“L’analfabeta” racconto autobiografico
Autrice: Agota Kristof
traduzione di: Letizia Bolzani
Casa Editrice: Casagrande
data di pubblicazione: 27 gennaio 2005
pagine: 51
RECENSIONE
“Leggo. è come una malattia. Leggo tutto ciò che mi capita sottomano, sotto gli occhi: giornali, libri di testo, manifesti, pezzi di carta trovati per strada, ricette di cucina, libri per bambini. Tutto ciò che è a caratteri di stampa”
“L’analfabeta” di Agota Kristof è un’opera autobiografica concisa ma potentemente evocativa, che in appena undici capitoli dipinge frammenti significativi della vita della scrittrice ungherese. Il titolo, apparentemente contraddittorio per un’autrice, si riferisce alla sua personale esperienza di alienazione linguistica. Costretta a fuggire dall’Ungheria durante l’invasione russa, Kristof si ritrova in Svizzera, priva della sua lingua madre e, di conseguenza, della sua identità culturale.
“Ho lasciato in Ungheria il mio diario della scrittura segreta, e anche le mie prime poesie. Ho lasciato là i miei fratelli, i mei genitori, senza avvisarli, senza dir loro addio, o arrivederci. Ma soprattutto, quel giorno, quel giorno di fine novembre 1956, ho perso definitivamente la mia appartenenza a un popolo.”
Il racconto segue il percorso di Kristof mentre affronta enormi sfide, tra cui la povertà e l’esilio, ma è la perdita della lingua a costituire la privazione più dolorosa. La sua lotta per comunicare e la tenacia con cui affronta l’apprendimento del francese, una lingua che inizialmente percepisce come ostile, rappresentano il cuore pulsante del libro. Questa lotta linguistica è metafora della sua battaglia interiore: una ricerca di appartenenza e di riconciliazione con la sua nuova identità.
” “Sono tornata analfabeta. Io, che sapevo già leggere a quattro anni”
L’ autrice descrive il francese come una “lingua nemica,” che lentamente erode il suo legame con l’ungherese, acutizzando il suo senso di estraneità. Tuttavia, è proprio attraverso la padronanza di questa lingua che riesce a trasformare il suo isolamento in una forza creativa, diventando una scrittrice affermata. Questo viaggio linguistico e personale non è solo una vittoria contro l’analfabetismo, ma anche un inno alla resilienza e alla capacità di adattamento dell’essere umano.
“Questa lingua, il francese, non l’ho scelta io. Mi è stata imposta dal caso, dalle circostanze. So che non riuscirò mai a scrivere come scrivono gli scrittori francesi di nascita. Ma scriverò come meglio potrò. E’ una sfida. La sfida di un’ alfabeta.”
Il libro è pervaso da un senso di malinconia e nostalgia per un passato perduto, ma è anche una celebrazione della resilienza umana e della capacità di reinventarsi. L’ autrice ci offre una testimonianza toccante del potere della scrittura e della lingua come mezzi di sopravvivenza e come veicoli di identità.
Agota Kristof ci regala un’opera che, pur nella sua brevità, lascia un segno profondo e invita alla riflessione sulla complessità dell’esilio e sulla forza della parola scritta.
Per approfondire meglio questo breve racconto, vi consiglio di leggere “Trilogia della città di K,” per una comprensione più completa della sua visione del mondo.