Recensione “Il vento è un impostore”


Si può costruire un’intera vita su una bugia? Yefim lo ha fatto. E lo rifarebbe mille volte, perché della sua vita non cambierebbe nulla. Ha una moglie che lo tiene ancora per mano. Dei figli orgogliosi delle loro radici. Dei nipoti che credono che il nonno sia un eroe, perché tornato dalla guerra. Eppure, Yefim si domanda cosa farebbero i suoi famigliari se sapessero del segreto che nasconde da anni. Un segreto celato in una valigia che ora, all’insaputa di tutti, Yefim sta bruciando perché non ne rimanga traccia. Nessuno deve conoscere la storia del giovane, pieno di sogni e speranze, costretto a indossare un’uniforme e combattere i nazisti. Nessuno deve sapere del filo spinato, della fame, del freddo. Soprattutto, nessuno deve sapere del giorno in cui ha dovuto compiere una scelta impossibile: fingere di non essere ebreo per sopravvivere. Quel giorno terribile in cui ha iniziato la sua esistenza controvento, rinnegando sé stesso. Una condizione da cui è scappato con un’altra bugia, pur di tornare a casa. Ma, adesso, è proprio in casa sua che questi segreti stanno per essere riportati alla luce. Yefim avverte nell’aria lo stesso odore di tempesta dei cieli solcati dagli aerei. Ma la storia non può essere cancellata dalle fiamme. Perché quei periodi bui devono essere raccontati, anche quando è difficile. Soltanto così i sommersi non saranno solo polvere portata dal vento. Un romanzo ispirato a una storia vera, che interroga il lettore su cosa voglia dire essere un «salvato», come spiegava Primo Levi. Un libro che racconta un aspetto poco noto della tragedia della Seconda guerra mondiale. In quel passato, ci sono le domande e le risposte che oggi, forse più che mai, non vanno dimenticate.


“Il vento è un impostore”, edito da Garzanti e scritto da Sasha Vasilyuk, è un potente romanzo storico che intreccia una vicenda personale e familiare a una delle più grandi tragedie della Storia: la Seconda Guerra Mondiale. Ispirato alla vita del nonno dell’autrice e a documenti realmente ritrovati, il libro porta alla luce una vicenda di segreti, bugie e sopravvivenza, sollevando domande fondamentali sull’identità, il sacrificio e la memoria.

Il protagonista, Efim Schulman, è visto dalla sua famiglia come un veterano di guerra che ha sopportato l’orrore del conflitto. Con poche parole sul suo passato e una mutilazione visibile alla mano, Efim incarna il sacrificio e la resistenza di chi ha vissuto la guerra. Tuttavia, il ritrovamento di una lettera indirizzata al KGB, molti anni dopo, solleva dubbi e sospetti: cosa ha nascosto davvero per tutto quel tempo?

La narrazione si dipana tra i ricordi di Efim, tracciando il suo viaggio attraverso l’orrore della guerra, dove è costretto a reinventarsi continuamente per sopravvivere. Per sfuggire alla deportazione nazista e agli orrori del campo di concentramento, Efim rinnega la sua identità ebraica, cambia nome e assume falsi ruoli per confondersi tra le linee nemiche. Nel suo incessante tentativo di nascondere le proprie origini, svolge qualsiasi tipo di lavoro, adattandosi alle circostanze e cercando di sfuggire a un destino tragico.

Ma, la vita di Efim è volubile, mutevole, ingannevole. Il tema dell’identità, e di quanto essa possa essere modellata dalle circostanze, è centrale nel romanzo. Efim non è solo un sopravvissuto fisico alla guerra, ma un uomo che ha dovuto mentire a sé stesso e agli altri per resistere. Ogni nuova persona incontrata, ogni relazione costruita, è basata su omissioni e mezze verità. Eppure, nel caos della sua vita, ci sono amicizie che lo segnano profondamente, rapporti che, nonostante la guerra, rimangono solidi e autentici.

L’autrice, con una scrittura profonda , esplora il costo umano della sopravvivenza e il peso dei segreti. Efim è l’antitesi dell’eroe tradizionale: le sue scelte non sono sempre nobili o legali, ma dettate dalla necessità di sopravvivere in un mondo spietato. Questo aspetto rende il personaggio complesso, umano e dolorosamente realistico.

L’ autrice, attraverso il suo romanzo, ci pone davanti a una riflessione amara: quanto è possibile sacrificare della propria verità per sopravvivere? E quali sono le conseguenze, per sé e per gli altri, nel nascondere chi si è veramente? Le menzogne di Efim si accumulano nel corso degli anni, ma il passato non può essere del tutto cancellato.

“Il vento è un impostore” non è solo un romanzo storico, ma una profonda meditazione sulla fragilità dell’identità e sulla lotta per la sopravvivenza.

Una narrazione che si muove abilmente tra ricostruzione storica e introspezione psicologica, sollevando domande sul senso della verità e dell’identità. Una storia che merita di essere letta, soprattutto per l’attualità delle sue riflessioni sulla memoria e sul passato che non si può cancellare.
La scrittura intensa di Vasilyuk riesce a rendere la tragedia della guerra e il dramma umano di Efim vivi e pulsanti.

La Seconda Guerra Mondiale è un argomento che mi appassiona e incuriosisce, come chi mi segue avrà ormai capito. Ogni libro letto aggiunge un tassello ai fatti storici realmente accaduti, e questo è davvero importante, perché, a mio parere, è fondamentale conoscere il passato per evitare di ripetere gli stessi errori in futuro. Tuttavia, sembra che la malvagità umana non abbia mai fine. La storia di Efim ha arricchito il mio bagaglio di conoscenze, offrendomi un altro punto di vista, visto da una diversa prospettiva.

Si può condannare un uomo per aver scelto di sopravvivere nell’inferno?


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Author: Jenny Citino
Jenny Citino è la responsabile editoriale della rivista on-line "Librichepassione.it" Amante della lettura sin da bambina, alterna questa sua passione con la musica classica, il giardinaggio e la pratica dello Yoga.