“Pietra dolce”
Autrice: Valeria Tron
Casa Editrice: Salani
data di pubblicazione: 28 Maggio 2024
pagine: 440
RECENSIONE
“Ferite e rinascite: la forza della natura e dell’amore in Pietra Dolce”
“Il solo fatto di respirare, non significa esistere. Bisogna che qualcuno ti riconosca, ti dia un posto, un nome. Abbiamo bisogno degli altri per esistere. Lisse ha ancora bisogno di noi.”
Valeria Tron torna a incantarci con il suo nuovo romanzo, Pietra Dolce, edito da Salani, che segue il successo de L’equilibrio delle lucciole.
Pietra dolce è un romanzo che ci immerge nel cuore della Val Germanasca, una terra dove la natura regna sovrana e impone le sue leggi con forza e silenziosa austerità. La storia si apre con un evento catastrofico: il crollo in una miniera di talco che scuote la comunità locale, lasciando dietro di sé dolore e disperazione. Tra i superstiti c’è Lisse, un giovane minatore, la sua esistenza, segnata da una serie di sciagure e da una sensazione di invisibilità, lo conduce a rifugiarsi in una baracca a Paraut, isolandosi dal mondo e dagli affetti che una volta lo avevano circondato. Tuttavia, l’amore e l’amicizia che ha sempre ricevuto dalla sua gente non lo abbandonano.
“… l’ autunno è una poesia dolcissima tra quello che è vecchio e quello che arriverà. Le foglie che hanno fatto il loro tempo fanno spazio a quelle che nasceranno, consegnandosi alla terra. E’ un gran cadere, quello della foglia, pieno di passione e speranza. Perciò sono dipinte di rosso, arancio e sembrano più belle: sono innamorate. Lo sanno bene loro che l’amore è una promessa per chi verrà dopo.”
L’ autrice dipinge un quadro vibrante di amicizia e solidarietà, dove i legami umani diventano l’unica ancora di salvezza. Giosuè Frillobèc, zoppicante sulle parole ma non sui sentimenti, Mina, la figura materna che ha cresciuto Lisse, Lumière, il gigante profetico, e Tedesc, il vecchio liutaio poliglotta, sono i protagonisti di un piano per riportare Lisse alla vita, per restituirgli la speranza e l’idea di un futuro ancora possibile.
” C’ era una matassa da dipanare che gli opprimeva il respiro e aveva a che fare con metà della sua storia. Si sentiva monco di un’ala, da sempre. Come potesse, il vecchio, restituirgli quell’ala mancante, era ancora un mistero.”
L’arrivo di Alma, una donna che ha attraversato l’oceano dall’Argentina con una chitarra in spalla, introduce un nuovo elemento nella storia. Con il suo canto delle Ande, Alma porta un soffio di speranza e un sogno gentile che invita tutti a coltivare la bellezza anche nel dolore.
“<<L’ amore è un terremoto qui>>. E gli posa una mano sul petto. <<Perchè quando ti innamori, è proprio la felicità dell’altro che ti ingrossa il cuore e lo fa tremare.>>
Pietra Dolce è un romanzo che celebra la natura e l’amicizia come forze primordiali, capaci di trasformare la sofferenza in resilienza e la solitudine in connessione.
Un romanzo che parla di resistenza, di speranza, e della forza inarrestabile dei legami umani.
Valeria , con la sua scrittura evocativa e sensoriale, ci conduce attraverso un viaggio che non è solo fisico, tra i paesaggi aspri e incantevoli della Val Germanasca, ma soprattutto emotivo.
“In fondo, questo sanno fare i libri: liberare qualcosa, qualsiasi cosa, e poi infilarla nell’inchiostro per chi arriverà.”
Una storia che ci invita a ritrovare la bellezza anche nelle cose più semplici e quotidiane.
Un libro che lascia un segno profondo, come i solchi scavati nel talco, e che ci spinge a guardare oltre la superficie delle cose, verso ciò che realmente conta, capace di far riflettere e di emozionare.
Conclusa la lettura, sentirete la mancanza di ogni aspetto di questa storia: la natura, i personaggi, ma soprattutto l’essenza di amicizia, maternità e amore che permea ogni pagina del libro.
“Il canto è l’arcolaio dei ricordi, restituisce una trama soggettiva di tanti fili intimi, a volte difficili da confessare. Consegnare i canti significa dipanare. In ognuna di queste donne c’è un serbatoio di storie, compresse dal peso degli anni. Non bisogna avere fretta per certe partiture: si rivelano spogliandosi a strati, finchè si rimane disarmati e senza voce. <<La musica senza storie è un fienile vuoto>>.