Anteprima: “Amore, zucchero e una tazza di caffè” di Julie Caplin

Disponibile dal 31 Ottobre 2022

Dall’autrice del bestseller Un tè con biscotti a Tokyo
Lucy ha l’impressione che la sfortuna la stia perseguitando. Non solo ha perso il lavoro dei sogni in uno dei più begli hotel di Londra, ma l’uomo che amava le ha spezzato il cuore, tradendo in modo irreparabile la sua fiducia. Al momento nessun luogo le sembra abbastanza lontano dai brutti ricordi, e così accetta l’offerta di trasferirsi in Islanda per occuparsi della gestione del Northern Lights Lodge, un delizioso albergo isolato da tutto, perfetto per godersi la magia delle aurore boreali.
Con l’unica compagnia di Alex, il taciturno barista dell’hotel, Lucy si mette d’impegno perché il Northern Lights Lodge cominci ad attrarre turisti in cerca di una romantica meta da sogno. E nonostante abbia messo il cuore sottochiave dopo la recente rottura, dovrà fare in modo che le coppie di innamorati vivano un’emozione indimenticabile durante il loro soggiorno. Lucy ancora non lo sa, ma l’incanto dei cieli stellati islandesi potrebbe essere il segreto per ritrovare la felicità. E, forse, persino il coraggio che le serve per ricominciare ad amare.
Un’autrice da 150.000 copie vendute in Italia
«Una fantastica fuga dalla realtà.»
Phillipa Ashley
«Irresistibile!»
Katie Fforde
«Uno dei migliori romanzi di sempre.»
Sue Moorcroft

Per la vera principessa vichinga, la mia meravigliosa editrice,
Charlotte Ledger, che probabilmente non sarebbe stata un’ottima vichinga;
di certo non sarebbe portata per il saccheggio, perché è troppo gentile, cordiale e generosa.

CAPITOLO 1

«Temo che non si sia aperta alcuna posizione. È tutto rimasto uguale alla settimana scorsa e a quella precedente. Deve capire che è un momento difficile. L’economia non gira nel migliore dei modi. La gente non si sposta più come un tempo». A dirlo era stata una donna con un sorriso ipocrita e fintamente simpatico e un paio di occhi piccoli come quelli di uno squalo, che evitavano di incrociare lo sguardo di Lucy, quasi che l’essere disoccupati fosse contagioso.

Momento difficile? Pronto?! Lucy ne sapeva più di tutti sul fatto che fosse un momento difficile. Avrebbe voluto prendere per il collo l’addetta alla selezione del personale e scuoterla. Invece, si agitò sulla sedia di fronte all’altra donna nell’ufficio luminoso, con i mobili alla moda e lo schermo all’avanguardia a marchio Apple che occupava la maggior parte della scrivania, cercando di apparire serena anziché completamente in preda al panico.

L’altra ragazza stava ora osservando dubbiosa i capelli biondi e spenti di Lucy, che pendevano come una sorta di coda di topo, senza riuscire a nascondere un’espressione di orripilata curiosità.

Lucy deglutì e sentì le immancabili lacrime iniziare a sgorgare. Prova ad acconciare tu una massa di capelli che sono caduti a manciate nell’ultimo mese, pensò. Non osava lavarli più di una volta alla settimana perché vedere lo scarico pieno di ciocche bionde le sembrava ancora più terrificante di tutto ciò che stava succedendo nella sua vita. Le cose vanno piuttosto male se i tuoi stessi capelli iniziano dare forfait.

Lucy sentì che le si arricciavano le labbra. Oddio, da un momento all’altro avrebbe potuto ringhiare come un animale selvatico. Ultimamente era sempre più difficile cercare di comportarsi come un essere umano e in quel momento era ancor più impegnativo, mentre guardava la ragazza dall’altra parte della scrivania con il tailleur aderente rosso ciliegia, il perfetto caschetto lucido e le adorabili unghie in gel color prugna. La personificazione del successo. L’aspetto di una persona che stava facendo strada. Una donna la cui carriera era in ascesa, che di certo non colava a picco più velocemente di una canoa che attraversa le cascate del Niagara.

Con un sospiro, Lucy deglutì a fatica e si costrinse a calmarsi. Negli ultimi venti minuti aveva combattuto la tentazione di afferrare quella piccola Miss Professionalità per il bavero e implorare: “Ci deve essere un lavoro per me da qualche parte”. Era stata costretta a sedersi sulle mani, le spalle tutte contratte, mentre ascoltava la stessa tiritera che aveva sentito negli ultimi dieci uffici di selezione del personale: il mercato era in calo, la gente non assumeva, nessuno aveva ormai un’occupazione a tempo indeterminato. Non c’era davvero bisogno che lo dicessero a Lucy, lei aveva scoperto questa scomoda verità nel modo più duro. Ma, piagnucolò un’insistente voce nella sua testa, stava cercando un lavoro nel settore del turismo; la vocina divenne sempre più stridula e insistente, e aggiunse: ci sono sempre posti di lavoro in questo campo.

«Forse se potesse…». La ragazza cercò di farle un sorriso incoraggiante, che non nascondeva la sua curiosità, «sa… procurarsi qualche referenza più recente».

Lucy scosse la testa, sentendo il familiare pesante groppo della disperazione che minacciava di salirle in gola e soffocarla. La ragazza cercò di sembrare comprensiva, mentre dava un’occhiata furtiva all’orologio. Senza dubbio di lì a poco aveva appuntamento con qualcuno di più facilmente collocabile. Una persona il cui curriculum era pieno di raccomandazioni da parte del suo ultimo capo e che non era stata messa in ridicolo davanti a tutti i suoi colleghi.

«Deve esserci qualcosa». La disperazione trasparì da quelle parole non appena le ebbe pronunciate. «Non mi dispiace fare un passo indietro. Ha visto quanta esperienza ho». Si sentì pronunciare quella frase fatidica, quella che si era ripromessa di non dire, a prescindere da quanto le cose si fossero messe male. «Accetterò di tutto».

La ragazza inarcò il sopracciglio come se volesse che lei esplicitasse quel “di tutto”.

«Be’, quasi tutto», si corresse Lucy, all’improvviso terribilmente consapevole che “di tutto” implicava un’enorme quantità di posizioni lavorative, vacanti o meno, e che quella donna guadagnava in base al numero di persone che “collocava”.

«Mmm… Ci sarebbe qualcosa». Fece un’elegante alzata di spalle. Ora Lucy si pentì anche del “quasi tutto”. A cosa si era detta disponibile? Non conosceva la tizia che aveva davanti. Come poteva fidarsi di lei?

«È… ehm… un grosso passo indietro. Un contratto da temporaneo a permanente. Con un periodo di prova di due mesi. E all’estero».

«Andare all’estero non è un problema», disse Lucy, raddrizzandosi sulla sedia. Una prova di due mesi non era male. Anzi, sarebbe stato meraviglioso. Perché diavolo non ci aveva mai pensato prima? Una fuga totale. Una fuga dalle sghignazzate alle sue spalle da parte degli ex colleghi, dagli sguardi furtivi alla è leidai, hai capito chi, dai sorrisetti alla sappiamo cosa hai fatto e dalle occasionali occhiatacce alla ci avrei scommesso che la facevano sentire decisamente male.

La ragazza si alzò e fece alcuni passi verso un tavolo di faggio alle sue spalle, per rovistare in una piccola pila di fascicoli blu che vi era depositata sopra. Anche da lì Lucy era certa che si trattava di scarti di barile, quei lavori che erano stati assegnati alla categoria “non troveremo mai e poi mai un candidato, quindi accantoniamoli”. Con uno strattone, una cartellina logora venne tirata fuori dal fondo della pila. Lucy sapeva come si sentiva quel povero fascicolo. Trascurato e messo da parte.

«Mmm».

Lucy aspettò, seduta sul bordo della sedia e allungò leggermente il collo per cercare di leggere qualcosa, mentre l’altra ragazza faceva scorrere un’unghia lucida sulla pagina in formato A4. «Mmm. Ok. Mmm».

Lucy strinse le dita, lieta che fossero intrappolate tra le cosce e la sedia.

Con una smorfia malcelata, la ragazza chiuse il fascicolo e la guardò preoccupata. «Be’…». La sua espressione vacillò. «Forse è davvero troppo qualificata per questa proposta. È a…», e proseguì dicendo qualcosa che suonò come uno starnuto.

«Come?»

«Hvolsvöllur», ripeté. Lucy notò che aveva controllato come si pronunciasse.

«Ok», annuì Lucy. «E dove si trova esattamente…». Fece un cenno al file, supponendo che la località in questione si trovasse da qualche parte nell’Europa dell’Est.

«Islanda».

«Islanda!».

«Sì», proseguì frettolosamente l’altra donna. «È un posto con un periodo di prova di due mesi, come le dicevo, in un piccolo hotel a Hvolsvöllur, a un’ora e mezza di macchina da Reykjavik. Inizio immediato. Devo chiamarli e mandare i suoi dati?». Quelle parole vennero pronunciate con un improvviso e inaspettato entusiasmo.

Islanda. Non aveva mai pensato di andarci. Non faceva terribilmente freddo lì? Ed era praticamente sempre buio. Il suo clima ideale era caldo, con mari dalla temperatura tiepida. Un’ora e mezza di macchina da Reykjavik suonava inquietante, ed era solo un altro modo per dire “in mezzo al nulla”. Lucy si mordicchiò il labbro.

«Non parlo la lingua».

«Oh, non deve preoccuparsi di questo. Parlano tutti inglese», spiegò allegramente la ragazza prima di aggiungere: «Naturalmente, potrebbero non volerla… sa». Il suo sorriso si affievolì in segno di silenziosa compassione. «Non voglio alimentare le sue speranze. Ma racconterò loro le buone esperienze precedenti che ha fatto. È il… ehm, le referenze recenti potrebbero essere un problema. C’è un buco».

«Forse potrebbe dire che mi sono presa un anno sabbatico», propose Lucy, frettolosamente.

La ragazza annuì, sforzandosi di sorridere. «Mi lasci andare a fare una telefonata». Si alzò con aria un po’ impacciata. Lucy sospettava che di solito chiamasse dal telefono sulla scrivania, ma che in quel caso volesse un po’ di privacy per cercare di convincere il cliente ad assumere una persona con un buco di tre anni nel curriculum.

Il suo ultimo impiego era stato quello di assistente di direzione dell’hotel di punta di una grande catena di Manchester, con la quale aveva fatto gavetta nei due anni precedenti, fino a quando la suddetta catena non l’aveva licenziata per cattiva condotta. Lucy serrò i denti al ricordo di quella donna senza cuore che la Direzione Generale aveva mandato dal frondoso Surrey per sferrare il colpo di grazia. Naturalmente, non avevano licenziato Chris.

Per un attimo, l’autocommiserazione minacciò di sommergerla. Domanda di lavoro dopo domanda di lavoro, rifiuto dopo rifiuto. Nemmeno un colloquio. Ogni volta che riceveva un altro “no”, la tristezza cresceva, come un’ombra che si allunga nel sole del tramonto.

Julie Caplin è una scrittrice bestseller inglese. È stata finalista nel 2019 al famoso premio della Romantic Novelists’ Association. La Newton Compton ha pubblicato con grande successo Un tè con biscotti a TokyoUn giorno di sole a ParigiAmore, neve e cioccolato, Iniziò tutto un giorno d’estate e Amore, zucchero e una tazza di caffè.

Author: Jenny Citino
Jenny Citino è la curatrice del blog letterario "Librichepassione.it" Amante della lettura sin da bambina, alterna questa sua passione con la musica classica, il giardinaggio e la pratica dello Yoga.