Da oggi in libreria: “Ritorno all’isola delle donne” di Molly Aitken edito da GARZANTI disponibile in tutte le librerie e on-line

C’è un solo modo per essere libere: infrangere ogni regola. Al largo delle coste irlandesi c’è un’isola lontana. Un’isola dove il vento soffia senza sosta. Un’isola dove la legge è dettata dagli uomini e alle donne è concesso solo di essere madri o figlie. Qui, in una notte di tempesta, Oona viene alla luce. Il suo pianto sovrasta il ruggito delle onde e già presagisce sventura. Figlia della rabbia e del dolore, Oona è una ribelle, non le importa a della disciplina che la madre le impone, tentando di tarparle le ali. L’unica persona in grado di capirla è Aislinn. Lei è diversa dalle altre donne dell’isola: ha scelto la libertà e per questo è temuta e disprezzata. Grazie a lei, Oona impara a essere sé stessa. A non avere paura di inseguire i propri desideri, anche se sembrano sbagliati. Ma quando si osa troppo e non si rispettano le regole, il rischio è di pagare un prezzo alto. Ben presto, un evento tanto inaspettato quanto violento si abbatte su Oona, che è costretta ad abbandonare l’isola e a prendere il largo, anche se non nel modo in cui aveva immaginato. Da allora sono trascorsi trent’anni. Un tempo lunghissimo in cui Oona ha cercato di non guardarsi indietro e di dimenticare quello che è stato. Ma adesso deve tornare sull’isola dove tutto è iniziato. Perché è lì che sua figlia è fuggita. Ed è solo e soltanto lì che potrà dare voce a ciò che non ha mai confessato prima: una verità capace di regalarle la libertà che cerca da tutta la vita.

A mia madre, Maureen,
e a tutte le altre madri

«L’unica leggenda che ho mai amato la storia di una figlia persa agli inferi.»
EAVAN BOLAND, The Pomegranate

LA MADONNA NELLA TEMPESTA

Io ho avuto inizio con mia mamma, proprio come mia figlia ha avuto inizio con me.

Mia mamma sussurrava la storia della mia nascita per agganciare dentro di me la paura, per tenermi chiusa in casa con lei, ma da piccola mi piaceva sentire com’ero arrivata sull’isola, perché mi collegava a lui, l’altro bambino nato durante la tempesta.

La mamma lo raccontava così: lei stava accanto al muro davanti al nostro cottage, ad aspettare. Non c’era nessuno sulla strada o nei campi, ma sotto di lei la baia era fitta di barche. Nuvole viola scalarono l’azzurro; dapprima sottili e leggere, poi accumulate in mucchi pesanti che si diffondevano come fiamme tra le ginestre. Una tempesta frizzava nell’aria. La mamma scrutava alla ricerca del currach del papà, ma non distingueva il suo dagli altri. Ringraziò Dio che i miei fratelli Kieran e Enda fossero troppo piccoli per uscire in mare e stessero al sicuro a giocare davanti al focolare della vicina, Bridget, così che la mamma potesse preparare la casa prima del mio arrivo. I pescatori tornavano già con fatica verso il molo, lottando contro le onde dai denti aguzzi. La paura aveva eccitato gli uomini.

Sull’isola, il mare era ciò che separava le donne dagli uomini. Le donne non venivano prese dall’acqua. Le madri erano prosciugate dal versare lacrime sui corpi dei figli morti. Le nonne svanivano presto nella vecchiaia, rapide quasi come lune calanti, e le ragazze affogavano nelle maree di sangue del parto. Gli uomini combattevano la morte sul mare, le donne dentro casa.

La mamma respinse quei pensieri e rivolse la concentrazione dentro di sé. Da settimane battevo contro la sua pancia come un uccello intrappolato in un camino. Non vedeva l’ora di liberarsi di me, e neppure una goccia di terrore si era insinuata in lei a questo riguardo. Aveva già avuto i miei fratelli senza fastidi. Cosa poteva andare male la terza volta?

Il tuono ruggiva lontano fin sulla terraferma, rotolando sulle onde per venire a scuotere le pietre, svegliando la gigantesca balena addormentata che c’era sotto, la madre dell’isola. La mamma non aveva mai sentito quella storia – e fu un’estranea, Bridget, a raccontarmela – ma comunque avvertì il sussulto della balena, e il disagio le crebbe dentro mentre guardava due currachs dirigersi al largo sobbalzando sui marosi. Si immaginava la risata di papà mentre lui e gli altri rematori avanzavano tra le onde agitate. Se il mare se lo fosse preso, la mamma sarebbe rimasta ad arrangiarsi con tre figli e sapeva che, se fosse stata sola, l’isola l’avrebbe uccisa. Mi raccontò tutto questo durante una delle nostre lunghissime giornate di sospiri e lavoro in cucina, ma in qualche modo allora dovevo aver percepito la sua debolezza. Con le mie unghie nuove graffiai un filo dentro di lei, che si spezzò. L’acqua le spruzzò i piedi scalzi – non saprei dire perché quel giorno non portasse le scarpe, ma prima di avere me deve aver vissuto in una donna più ribelle, più felice.

Il dolore la lacerò e lei cadde in ginocchio come per pregare, ma furono

bestemmie ad apparire sulla sua lingua – lo so perché anch’io ho gridato quelle parole mentre stavo partorendo mia figlia – ma, diversamente da me, mia mamma le mandò giù, lasciandole a marcire nel petto.

Allora si trascinò dentro la soglia e dimenticò di girarsi a guardare se la barca del papà stava tornando a casa.

Un quadrato di luce si spostò per terra e fu spento dalla pioggia che infuriava dalla porta spalancata. La mamma sedette sul pavimento, con le labbra che sanguinavano per i morsi con cui aveva represso le grida dentro di sé, mentre la Madonna la guardava dalla credenza, con un rosario avvolto al collo santo e un fiore di campo appassito ai piedi di porcellana. Per la prima volta da quando la mamma era sbarcata sull’isola, non rivolse le preghiere alla madre di Lui. Non mi disse mai perché, ma forse sarà stato perché sentiva di non poter essere all’altezza della Madre di Misericordia della quale portava il nome, oppure credeva che una donna mortale non servisse a niente in un caso grave come me.

Mentre gli occhi di Maria dipinti d’azzurro le bruciavano la schiena, la mamma si sostenne appoggiandosi al muro e implorò Dio – le richieste grosse le faceva solo a lui – di allontanare i tormenti che le davo io, sua figlia; ma lui, come la maggior parte degli uomini, non era tipo da farsi coinvolgere in faccende da donne.

In qualche modo la mamma riuscì ad arrivare alla camera grande. Il fulmine lampeggiò nella finestrella e fu inghiottito dalla morsa buia della tempesta. I dolori che straziavano la mamma continuarono, ma io non le davo l’urgenza di spingere. Non permise a sé stessa di pensare che questa volta fosse diversa dalle precedenti, ma in qualche punto in fondo alla mente sapeva che la bambina difficile sarei stata io.

Pregò di nuovo Dio e cercò di sentire la sua risposta, ma non udì che il ruggito tormentato della tempesta. Dov’era Ardàn? Perché Bridget non veniva a riportarle i bambini? Al di là della porta aperta della camera, la cucina la fissava con il suo vuoto inerte. Si sdraiò sul letto e cedette ai gemiti e agli urli.

Sul mare mosso il papà, il vecchio Daithi e il giovane Liam remavano per tornare mentre il vento rubava loro le risate dalla gola. Non erano lontani, quasi al bassofondo, quando il papà si sentì strappare il berretto dalla testa e guardando indietro vide la barchetta che apparteneva a Colm, il bell’uomo dagli occhi malvagi che era amato da tutte le donne, persino dalla mamma. Mentre la guardava, quella falce di barca scomparve fra le dita catramose di nubi e pioggia.

Sopra il suono dei suoi respiri spezzati la mamma sentì il cigolio di una porta e il gocciolio dell’acqua sul pavimento.

Le lenzuola grattavano ruvide sul suo corpo umido e inarcato. Ansimò, in attesa dell’ondata successiva, e mentre ne era attraversata, alzando gli occhi, vide davanti a sé una visione azzurra della Madonna. La mamma sapeva nell’anima, benché avesse ignorato la statuetta sulla credenza, che la fredda ceramica si era trasformata in carne e sangue ed era venuta a salvarla.

«Santa», disse la mamma. Era l’unica parola che le veniva in mente per il viso bellissimo e pio sospeso su di lei.

La camera vibrava di ombre proiettate da un’unica lampada tremolante. Da qualche parte, lontano, udì un sussurro: Il tuo bambino morirà.

«Hai sentito?» borbottò la mamma.

Nessuno rispose. Si guardò intorno, ma tutto ciò che vide fu buio e luce che vorticavano l’uno nell’altra. La paura le afferrò la gola e le venne da piangere. Era stato qualcuno del Piccolo Popolo o le parole di Nostro Signore? Sapeva nelle ossa che ciò che aveva sentito era vero.

Delle mani lisce le passarono sulla pancia; sopra di lei spuntarono dei capelli come raggi di luna…

foto presa dal web

Molly Aitken nasce in Scozia nel 1991 e cresce in Irlanda. Il suo romanzo d’esordio, Ritorno all’isola delle donne, ha vinto numerosi premi letterari internazionali. Vive a Sheffield, in Inghilterra.

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Author: Jenny Citino
Jenny Citino è la curatrice del blog letterario "Librichepassione.it" Amante della lettura sin da bambina, alterna questa sua passione con la musica classica, il giardinaggio e la pratica dello Yoga.