“Nelle settimane successive, i lividi in faccia passarono dal grigio scuro, al violetto, al giallo.
Non smisi di scrivere, solo che divenni molto più cauta. Compone o le mie poesie in segreto e le imparavo a memoria. Quindi le strappa o in strisce sottili che poi riducevo in coriandoli. Di notte, quando tutti dormivano, salivo sul tetto e tiravo nel vicolo manciate di poesie a brandelli. Ma quelle buone (o le poche che consideravo tali a quei tempi) le piegavo in piccoli quadrati che nascondevo sotto il materasso. “
” Una casa vuota
Una casa cupa
Una casa serrata all’assalto della giovinezza
Una casa buia e i sogni di sole
Una casa di solitudine dubbi carte e solitari
Una casa di tende mobili libri e ritratti.”
(da Venerdì) Forugh Farrokhzad