Intervista a Giulia Baldelli

foto presa dal web

Giulia Baldelli è nata a Fano, nelle Marche, nel 1979. Dal 1998 si è trasferita a Bologna dove si è laureata in Chimica e tecnologie farmaceutiche. Vive con il marito e i loro tre figli. Per Guanda ha scritto anche il romanzo L’estate che resta.


Adriano, un ragazzo di diciassette anni, vive con il peso di una tragedia familiare che ha segnato profondamente la sua vita. Sua sorella maggiore, Betta, che lo ha protetto e guidato come una madre in assenza di genitori affidabili, una notte si sdraia sui binari di un treno e muore. Questo evento catastrofico lascia Adriano immerso in un doloroso risentimento.

Con una famiglia spezzata e una vita quotidiana che sembra procedere inesorabilmente, Adriano si ritrova solo con il suo dolore e le sue domande irrisolte. Perché Betta non gli ha lasciato nemmeno una parola d’addio? Chi è il vero responsabile di tutto questo?

La sua ricerca di risposte lo conduce verso un incontro inaspettato con una donna che lo aiuta a trovare la forza per guarire il suo cuore ferito.


Ciao Giulia, benvenuta sul mio blog alla rubrica “Due chiacchiere con lo scrittore”. È un piacere averti con noi oggi per parlare del tuo romanzo “Le parole che mi hai lasciato” edito da Guanda.

Prima di tutto, potresti raccontarci come è nata l’idea di questo libro?

È nata in un momento intimamente per me cupo. Pensavo a quali speranze devono agganciarsi i giovani in questo clima di antichi spettri, presenti guerre e futuri aridi di sabbia ? Ed è venuto a trovarmi nei pensieri Adriano…

Adriano è un personaggio molto complesso e toccante. Come hai lavorato sulla sua caratterizzazione e quali sono state le sfide principali nel raccontare la sua storia?

All’inizio ho rifiutato questo personaggio, questo ragazzo di 17 anni, misogino, ferito e diseducato. mi conduceva verso pensieri e linguaggi distanti da me, poi ho accettato la sfida di accoglierlo e lui mi ha portato sua sorella, Betta, una macchia rosso fuoco nella narrazione

La figura di Betta è centrale nella vita di Adriano, anche dopo la sua morte. Qual è stato il tuo approccio nel costruire il personaggio di Betta e il suo impatto su Adriano?

Il personaggio di Betta si è costruito sempre con la mediazione di Adriano, io narrante vorticoso e predominante. Betta in vita è la sua guida, la chiave di lettura del mondo, in un certo senso è la voce Adriano. Persa lei, il protagonista è costretto a un’ immersione nell’universo femminile. Impreparato rischia di annegare ma un incontro con un’altra donna, un’altra storia di sofferenza lo spingera’ ad imparare a respirare

Il romanzo tocca temi delicati come il lutto, l’abbandono e la ricerca di se stessi. Come hai affrontato la scrittura di questi temi così intensi?

Seguendo la scrittura stessa, senza limiti, senza voler modellare la voce sofferente e insofferente di Adriano. Ho anche studiato romanzi con prime persone giovani, narrazioni a flusso, come è appunto il pensiero delle ragazze e dei ragazzi

C’è un messaggio particolare che speri che i lettori colgano da “Le parole che mi hai lasciato”?

Che anche nei momenti di grande dolore è possibile accedere a una migliore versione di se stessi. Nel caso di Adriano, significa trovare un se’ capace di comprendere cosa vuol dire veramente essere fratello di una sorella, lasciar spazio al dolore altrui per comprendere meglio il proprio.

Grazie mille, Giulia, per aver condiviso con noi il tuo processo creativo e i temi profondi del tuo romanzo. È stato un vero piacere parlare con te. Ti auguro tutto il meglio per il tuo romanzo



Author: Jenny Citino
Jenny Citino è la curatrice del blog letterario "Librichepassione.it" Amante della lettura sin da bambina, alterna questa sua passione con la musica classica, il giardinaggio e la pratica dello Yoga.