Segnalazione: “Vento maestro” di Ilaria Fulle

Eventi della vita come raffiche di maestrale che, impetuose e imprevedibili ci sollevano, ci fanno vorticare per poi abbandonarci altrove. A volte si cade in acque placide su cui galleggiare, altre in precipizi senza fondo. Sette racconti in cui i personaggi intraprendono un inesorabile percorso di ricerca di se stessi, in una catarsi senza tempo né età.

Scaletta e descrizione sintetica dei racconti:

Cordiali saluti: di condomini, di vizi e di insospettabili virtù

Cuore di sasso: di amicizie inattese, di vite ai margini e di eredità per l’anima  

Tsunami: di insperate complicità tra donne, di ribellione e di riscatto

Effetto Evelyne: di reclusioni, di fiori e di altruismo

Scacco al Re: di famiglie, di Santi e di eroi

Io, Artemisia: di pregiudizi, di coraggio e di colori

L’inverno rubato: di oblio, di figli e di tempeste rivelatrici

Alla mia amica Momo, che ha cavalcato il vento

Tutti i cambiamenti, anche i più attesi, hanno la loro malinconia,
perché ciò che lasciano dietro di noi è parte di noi stessi,
dobbiamo morire in una vita prima di poter entrare in un’altra.
Anatole France

Cordiali saluti


Accosto la porta con lentezza calcolata per prolungare il cigolio dei cardini, fino allo scatto secco della serratura. Rumori
prevedibili, familiari, come l’odore un po’ stantio che aleggia nel vecchio ascensore: dopobarba muschiato e moquette umida di pioggia, una scia di sigaro del dottor Giuliano, addolcita dal profumo al mughetto di sua moglie, lo stesso da quarant’anni e, nota di fondo, una traccia della cera d’api con cui la portinaia ogni lunedì mattina lustra la radica. Accolto dalla navicella che, obbediente, mi depositerà davanti al mio appartamento, riempio i polmoni di quell’aria rassicurante, un rigenerante preludio di casa, prima di essere scosso da un ributtante sentore di cane bagnato che mi colpisce più di uno schiaffo.
“Sarà salito uno dei nuovi” brontolo astioso “con il suo orrendo meticcio, puzzolente di cimice già con il sole, figuriamoci
con questo tempaccio.”
Ancora avvelenato dall’immagine del quadrupede a pelo lungo e del suo sgualcito padrone, approdo al mio piano, dove
mi precipito ad afferrare una bomboletta di deodorante per ambienti, che ho nascosto nel portaombrelli di fianco allo zerbino per annullare quello scempio di fetore.
Brandendo lo spray annuso il beneficio immediato, non sufficiente però a distrarmi dal proposito di prendere carta e
penna.

Gentile amministratore,
ci siamo forse scordati il divieto di tenere animali domestici?
Potrei anche tollerare la moda di abitare con le bestie, pur
trovandola igienicamente ripugnante, ma dover subire i disagi
che tale altrui stranezza comporta è inaccettabile. La sollecito
quindi a rispolverare il mai desueto regolamento, o quantomeno
a far rispettare le aree comuni proibendo che i cani vi transitino,
contaminandole con peli, parassiti e ammorbanti miasmi.
Cordiali saluti,

Ing. Osvaldo Pautasso

Il civico 22 di Piazza Solferino è il mio rifugio. Ci vivo da quando, prossimo alle nozze, ho acquistato il trilocale del terzo
piano. Per me, cresciuto in una famiglia povera, con mio padre che faceva il doppio turno per pagarmi l’università e mia madre che sgobbava come domestica a ore, quella distinta costruzione di inizio secolo, ristrutturata da un noto architetto, rappresentava un motivo di grande appagamento. Erano gli anni 70, il lavoro non mancava, la carriera era rapida e il mio stipendio cospicuo, tanto che non avevo avuto difficoltà a estinguere anticipatamente il mutuo. Anche grazie al benessere economico, la vita scivolava senza preoccupazioni seguendo una quotidianità ben oliata: mia moglie ad aspettare le venti in punto, ora in cui, lasciato il Politecnico, varcavo felice il portone. Felicità che esplodeva nel segreto del mio cuore, il fine settimana e durante le feste comandate, a tavola, davanti all’orgoglio che quel mio mondo suscitava nei miei genitori.
Per interi decenni, persino la gestione condominiale aveva funzionato senza intoppi e discussioni, dato che a decidere per tutti eravamo in tre o quattro. Di recente, invece, la situazione è cambiata perché degli originari inquilini e degli antichi consiglieri qualcuno è morto, altri si sono trasferiti altrove o sono finiti in qualche RSA e noi “padri fondatori”, siamo isolati e oppressi dagli ultimi arrivati, un gruppo di gentaglia giovane e arrogante che ha reso la nostra reggia uno schifo. Io però non mi faccio calpestare e se pensano di zittirmi con le loro astruse disposizioni, le battutine ironiche o gli sguardi di sufficienza, si sbagliano, perché il sottoscritto, Osvaldo Pautasso, insieme alla signora Audisio, ai Ferretti e ovviamente ai cari Giuliano, cioè i superstiti dell’antica signorile generazione, mi opporrò a qualsiasi proposta di quei dilettanti, che odio. Non si tratta di un sentimento eccessivo o ingiustificato né della fissazione di un anziano arteriosclerotico,
perché quei prepotenti non fanno nulla per farsi accettare: oltre ad averci scalzato delle nostre cariche, hanno pure
votato in maggioranza per destituire Valletta, il fidato amministratore, accusandolo di avere sottratto migliaia di euro
dal conto corrente comune, dicono, mentendo, per giocarli a poker, lasciando inevase le bollette, cestinando i solleciti e
facendoci rischiare il taglio di luce e gas.
Comunque, il poveretto è stato costretto ad abbandonare l’incarico per andare a morire, qualche mese dopo, in un
incidente automobilistico, come cerca di venderla, pensando sia un imbecille incapace di verificarne la veridicità, la setta
di cospiratori, ma, io sono sicuro, di crepacuore. Così adesso mi tocca confrontarmi con il nuovo, tale Alberto Bove, ragioniere, un giovanotto dalla faccia poco sveglia, i pantaloni troppo corti e i capelli troppo lunghi, che invece di preoccuparsi delle questioni davvero importanti, si trastulla dividendo le spese per millesimi.

Ilaria Fulle, medico chirurgo, nata a Pavia nel 1964, vive a Torino, dove lavora e cerca di far funzionare la sua numerosa famiglia. Da sempre appassionata lettrice, ha esordito nella scrittura a novembre 2019 con un racconto: Io, Artemisia, contenuto in La violenza è una vecchia storia, AA.VV. Intrecci Edizioni. Per lo stesso editore, ha scritto il romanzo Stella acuta notturna., thriller psicologico che parla di violenza sulle donne, Effetto Evelyne, un racconto presente nel volume Racconti dall’appartamento e il più recente L’inverno rubato, contenuto nella raccolta Alfabeto dei ricordi. Attualmente, sta lavorando a un nuovo romanzo.

Author: Jenny Citino
Jenny Citino è la curatrice del blog letterario "Librichepassione.it" Amante della lettura sin da bambina, alterna questa sua passione con la musica classica, il giardinaggio e la pratica dello Yoga.