
“La donna che non invecchiava più”
Autore: Grégoire Delacourt
Traduzione di: Tania Spagnoli
Casa Editrice: Dea Planeta
data di pubblicazione: 13 novembre 2018
pagine: 201
TRAMA
Ci sono quelle che non invecchiano mai perché se ne sono andate troppo presto. Ci sono quelle che invecchiano senza patemi, perché sono troppo impegnate a godersi la vita. Ci sono quelle disposte a tutto pur di apparire più belle, più magre, più sexy, pur di negare l’ineluttabile e restare aggrappate a ciò che il tempo si ostina a volerci strappare. E poi c’è Betty. Betty che, misteriosamente, smette di invecchiare appena compiuti i trent’anni – la stessa età della madre al tempo della sua tragica e prematura scomparsa. Sul volto di Betty gli anni scorrono innocui e trasparenti come acqua. Sarà forse lo sguardo intenso e innamorato di suo marito a tenere lontane le rughe? A scongiurare gli effetti dei giorni che inesorabili scivolano tra le dita? Man mano che la sua anomalia si fa più evidente, la vita un tempo tranquilla di Betty comincia a vacillare. Perché un volto senza età è un volto senza storia, senza ricordi, senza passioni. Uno specchio vuoto in cui, presto o tardi, gli altri cessano di riconoscersi.
RECENSIONE

“Sono anche contenta che le cose non durino, sai, che si concludano , perchè in tale conclusione risiede ciò che ci uccide, ma anche ciò che ci libera.”
Un romanzo toccante sulla bellezza del tempo e il coraggio di accettarne il passaggio.
Ho deciso di leggere La donna che non invecchiava più dopo aver frequentato un corso di biblioterapia, dove questo romanzo è spesso consigliato per la sua forza simbolica e il suo messaggio profondo. La curiosità ha avuto la meglio, e devo dire che ne è valsa la pena.
La protagonista e narratrice, Martine Rousseau, ci accompagna nel racconto della sua vita, fin dalla nascita. Ogni anno è narrato con precisione quasi clinica: altezza, peso, circonferenza cranica, aneddoti familiari e riferimenti culturali che collocano con nitidezza la storia nel tempo. È una struttura narrativa ordinata e affascinante, che ci permette di osservare come Martine – come ognuno di noi – sia il risultato del tempo e delle sue esperienze.
All’inizio, la sua vita sembra quella di una bambina come tante, amata da due genitori giovani e pieni di sogni, un trauma nell’infanzia cambia tutto: Martine smette di vivere il tempo come un flusso naturale, e comincia a percepirlo come qualcosa da temere, da combattere, da congelare.
” Mamma adorava fotografarmi, diceva sempre che la bellezza non dura, che prima o poi vola via, come un uccellino dalla gabbia, che è importante serbarne il ricordo; esserle riconoscente per averci scelto.”
Il vero punto di svolta arriva quando, a trent’anni, accetta per gioco di farsi fotografare da Fabrice, un artista che immortala i volti anno dopo anno per documentare il passaggio del tempo. Da quel momento, Martine smette di invecchiare. Esteriormente resta sempre la stessa. Ma è proprio questa “benedizione” che si rivela lentamente una prigione: non invecchiare significa anche non evolvere, non lasciarsi attraversare dalla vita.
Con delicatezza e profondità, l’autore ci conduce in una riflessione potente sull’identità, sulla bellezza, sull’accettazione della fragilità umana. Martine crede di aver perso qualcosa, ma sarà proprio quel qualcosa a insegnarle il valore delle emozioni, del dolore e del cambiamento.
” Invecchiare è doloroso e atroce. (…)
Provai pena per lei.
La chirurgia estetica era una droga, una speranza senza fine, dopo il viso le labbra le palpebre, dopo le palpebre il seno la pancia, dopo la pancia le ginocchia, e il tempo passa e si ricomincia a cancellare il tempo, ti vedi sempre più giovane e bella, sempre più perfetta, mentre negli altri susciti solo pietà.”
Un inno alla vita nella sua interezza, ci ricorda che le rughe raccontano storie, che il tempo è parte di noi, e che ogni fase della vita ha una sua bellezza unica.
Un romanzo consigliato non solo a chi teme l’invecchiamento, ma a chiunque senta il bisogno di riconciliarsi con il proprio passato e riscoprire il valore del presente.
Consigliato a chi ama le storie intime, introspettive, e cerca nei libri uno specchio per l’anima.
“La maggior parte delle donne, sognano di restare giovani, ma è una sfortuna, mi creda.”