo per omicidio, è rimasto in galera solo tredici mesi. Nonostante all’epoca in cui il caso era arrivato in tribunale il corpo della vittima non fosse stato trovato, e Sullivan avesse sempre negato di aver ucciso Brendon Fox, proprietario di un night club, la giuria lo aveva comunque dichiarato colpevole. Tre giorni fa però, la svolta. Il cadavere di Fox è stato rinvenuto nel punto esatto indicato da unuomo che ne ha anche confessato l’omicidio. Alla luce dei nuovi sviluppi, il giudice ha ordinato il rilascio del signor Sullivan, che nel corso del processo era stato descritto come il capo di un’organizzazione criminale. Così, nelle prime ore di oggi pomeriggio, Sullivan ha varcato i cancelli della prigione di Belmarsh, tornando a essere un uomo libero. Scotland Yard ha confermato che un altro soggetto, sulla cinquantina, la cui identità non è ancora stata resa nota, è stato formalmente accusato dell’omicidio di Fox.

Andrew Sullivan era una delle principali ragioni per cui Annie voleva disperatamente trasferirsi lontano da Londra. Quando l’avevano rinchiuso in prigione… era stato come se si fosse tolta dalle spalle un peso enorme.

Il giornalista cominciò a parlare del passato travagliato di Sullivan, mentre sullo schermo campeggiava la fotografia del soggetto. Aveva la tipica faccia da criminale, calvo, con una lunga cicatrice che gli correva lungo la guancia destra.

James aveva incrociato per la prima volta la strada di Sullivan quando lavorava presso un distaccamento della National Crime Agency. Aveva cercato per anni di ostacolarne le attività illecite, ma non era riuscito a incastrarlo. Così facendo si era fatto un nemico potente e di conseguenza aveva ricevuto svariate minacce di morte. Poi, due anni prima, James si era trasferito a Scotland Yard per assumere il ruolo di detective ispettore della squadra omicidi e gli era stato assegnato il caso di Brendon Fox.

Sullivan aveva litigato con Fox dopo che il proprietario del nightclub l’aveva bandito dal locale. Una sera si erano incontrati per caso in un pub di Wood Green, era scoppiata una violenta rissa e al termine della scazzottata Sullivan aveva minacciato di uccidere il rivale.

Nelle prime ore del mattino seguente, subito dopo essere uscito dal suo locale, Fox era sparito in circostanze misteriose. La sua auto era stata abbandonata sul ciglio della strada, con la portiera aperta.

Subito dopo, la polizia aveva scovato il filmato di una telecamera stradale nel quale si vedeva il furgone di Sullivan passare davanti al club mezz’ora prima che Fox uscisse dal locale. Sullivan era stato arrestato e sulla sua camicia era stato trovato il sangue della vittima. Si era giustificato sostenendo di essersi macchiato durante la scazzottata al pub. Aveva inoltre dichiarato che, quando la telecamera lo aveva ripreso, stava tornando a casa dopo aver trascorso la nottata fuori.

Era stato James ad accusare Andrew Sullivan di omicidio, dopo aver convinto la procura a effettuare l’arresto nonostante l’assenza del cadavere. Poi, con grande soddisfazione da parte dell’intera squadra di James, la giuria aveva respinto la dichiarazione di non colpevolezza di Sullivan.

Tuttavia cinque giorni prima il caso era stato riaperto e il verdetto rimesso in discussione: un pluripregiudicato di nome Raymond Linch aveva confessato di aver ucciso Fox la notte stessa in cui era scomparso.

Aveva dichiarato di aver tentato di derubare il proprietario del club mentre stava salendo in auto. Quando Fox aveva opposto resistenza, l’aveva pugnalato al petto. Aveva detto di aver avuto paura che tracce di sangue o di DNA fossero rimaste sulla vittima, perciò l’aveva caricato nel bagagliaio della propria auto e, una volta raggiunti i boschi del Kent, l’aveva abbandonato lì.

Lynch aveva confessato un crimine che James non credeva avesse commesso davvero, eppure in un certo senso non aveva comunque nulla da perdere. Dopotutto, era già in prigione, scontava una condanna a trent’anni per aver picchiato a morte una ragazzina la settimana successiva all’omicidio di Fox. E all’età di cinquantacinque anni le speranze di uscire di galera, un giorno, erano pari a zero o quasi. Per questo James e la squadra erano convinti che la famiglia di Sullivan avesse persuaso Lynch ad assumersi la responsabilità dell’omicidio, probabilmente in cambio di protezione all’interno del carcere.

James tornò dalla cucina con un bicchiere e versò il vino rosso anche ad Annie. Si sfilò la giacca del completo e le scarpe e quando parlò aveva la voce rauca per la tensione.

«Non dovresti trasformare questa storia in una paranoia, Annie», le disse. «Onestamente non penso che Sullivan costituisca una seria minaccia per noi. Non vorrà mettere a rischio la libertà appena riguadagnata».

«Ma non puoi esserne sicuro», rispose Annie. «Sappiamo entrambi che quell’uomo è uno psicopatico e ti odia a morte. Hai detto tu stesso che è probabile che abbia ucciso diverse persone nel corso degli anni e non voglio che diventi una delle sue vittime anche tu. E poi ti ho già ripetuto un sacco di volte che non si tratta solo di lui. Non mi sento più al sicuro qui. Le strade sono piene di pazzi armati di coltello. Il traffico è insopportabile, per non parlare del rumore. Sono sempre stressata, e con ogni probabilità è questo il motivo per cui non riesco a concepire. E anche se miracolosamente dovesse succedere, questo non è il luogo in cui voglio crescere un bambino».

James sospirò. Aveva già sentito quella storia e la questione aveva messo a dura prova il loro rapporto. La madre di Annie era morta diciotto mesi prima, lasciandole una casa con quattro camere da letto in Cumbria, e da allora Annie aveva cercato di convincere James a lasciare Londra.

Ovviamente ci aveva riflettuto sul serio, arrivando addirittura a prendere in esame la possibilità di unirsi alle forze dell’ordine della Cumbria distaccate a Kendal, che si trovava a una quarantina di chilometri dalla casa della madre di Annie, a Kirkby Abbey. Tuttavia, a James piaceva lavorare per il Met, la polizia metropolitana, e a trentanove anni stava ancora facendo carriera. Senza considerare poi che la sua famiglia allargata – a cui era molto legato – viveva tutta nella zona nord di Londra.

Annie non aveva legami stretti con la capitale. I genitori erano morti, non aveva fratelli o sorelle e il suo unico parente era uno zio che viveva a Penrith. Inoltre, essendo una supplente poteva lavorare ovunque… compresa la piccola scuola elementare di Kirkby Abbey.

Nel corso della serata, James cercò di spostare la conversazione su argomenti diversi, ma Annie non demordeva. Continuò a parlargli delle sue paure mentre stappavano un seconda bottiglia di vino e scaldavano al microonde un paio di piatti pronti.

Erano le dieci di sera quando finalmente decise di darci un taglio. Stanca e frustrata, si alzò e annunciò che sarebbe andata a letto.

James si tirò in piedi e cominciò ad aiutarla a sparecchiare il tavolino da caffè. Cosa che non riuscirono a fare perché all’improvviso qualcosa di grosso si schiantò contro la finestra,

mandandola in frantumi. Furono investiti da una pioggia di schegge. Annie gridò.

L’oggetto – un mattone – andò a urtare il lato del televisore per poi atterrare con un tonfo sulla moquette.

Reagendo di puro istinto, James si mise fra Annie e la finestra rotta mentre entrambi scrutavano il piccolo giardino di fronte casa.

«Chi c’è là fuori?», urlò Annie. «Vedi qualcuno?»

«È troppo buio», le rispose James gridando a sua volta. «Resta qui, vado a controllare».

La paura attanagliò le viscere di Annie quando James si precipitò fuori dalla stanza. Posò gli occhi sul mattone e notò un pezzo di carta fissato con degli elastici. Con mano tremante prese il biglietto e lesse.

Io non perdono e non dimentico. Questo è solo un assaggio di ciò che sta per arrivare.

James tornò qualche minuto dopo per dire che chiunque avesse scagliato il mattone era sparito. Per Annie non fu una sorpresa.

Gli porse il biglietto e vide il panico distorcergli i lineamenti mentre lo leggeva.

«Sono pronta a scommettere che sia un messaggio da parte di Sullivan», gli disse in lacrime. «E se questo non basta a convincerti che dovremmo andarcene via di qui, allora non so proprio cosa potrà farti cambiare idea».

Capitolo uno

Venerdì 16 dicembre

Secondo l’Ufficio meteorologico, sarebbe stato un Natale bianco e burrascoso. Le previsioni parlavano di violente tormente in tutto il Regno Unito, gli abitanti delle contee settentrionali erano stati messi in allerta: dovevano prepararsi a un’ondata di maltempo senza precedenti. Con ogni probabilità alcune cittadine sarebbero rimaste isolate.

La prospettiva di restare bloccati dalla neve riempiva di terrore James Walker. Non era abituato alle strade impraticabili e alle calamità che impedivano qualsiasi attività.

A Londra, le cose andavano avanti più o meno come sempre, in qualsiasi condizione meteo. Adesso, però, viveva in Cumbria e quello sarebbe stato il suo primo Natale lontano dalla capitale. Era piuttosto sicuro che sarebbe stato molto diverso.

Lui e Annie si erano trasferiti sette settimane prima e stava ancora faticando a adattarsi. I ritmi di vita erano molto più lenti e non era sicuro che sarebbe mai riuscito ad abituarsi.

Era passato appena un mese da quando aveva iniziato il nuovo lavoro come ispettore presso la questura della Cumbria, nel paesotto di Kendal, e già moriva di noia. Gli mancavano il brusio del Met, i grossi casi, il guizzo di adrenalina che provava sulla scena di un crimine importante.

I casi in cui si era imbattuto dopo il trasferimento includevano due furti, un episodio di violenza domestica in una fattoria sperduta e un atto di vandalismo ai danni di un pub del paese. Una bella differenza rispetto agli omicidi e al caos che l’avevano tenuto impegnato per quasi vent’anni di carriera nella capitale.

In ogni caso, non dava la colpa ad Annie. Rimanere a Londra era semplicemente diventato troppo rischioso dopo quel mattone che era stato scagliato contro la finestra del loro salotto. Sua moglie era stata fortunata a non rimanere ferita e l’episodio l’aveva costretto ad ammettere che la minaccia non poteva più essere ignorata. Doveva pensare ad Annie e alla sua famiglia: i genitori, il fratello, le due sorelle e la schiera di nipoti.

Ancora non poteva essere sicuro di chi ci fosse dietro quell’attacco. La scientifica non aveva trovato prove né sul mattone né sul biglietto. Ovviamente, Andrew Sullivan aveva negato qualunque responsabilità quando era stato interrogato, sfoderando un alibi di ferro. Tuttavia, era possibile che avesse chiesto a uno dei membri della sua gang di fare il lavoro sporco al posto suo, per vendicarsi di James e di quei tredici mesi passati dietro le sbarre prima del rilascio inaspettato.

Da dietro la scrivania che gli era stata assegnata James scrutò l’open space dell’ufficio. Erano quasi le cinque di venerdì 16 dicembre e la maggior parte della squadra aveva già staccato in vista del fine settimana. Senza dubbio alcuni si sarebbero dati allo shopping natalizio, mentre altri si sarebbero dedicati ai preparativi per il grande giorno.

Lui lasciava tutte quelle incombenze ad Annie, che da sempre si divertiva a comprare regali e organizzare le cose. Quest’anno si era imbarcata in un’impresa ancora più difficile. Nonostante riarredare la casa avesse richiesto un grande sforzo, aveva invitato tutta la famiglia di James. Dalla Vigilia di Natale fino a santo Stefano.

James aveva tirato un sospiro di sollievo quando aveva saputo che sarebbero venuti solo in nove, di cui tre bambini. Avrebbero potuto sistemarli nelle tre camere da letto per gli ospiti, mentre lo zio di Annie, Bill Cardwell, si sarebbe accontentato della brandina da campeggio pieghevole nello studio.

Annie non vedeva Bill dal funerale della madre, quando avevano avuto una brutta lite. Lo zio se l’era presa perché la casa in cui era cresciuto con la sorella era finita ad Annie. Se n’era andato a metà della veglia, lamentandosi e gridando che non era giusto. Pretendeva che lei vendesse la proprietà e gli desse la metà del ricavato. Ma sua madre nel testamento aveva espresso con chiarezza la volontà che lei tenesse la casa, in modo da passarla poi ai propri figli, se e quando Dio avesse voluto mandargliene. E Annie era intenzionata a rispettare i suoi desideri.

Ora però, era anche determinata a riallacciare i rapporti con lo zio, nella speranza che il ritorno in Cumbria potesse costituire un nuovo inizio per entrambi.

foto presa dal web

Alex Pine è lo pseudonimo dell’autore di bestseller noto nel Regno Unito anche come Jaime Raven e JP Carter. Cresciuto in un quartiere popolare nel sud di Londra, ha intrapreso la carriera di giornalista, occupandosi soprattutto di cronaca nera come inviato in vari Paesi del mondo, poi è divenuto produttore televisivo e ha diretto la redazione dei notiziari di un’importante emittente anglosassone. Attualmente vive tra l’Hampshire e la Spagna. Il killer di Natale è il suo romanzo d’esordio, con cui hanno inizio le indagini dell’ispettore James Walker.

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Author: Jenny Citino
Jenny Citino è la responsabile editoriale della rivista on-line "Librichepassione.it" Amante della lettura sin da bambina, alterna questa sua passione con la musica classica, il giardinaggio e la pratica dello Yoga. Ha conseguito i seguenti corsi di formazione: "Lettura e benessere personale come rimedio dell'anima" " Avvicinare i bambini alla lettura con i racconti di Gianni Rodari"

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