“Ogni cosa alla sua stagione”
Autore: Enzo Bianchi
Casa Editrice: Einaudi
Genere: saggio
data di pubblicazione: 1 gennaio 2015
pagine: 135
TRAMA
“Ora che avverto quotidianamente l’incedere della vecchiaia, la memoria mi riporta sovente ai luoghi in cui ho vissuto…” dice Enzo Bianchi che parte con cuore, testa e memoria, alla ricerca di tutti i luoghi che hanno suscitato in lui affetti e sentimenti, dove ha trascorso l’infanzia o che ha raggiunto viaggiando. E noi partiamo con lui. Quelli che visitiamo sono angoli di mondo ma anche luoghi della vita e dell’anima. Sono il Monferrato con le sue colline, i “bric”, il paese con la sua comunità, le usanze, i proverbi, l’esistenza grama, la fatica e i momenti di forte e gratuita solidarietà. Sono la cella del monaco, un luogo da dove osservare il mondo, dove diventare consapevoli delle gioie e delle sofferenze e dove prendono forma le parole con cui narrare qualcosa della vita. Un luogo in cui si ripropone sovente la domanda: che ne è di noi? Perché questo viaggio, naturalmente, è anche un viaggio nel tempo, un viaggio nella vita che scorre, nei giorni di un uomo e in quelli delle stagioni. Sono i giorni del focolare, passati a tavola conversando insieme ai famigliari e all’ospite, gustando il cibo preparato con cura e bevendo il vino che celebra e festeggia. Ma sono anche le vacanze di Natale, quando i bambini aspettavano la festa preparando il presepe e la sera della vigilia il grande ceppo, elsùc ‘d Nadàl, ardeva nel camino. Sono tutti giorni che attraversano il tempo e fanno parte del nostro vivere: alcuni ci fanno soffrire, altri ci rallegrano e ancora ci stupiscono.
RECENSIONE
“Come accade a ogni monaco, anch’io ho conosciuto la cella come luogo di reclusione e di prigione ma poi, perseverando, l’ho scoperta come luogo in cui poco alla volta si impara ad abitare se stessi in verià, intenti alla propria unificazione interiore.”
“Ogni cosa alla sua stagione” di Enzo Bianchi, edito da Einaudi, è un saggio breve, ma denso di significato, che invita il lettore a immergersi in un mondo fatto di racconti autobiografici e riflessioni esistenziali. Il libro, pur nella sua apparente semplicità, si distingue per la capacità di evocare ricordi e immagini che, velate da una sottile nostalgia, trasmettono una profonda serenità e saggezza.
“Chi vuole tutto a suo modo vive da solo.”
Il saggio è composto da una serie di aneddoti che rievocano momenti di vita vissuta, piccoli episodi quotidiani e frammenti di esperienze personali. Attraverso una scrittura intima , Bianchi esplora tematiche che spaziano dal trascorrere del tempo alla consapevolezza del proprio essere, senza mai perdere di vista la dimensione spirituale che permea ogni racconto.
“… la tavola è il luogo attorno al quale si consuma un rito proprio, fra tutti gli animali, solo all’essere umano: quello di mangiare insieme e non in competizione con i propri simili. E, mangiando , parlare insieme: la tavola è il luogo privilegiato per la parola scambiata, per il dialogo: si comunica attraverso il cibo che si mangia e attraverso le parole che si scambiano. “
L’autore ci guida in una riflessione sul senso della vita, su ciò che davvero conta e su come il tempo, le stagioni della nostra esistenza, ci modellano. Un libro che invita a meditare sulle proprie esperienze, rivedendo attraverso le parole di Bianchi la propria storia personale, come in uno specchio in cui rivedere le proprie gioie, dolori e aspirazioni.
“A volte l’inverno diventa una metafora della nostra vita: una stagione che sembra non finire mai, ora nebbiosa, ora uggiosa, privata della speranza di un nuovo slancio, a volte addirittura prossima alla morte. Sì, l’ inverno può essere anche dentro di noi e talora riusciamo a dirlo a noi stessi e agli altri. E’ uno svelamento benefico perchè non dobbiamo vergognarci di soffrire: la sofferenza infatti ha una dignità, merita di essere raccontata e comunicata a chi può capire la verità di una persona.”
Ciò che emerge con forza da questo saggio è l’invito a riscoprire la bellezza delle cose semplici, l’importanza della consapevolezza del presente e della nostra fragilità umana. La nostalgia che pervade i racconti non è malinconica, ma piuttosto un dolce abbandono al flusso naturale della vita, un richiamo all’accettazione e alla gratitudine per ogni stagione dell’esistenza.
“Vivere, infatti è duro, e occorre imparare a vivere come si impara un mestiere. Occorre soprattutto esercitare la <<pazienza>>, accettare la fatica come il prezzo di tutto ciò che si acquisisce in umanità, non aver paura di vivere l’amore anche quando presenta la faccia del sacrificio per l’altro… Sì, per amore ci si può sempre curvare, sapendo che comunque la vita ci curva e che ognuno se ne va portando con sè un segreto: come ha potuto trovare senso nella propria esistenza.”
“Ogni cosa alla sua stagione” è un libro che si legge in poco tempo, ma che resta a lungo nella mente e nel cuore.
Un libro che, pur nella sua brevità, offre al lettore molti spunti di riflessione sulla vita, sulla morte, e sulla ricerca di un senso più grande nella nostra quotidianità.
Un libro profondo che durante la sua lettura mi ha regalato momenti intensi…
Una lettura che consiglio a chi sta attraversando un momento difficile e ha voglia di riscoprire i valori della nostra esistenza…
“… quando si è vecchi viene naturale riflettere sul proprio passato, perchè quello pesa più del futuro che è poco e del presente che fugge, ma proprio i ricordi sono la grande ricchezza dei vecchi.”