Intervista all’autrice Elena Magnani

foto presa dal web

Elena Magnani

è nata a Genova ma vive da anni in alta Garfagnana. Lavora come copywriter e, come imprenditrice digitale, è la creatrice di scrittorifelici.me
Dopo aver pubblicato dei romanzi di genere con alcuni piccoli editori, La segnatrice è il suo primo romanzo letterario.


Un romanzo ambientato nel 1944, durante l’ultima fase della Seconda Guerra Mondiale. Mentre gli Alleati avanzano verso il nord Italia, i partigiani lottano disperatamente contro le rappresaglie tedesche. Al centro della storia c’è Anna, una giovane donna dal carattere forte e dagli occhi vivaci, che si unisce alla resistenza infiltrandosi come spia nel comando tedesco di Piazza al Serchio. Anna non è solo una combattente: è anche una Segnatrice, depositaria di un’antica pratica tramandata da sua zia, capace di guarire corpi e anime attraverso gesti e preghiere. Tra amore proibito e la lotta per la sopravvivenza, Anna dovrà affrontare scelte difficili.


Qualche anno fa mi sono trasferita nella casa dei genitori di mio marito e in soffitta scovai una vecchia sveglia militare tedesca. Così seppi che era stata ritrovata nella casa dei nonni che durante la guerra fu requisita dai tedeschi per farne un comando. Da quel ritrovamento ho iniziato a cercare informazioni su ciò che era accaduto in quel periodo, sull’occupazione tedesca e sulla Resistenza, su come la popolazione aveva vissuto quel difficile periodo. Il romanzo è il risultato di quelle ricerche.

Il personaggio di Anna è nato dalla mia volontà di creare una figura complessa e sfaccettata, capace di incarnare sia il potere della tradizione che la forza di una donna che affronta le sfide della guerra. La sua duplice identità di segnatrice e spia riflette un equilibrio tra mondi opposti: da un lato c’è il legame con la segnatura, un’antica pratica di guarigione e protezione che rappresenta la vita, la cura e il radicamento nella propria terra; dall’altro c’è il suo coinvolgimento nelle azioni clandestine, tipiche di un ruolo da spia, che la mette in una posizione di rischio e confronto con le forze oscure del conflitto. Anna non è una semplice eroina, ma una giovane donna che si trova costretta a fare scelte difficili, spesso in contrasto tra loro, in un mondo in cui i confini tra giusto e sbagliato, bene e male, si confondono. Anna rappresenta la forza nascosta di molte donne durante la guerra: invisibili ma essenziali, capaci di usare la loro resilienza e il loro sapere per influenzare le sorti di chi le circonda.

L’elemento di questa pratica è stato centrale nella costruzione del romanzo, non solo per il fascino che esercita come tradizione antica, ma anche per il suo ruolo simbolico nella storia di Anna. Ho voluto integrare la segnatura in modo che fosse parte integrante della vita quotidiana della protagonista e della comunità, facendola emergere come un sapere antico che viene tramandato e custodito. La segnatura non è solo un atto di guarigione fisica, ma anche un gesto di cura e protezione, un modo per ristabilire l’equilibrio nel caos della guerra.

La sfida principale nel rappresentarla è stata proprio quella di evitare che venisse percepita come una superstizione o una credenza priva di fondamento. Volevo che i lettori comprendessero il valore profondo della segnatura, non come un atto magico, ma come un gesto di amore e altruismo. La segnatura, nella mia visione, rappresenta il bene che una persona cerca di fare per un’altra, il tentativo di usare il proprio dono per proteggere e curare chi le sta accanto. Il suo potere risiede nella connessione umana e nella fiducia reciproca, più che in qualcosa di magico e inspiegabile.

Questa esperienza mi ha insegnato che, quando senti una storia dentro di te, devi seguirla con determinazione, anche se gli altri non la comprendono. Scrivere questo romanzo mi ha fatto capire che la scrittura, proprio come la segnatura, è un atto di resilienza e dedizione, che si rafforza attraverso le sfide. Ho scoperto quanto sia importante ascoltare la propria voce interiore e non lasciarsi abbattere dai giudizi esterni. È stata una lezione preziosa che mi ha accompagnato fino alla pubblicazione del romanzo e che continua a portare con me nel mio percorso di scrittrice. Riguardo alla mia scrittura, ho imparato che la prima stesura crea il manoscritto, ma è con la riscrittura che una storia diventa un libro.

Con Anna, volevo esplorare come una persona comune potesse trovarsi in situazioni di conflitto morale, divisa tra il desiderio di proteggere i propri cari, seguire il proprio cuore e rimanere fedele ai propri valori. Anna ha un dono, quello della segnatura, che utilizza per guarire e fare del bene, ma è tentata di usarlo anche per scopi diversi. Questo rappresenta il dilemma che molti affrontano: come mantenere la propria integrità in un mondo che spesso spinge a compromessi? La segnatura diventa simbolo di questo potere di fare il bene, ma anche della responsabilità che ne deriva.

Il romanzo vuole comunicare che, anche nelle situazioni più drammatiche come la guerra, ogni piccola scelta ha un peso, e anche le persone comuni possono fare la differenza.

Grazie!

Grazie a te per queste bellissime domande.


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Author: Jenny Citino
Jenny Citino è la responsabile editoriale della rivista on-line "Librichepassione.it" Amante della lettura sin da bambina, alterna questa sua passione con la musica classica, il giardinaggio e la pratica dello Yoga.