Segnalazione “Non importa dove”

 

 

 

 

 

Tre storie legate tra loro da un filo rosso: la violenza, fisica e psicologica. I racconti si snodano in diverse direzioni e affrontano il tema principale in maniera ogni volta differente, a dimostrazione di come ci si possa trovare invischiati in qualcosa che spesso siamo abituati a leggere nelle pagine di cronaca nera. La storia dei protagonisti di questi racconti non ha niente di eccezionale. Meno male, diremmo: individui come tanti, che amano guardare film sdraiati sul divano oppure mangiare pop corn o immaginare velieri di pirati solcare le pareti della propria camera. Ma potremmo anche dire che purtroppo non ha niente di eccezionale: come capita a tanti, anche loro si ritrovano coinvolti in situazioni da cui si dovrebbe soltanto fuggire. Restandone, tuttavia, intrappolati. A fare la differenza, però, sono i narratori inusuali che rendono la lettura di un argomento difficile da digerire più comprensibile: un cane, un Nokia 3310 e un pupazzo.

 

 

Silvia Vieri è nata nel 1988. Laureata in Psicologia clinica, ha pubblicato sulla rivista online “Discorsivo – Millennial al Potere” alcuni articoli riguardanti la sessuologia. Attualmente lavora come educatrice di comunità per minori e porta avanti gli studi per specializzarsi in Psicoterapia. Non importa dove è il suo primo romanzo.

 

 

 

Come in prima media, primo tema in classe conoscitivo di italiano: “Racconta la tua estate”.

E io non avevo voglia di perdermi nei dettagli di come avevo trascorso i mesi estivi nella casa in campagna con gli zii e i nonni (col senno di poi, quanto tempo in più avrei voluto dedicare a quel tema parlando delle meravigliose polpette della nonna e di quanto, per quanto mi impegni, non riesco a farle ancora così buone. Così impastate d’amore). Optai così di fuorviare il tutto raccontando una storia che mi era stata raccontata durante quell’estate.

Di come Pietro fosse caduto nel pozzo.

E di come lo avessero salvato (chi? Non lo ricordo. Ma era una storia che all’epoca mi affascinava).

Voto: 6.

Ottima sintassi, ironia spiccata, linguaggio fluido.

Totalmente fuori tema, però.

Ero già una ribelle.

Ci provo eh, ci provo sempre. Non ci riesco quasi mai.

Do la colpa al fatto di essere nata sotto il segno dell’Acquario: “Non sono io, è che mi disegnano così”. O alla genetica: “Anche il nonno lasciava sempre un dito di latte nella tazza, senza berlo mai. Che colpa posso averne io?”.

E un po’ di colpa tratta anche questo racconto. Di senso di colpa, per l’esattezza.

Di sentirsi inadeguata, di sentirsi sbagliata, di meritarsi qualcosa che nessuno dovrebbe meritare: una violenza mascherata da storia d’amore.

Basterebbe aprire la pagina di un giornale. O accendere la televisione. Un discorso che ormai è diventato di ascolto comune: se ne parla tanto, si fa sempre troppo poco.

Quindi perché non provare – attraverso un racconto breve – a raccontare cosa accade a una ragazza che vive una personale storia d’amore che, piano piano, si tramuta in una prigione di lividi e parole infelici?

Perché non farle adottare un cane, Dodo, unico baluardo di realtà in un vortice di dolore e consapevolezza che quella che sta vivendo non è ciò che vuole e merita?

Una denuncia, la paura, l’aiuto psicologico e, infine, una rinascita.

Perché amo i vissero per sempre felici e contenti.

E perché non fare raccontare tutta la storia dal cane?

Ecco.

Perché non lo leggerebbe nessuno, direte voi.

Un racconto breve, sulla violenza in un rapporto, dove poi lei si innamora di un altro e per lo più raccontato da un cane.

Gioia, il 6 in prima media è stata una gentilezza. Così lo sai.

Ho deciso, quindi, di dare a questo “primogenito” due fratelli (che sto scrivendo) sullo stesso filone, in modo da poter mostrare come può essere percepito il malessere di un rapporto nell’età adulta, nell’adolescenza e nell’infanzia.

Nella mia utopica idea il ricavato (se mai ci sarà un ricavato) vorrei donarlo a un’associazione anti violenza sulle donne.

E nel mio mondo immaginario divento finalmente una scrittrice affermata, dove vivo felice in una casetta circondata da glicine e plumbago con il mio gatto, Cippi, che dorme tranquillo accanto alla mia scrivania mentre invento storie e dialoghi.

Già che ci siamo, vorrei inserire anche in questo sogno il metabolismo veloce. Punta alla luna, no? Mal che vada finisci tra le stelle! 

Che è quello che sto provando a fare (maldestramente) da un po’ di tempo: ho 36 anni, un passato da ostetrica, uno da pasticcera e un presente da psicologa specializzanda in psicoanalisi. Un lavoro da educatrice di comunità per adolescenti con problemi di abuso di sostanze e una passione per la scrittura che mi ha spinto ad aprire una pagina sui social che conta quasi quindicimila “followers” che giornalmente leggono le mie storie. (Il gatto che non sapeva miagolare).

Forse perché non hanno di meglio da fare.

O forse perché la mia proiezione felina – Cippi – è obiettivamente adorabile e uno non può fare a meno di affezionarcisi. 

 

 

Author: Jenny Citino
Jenny Citino è la curatrice del blog letterario "Librichepassione.it" Amante della lettura sin da bambina, alterna questa sua passione con la musica classica, il giardinaggio e la pratica dello Yoga.